Accade a Rimini, in Romagna, terra a quanto pare ricca non solo di ombrelloni e discoteche.
A Falconara Marittima, che non è in Romagna ma da Rimini dista solo una novantina di chilometri, nel 2007 ci fu uno sversamento in mare di 9mila litri di olio combustibile semilavorato con alto tenore di zolfo fuoriusciti dalla raffineria Api.
Questo e altri disastri, come quello accaduto nel 2010 nel fiume Lambro in provincia di Monza e Brianza, colpirono a tal punto Gabriele Palmieri da indurlo a studiare un possibile rimedio.
Quarant'anni, due lauree - la prima in Controllo e valutazione ambientale, la seconda in Scienze ambientali - e un lavoro in azienda che adesso non c'è più a causa della crisi.
Così Gabriele, che ha sempre lavorato come dipendente presso imprese attive nel settore delle bonifiche ambientali, decide di mettersi in proprio aprendo una società.
Il team di Samis. Da sinistra: A. Arceci, G. Palmieri, J. Palmieri
Il progetto denominato Samis (Sistema Automatico Messa in Sicurezza) che ha fatto vincere lui e il suo team - il fratello Jacopo, 21 anni, diploma in Chimica e studente di Economia, e Alessandro Arceci, anche lui laureato in Scienze ambientali - consiste in una particolare tecnologia che non solo rileva la fuoriuscita di idrocarburi ma riesce anche a bloccarla recuperando le sostanze disperse.
"Si tratta di un sistema automatico sviluppato in più configurazioni - spiega - Funziona non solo per gli idrocarburi ma anche per altre sostanze pseudo-solubili che hanno una densità differente. Può essere installato in diverse località, come un porto-canale o un fiume. Quindi la configurazione deve tener conto di queste due variabili: tipo di sostanza e sito di installazione".
Prima di partecipare al bando "Nuove idee nuove imprese" Gabriele aveva depositato il brevetto sia a livello italiano che europeo. Il premio, ricevuto un mese fa, di 12.000 euro serve appena a coprire le spese sostenute per garantirsi la proprietà intellettuale.
Il team quindi è alla ricerca di nuovi fondi, che permettano di realizzare il progetto.
"Sei mesi prima di partecipare a questo bando avevo provato a inserirmi nell'incubatore del Politecnico di Torino - racconta lo startupper - La cosa però non è andata in porto, forse perché non essendo ancora completato l'iter della brevettazione non mi fidavo a raccontare i dettagli del progetto, insomma ero un po' abbottonato...".
Gabriele Palmieri non si può definire un ambientalista alla Greenpeace, "per carità li ammiro, ma non mi sento di fare quello che fanno loro".
Di una cosa però è certo, che "bisogna agire, altrimenti tra non molto la specie umana divorerà l'ambiente in cui vive".
E come dargli torto?
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