La prima notizia è che, al contrario delle mie aspettative, Disconnect non è il film dell’anno. La seconda è che questa pellicola parla di tutti noi. La terza è che la storia ci lascia con un grande insegnamento, ma non voglio svelarvi troppo in questa piccola premessa. Procediamo come (D)io comando, quindi prima il trailer, poi la trama e poi la mia attesissimeinvece recensione.
Disconnect racconta tre storie, tutte e tre unite da un filo sottile che è internet. C’è il ragazzo ventenne, Kyle (Max Thieriot) che si guadagna da vivere facendo il camboy e che viene convinto da una giornalista a raccontare la sua storia; c’è la famiglia con un adolescente, Ben (Jonah Bobo) vittima di cyberbullismo; c’è la coppia in crisi (Alexander Skarsgård e Paula Patton) a cui viene clonata la carta di credito. Tre vicende, apparentemente indipendenti tra loro che però viaggiano e si intrecciano tutte sul filo del www. (Questa frase poteva benissimo essere presa da un servizio di Studio Aperto). Silvia Vada vieni a spicciarmi casa.
Partiamo dai pregi: il film affronta temi molto attuali in modo relativamente efficace. Fare un film che parli delle relazioni che si sviluppano su internet non è facile, anche perché il rischio è che lo spettatore debba passare tutto il tempo a leggere la trascrizione delle conversazioni delle chat tra i protagonisti. Tuttavia, sarà che sono malato di web, ma in molte delle dinamiche descritte, mi ci sono ritrovato molto. E sì, ovviamente mi sto riferendo al ragazzo che si esibisce in webcam (come se me lo potessi permettere).
Alla fine però quel che ne esce è un ibrido: ci si trova di fronte a una pellicola che non è un thriller, non è un film drammatico, è qualcosa che sta nel mezzo e che non si riesce a definire. E questo non è necessariamente un difetto, ma spiazza.
Il film fa riflettere su come l’avvento di internet abbia modificato le relazioni tra le persone e soprattutto ci lascia un grande insegnamento: quando volete fare una selfie un po’ “speciale” da inviare ai vostri amici “speciali”, mai e ripeto mai fotografare la faccia assieme al resto del corpo.
CHIPS e CHEAP: La cosa più CHIPS è l’intuizione alla base del film, che per altro ha bruciato completamente l’idea che avevo avuto per scrivere il mio primo bestseller. L’aspetto più CHEAP è che manca quel qualcosa in più che mi faccia urlare al capolavoro, cosa che faccio più o meno 2-3 volte al giorno.
Livello di SHAZAMMABILITÀ: medio-alto. Anche solo per Sail degli Awolnation.
Livello di BONAGGINE DEL CAST: altissima. Alexander Skarsgård irriconoscibile e orrendo, ma compensano Max Thieriot e Andrea Riseborough.
Quanto dura / quanto sarebbe dovuto durare: 115 minuti / 115 minuti. Forse sto iniziando ad accettare il fatto che un film possa durare più di 90 minuti.
Mi devo fermare dopo i titoli di coda per vedere la SCENA NASCOSTA o posso andare direttamente a casa? No. Niente finale a sorpresa dell’esibizione in webcam.
GIUDIZIO COMPLESSIVO: tre Anne Praderio su cinque.
Il post Disconnect: regole per farsi le selfie “speciali”, scritto da Signor Ponza, appartiene al blog Così è (se vi pare).