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Discorso d’insediamento del Presidente della Repubblica Italiana 4

Creato il 19 marzo 2016 da Marvigar4

Discorso d’insediamento del Presidente della Repubblica Italiana Antonio Segni

Venerdì 11 maggio 1962

Onorevoli senatori, onorevoli deputati! Sento tutta la solennità e l’impegno del giuramento che ho prestato.

Mentre vi parlo, ho davanti a me il popolo italiano con le sue ansie e le sue speranze, coloro che vivono ed operano nei confini della patria e quanti al di là dei monti e dei mari serbano nel loro cuore gelosamente l’immagine della nostra terra.

Questo popolo, signori, voi rappresentate nella sovranità del Parlamento, garanzia e presidio insostituibile di libertà e di giustizia.

Ho giurato fedeltà alla Costituzione repubblicana, che ci è sacra non solo perché espressione della volontà popolare, ma perché suggellata dal sacrificio e dalla sofferenza di quanti nel primo e nel secondo Risorgimento combatterono e morirono per ridare all’Italia libertà, indipendenza e giustizia. (vivissimi applausi).

Il giuramento che ho prestato mi impegna, nel più intimo e profondo della mia coscienza, in un compito che chiede l’assunzione di gravi responsabilità e doveri per interpretare i supremi interessi di tutta la comunità italiana e per difenderne i valori essenziali: la libertà, la pace, l’unità, il continuo ordinato progresso verso una sempre maggiore giustizia ed un più elevato benessere spirituale e materiale: compito che mi sgomenta e per adempiere il quale spero nella solidarietà e nel conforto del popolo italiano e di voi che lo rappresentate.

Mi sarà di sprone e di guida l’esempio dei miei predecessori, sotto la presidenza dei quali l’Italia ha percorso un cammino fecondo e decisivo per la sua storia.

Mi inchino riverente alla memoria del primo Presidente, Enrico De Nicola, che per due anni guidò le sorti della Repubblica, sorta dal referendum del 2 giugno 1946, e che, col suo spirito di giurista acuto e di uomo che sentiva profondamente l’impegno del suo difficile compito, contribuì efficacemente a creare la prima ossatura giuridica del nuovo ordine istituzionale. Egli resta esempio luminoso di saggezza, di dedizione piena e di imparzialità assoluta nel servizio della suprema magistratura dello Stato.

A Luigi Einaudi. che gli successe, va il pensiero commosso di voi tutti e di me che ebbi l’onore di essergli collega nel Governo e nell’università. Egli ha ricoperto la più elevata magistratura della Repubblica con saggezza e correttezza, bene meritando della nostra patria, in un settennio che vide completata la ricostruzione della nazione, avviata verso nuove e più alte fortune.

A Lui si rivolge il nostro ricordo reverente e consapevole del suo insegnamento e del suo esempio.

Ed infine il ricordo dal mio immediato predecessore, Giovanni Gronchi, al quale mi è particolarmente caro rivolgere da questo seggio un commosso, deferente saluto.

Durante la presidenza di Giovanni Gronchi l’Italia attinse ancor maggiori conquiste nel campo della giustizia e del progresso economico.

Ed e in questi sette anni fecondi che si sono delineate alcune tendenze essenziali del mondo moderno che imprimono anche alla storia del popolo italiano un impulso ed un indirizzo nuovi.

Da un lato la vita internazionale si estrinseca in nuove forme sovranazionali, che la Costituzione italiana ha preveduto con intuito lucido e preciso. Dall’altro le forme di solidarietà sociale all’interno assumono importanza sempre crescente e aspetti nuovi.

L’Italia ha dato e, a mio avviso. continuerà a dare la sua opera efficace al proseguimento di una unità europea effettiva, sviluppando i germi essenziali di una comunità politica che sono contenti nei trattati di Roma.

Questa unità fondamentale dell’’Europa fu intuizione ed aspirazione di uno dei più grandi spiriti del nostro Risorgimento, Giuseppe Mazzini; in tempi più recenti dettero inizio a tradurla in realtà due grandi scomparsi, Aloide De Gasperi e Carlo Sforza. A queste grandi figure di italiani e di europei vanno il mio commosso ricordo ed il mio reverente omaggio.

E in questa direzione che si svolge la storia e progredisce l’umanità: i nuovi legami che si stanno per contrarre in Europa significheranno il superamento definitivo di antichi, sterili antagonismi e un concreto efficace contributo alla pace, aspirazione suprema di tutti i popoli, e alla libertà.

A questa nuovo organizzazione dell’Europa tendono i tempi nuovi; per essa anche io ho lavorato con fede, a fini di progresso e di pace: ed io auspico che alla sua realizzazione si diriga l’impegno del Governo, del Parlamento e di tutto il popolo italiano.

L’unità dell’Europa ha infatti una sua vigorosa capacità di espansione proprio perché animata da una volontà sempre più accentuata di superare le divisioni ed i contrasti attraverso i sistemi della libera discussione prima, e dei liberi accordi poi.

Questa comunità potrà anche più efficacemente adempiere un altro dovere del nostro tempo che impegna particolarmente le nazioni più progredite: prestare il necessario aiuto alle nuove nazioni che assurgono a libertà, e ciò al solo scopo di consolidare, insieme con l’indipendenza, il progresso materiale e spirituale.

Onorevoli membri del Parlamento!

La pace è suprema aspirazione del nostro popolo. Esso chiede che noi la difendiamo e la garantiamo ogni giorno, insieme con la sua indipendenza e la sua libertà. Sono questi i beni insostituibili, per i quali il popolo italiano ha tanto tenacemente combattuto nel corso secolare della sua storia, fino ai nostri giorni.

Dalla aspirazione alla pace e dall’impegno di garantire la libertà dei singoli e dei popoli scaturì nel 1949 la Comunità atlantica: una comunità di popoli il cui vincolo e la cui forza, più ancora che dai trattati che la istituiscono, sono dati dalla comune fede nella libertà, nella pace e nel progresso dei popoli.

L’Italia vi aderì allora, vi è rimasta fedele negli anni trascorsi; ad essa sarà costantemente fedele.

In questa prospettiva di feconda collaborazione internazionale lo solidarietà sociale tende ad espandersi assumendo forme sempre più nuove e ricercando risultati di giustizia sempre più alta e sicura.

La sicurezza sociale e il diritto al lavoro e all’istruzione si rendono sempre più concreti, in modo da perseguire effettivamente l’uguaglianza dei punti di partenza per i singoli cittadini.

Le riforme, fin qui realizzate e che si dovranno realizzare nella Repubblica italiana, hanno non solo lo scopo di aumentare il benessere materiale e di diminuire le distanze sociali, ma altresì quello di rinsaldare nel cuore di ogni italiano l’affetto per la democrazia e la libertà.

Il popolo italiano, vivendo in un territorio scarsamente dotato di risorse naturali, ha però una grande ricchezza: l’intelligenza ed il lavoro degli italiani.

Il pensiero mio si rivolge al grande e laborioso popolo italiano che è risorto da tante rovine materiali e morali, con l’aiuto dei popoli che sono stati, e resteranno, suoi amici, ma soprattutto per virtù e valore propri.

E ricorre altresì agli italiani che dovunque nel mondo con il loro lavoro e il loro ingegno hanno arricchito le civiltà, hanno contribuito al progresso, rendendo santo 0 rispettato il nome della nostra Italia.

E omaggio reverente e commosso rende il nostro spirito agli italiani che – nelle Forze armate e nella Resistenza – hanno combattuto, sofferto, sono caduti perché liberta e indipendenza fossero assicurate alla patria. (Vivissimi applausi).

Ho la certezza che ogni governo della Repubblica italiana avrà cura che questo patrimonio di sacrificio, di lavoro, di virtù, di storia, di volontà di progresso del popolo italiano non sia mortificato e disperso, ma sia appieno valorizzato come forza determinante delle sviluppo politico e sociale della nazione, in ossequio ai precetti della Costituzione che vuole assicurare ai cittadini italiani giustizia sociale sempre più alta e diffusa, libertà e pace sempre più sicure.

Onorevoli Senatori e onorevoli deputati!

Mi scuserete queste riflessioni tratte dalla mia esperienza.

Non a me spetta determinare gli indirizzi politici nella vita dello Stato, prerogativa questa del Governo della Repubblica e massimamente di questo libero Parlamento, in cui le rappresentanze costituzionali delle forze politiche del paese, con il democratico formarsi delle maggioranze e con l’indispensabile collaborazione critica delle minoranze, operano, nel rispetto delle libertà di tutti, le scelte più appropriate al bene comune.

Ma a me, quale Capo dello Stato, incombe, nell’esercizio delle mie funzioni, il dovere di tutelare l’osservanza della Costituzione e di operare affinché sia garantita, nella forma e nello spirito dell’attività dello Stato, l’unità civile e morale della nazione italiana, una e indivisibile.

Incombe a me il dovere, cioè, di vegliare sulla continuità ed unità di questa nostra Repubblica che è uno Stato di diritto, dotato di leggi giuste ed uguali per tutti.

Perciò ogni autorità trova il suo fondamento ed il suo limite nella legge ed ogni cittadino in questa legge ha il presidio e la garanzia della sua dignità e della sua libertà.

Nell’adempimento di questo dovere, salvaguarderò la sovranità del popolo italiano, della quale voi, onorevoli signori del Parlamento, siete l’espressione suprema.

Ma ogni opera di governo, seppur provvida, sarebbe vana ove non fosse accolta da ogni cittadino come opera di giustizia. E perché ciò sia, è necessario che, al di là del doveroso rispetto della legge, al di là delle legittime preferenze politiche, l’attività di coloro che sono preposti ai pubblici poteri trovi il suo fondamento nelle grandi virtù civili: la sanità del costume pubblico e privato, lo spirito di morale fortezza e il senso di equanime giustizia.

Considerando quelli che sono gli organi supremi dello Stato ed i miei doveri verso di essi, mi sia consentito rivolgermi alla Corte costituzionale e alla magistratura che assicurano la liberta dei cittadini.

Tutto l’ordinamento della nostra Repubblica è rivolto ad assicurare l’indipendenza della magistratura italiana, vigile cura e guida della quale è il principio della sovranità della legge.

E il mio pensiero va ai cittadini della Repubblica che nelle Forze armate, con alto senso dal dovere e profondo spirito di sacrificio, garantiscono a tutti noi la tutela dei beni supremi della libertà, della indipendenza e della pace.

Onorevoli membri del Parlamento italiano!

Mi sia ora consentita una ultima espressione: quella del profondo mio rimpianto di lasciare quest’aula, dove nell’Assemblea Costituente e sin dall’inizio del Parlamento della Repubblica ho servito quelli cha sono gli ideali di tutta la mia vita: democrazia. libertà, giustizia e ordinato progresso.

È nella libera discussione, ispirata ai supremi interessi della intera comunità italiana, che sta il fulcro della nostra democrazia.

Che Iddio onnipotente vi aiuti nel continuare questa opera che nei sedici anni passati è stata così proficua per la libertà e la grandezza della nostra patria! Che Iddio aiuti anche me, nel compito che mi appresto ad assolvere al servizio del popolo italiano (L’Assemblea si leva in piedi e applaude vivissimamente e a lungo – Si associa all’applauso il pubblico delle tribune).


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