Non riesco a concepire che un giovane di soli 28 anni, il co-pilota dell’Airbus della Germanwings Andreas Lubitz, decida di togliersi volontariamente la vita trascinando con sé nel disastro altre 150 persone, tra le quali numerosi ragazzi e bambini. È assurdo che ai checkpoint aeroportuali si facciano controlli minuziosi ai passeggeri e non si provveda invece a sottoporre i piloti a visite periodiche per verificarne la sanità non solo fisica ma anche psichica. Non è possibile che una persona che parlava normalmente con il collega mentre ambedue erano in cabina di pilotaggio impazzisca di colpo decidendo di suicidarsi e compiendo nel contempo una strage: qualche avvisaglia doveva esserci stata indubbiamente, uno stato di esaurimento, una depressione, qualsiasi cosa che non doveva sfuggire ad una visita accurata. Ed a forza di pensare a probabili attentati terroristici, ci sfuggono davanti agli occhi le situazioni più ovvie.
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