Magazine Famiglia
Nella società contemporanea la famiglia, in cui i vecchi ruoli sono stati ormai superati, ma al tempo stesso non sono ancora stati sostituiti dai nuovi, si rischia di cadere nel malessere, soprattutto per le generazioni di adolescenti e giovani, che risultano maggiormente inclini a quello che viene definito come "disagio giovanile".
Parlando in termini pedagogici, con l’espressione "disagio giovanile" si vuole definire in modo generico, un area di malessere che investe la realtà giovanile, e che era in precedenza definita anche come "disadattamento" o "devianza". Ci si riferisce a una condizione legata soprattutto alle percezioni soggettive di malessere, che sono scaturite: dalle difficoltà familiari, dalle relazione scolastiche, oppure sono riscontrate all'interno del più generale malessere esistenziale legato al processo di costruzione dell’identità personale.
Le scienze pedagogiche e sociali, che si occupano della famiglia, ci propongono una riflessione sulla possibilità di sviluppare un progetto di "prevenzione" del disagio giovanile.
La prevenzione è definita come atto, di agire in anticipo su un evento, o di impedire un fenomeno prima che questo si manifesti. E' considerato prevenzione del disagio giovanile, tutte le azioni che concorrono a ridurre l‘insorgenza di malessere e di devianze. Il fine della prevenzione altro non è che il tentativo di modificare alcune variabili nei singoli individui o nei gruppi, al fine di favorire l'incontro e la condivisione. In questo modo si va a costruire un equilibrio stabile e funzionale, ma anche un mantenimento della qualità della vita.
Quando si parla di applicare il concetto di prevenzione del disagio giovanile, legato a tematiche tipiche dell'età adolescenziale, nelle quali non è possibile individuare chiaramente un fattore unico di origine del disagio su cui intervenire, c’è un rischio molto alto di stigmatizzare anticipatamente individui già fragili. Optare per interventi di prevenzione in maniera invasiva o normativa il disagio giovanile potrebbe significare andare a bloccare il processo di crescita di un ragazzo di cui la crisi adolescenziale è sia l'elemento costitutivo che il motore. Quindi risulta maggiormente necessaria una prevenzione che accompagni il giovane senza che ci sia una specifica proposta di valori, e ruoli già definiti, ma facendo in modo che sia il giovane stesso ad affrontare i problemi per il significato specifico che assumono a seconda della persona vista nella sua unicità, con una modalità transizionale,mediatrice, cioè che operi con il mutamento del giovane in sintonia con il suo mondo interno.
La necessità di cercare una strategia per la prevenzione del disagio giovanile negli adolescenti e nei giovanissimi, è stata letta da me, in qualità di Educatore professionale e Formatore nelle organizzazioni sociali complesse, che presento una riflessione all'interno dei miei due saggi brevi che potete trovare e scaricare ai seguenti link:
- Conflitto tra genitori e figli, la crisi del dialogo nella famiglia contemporanea;
- Crisi del dialogo in famiglia e disagio giovanile.
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