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Disinformatori seriali.

Creato il 11 luglio 2011 da Loffio
Slave to the machine

professionisti dell'informazione

Leggo oggi che Paola Binetti, simpatica vecchietta che crede in cose che non esistono, tipo Dio, l’infallibilità del Papa o il collegamento tra omosessualità e pedofilia, vorrebbe vietare la commercializzazione ai minori di un videogioco che si chiama Euthanasia, reo di istigare la violenza nelle giovani menti.

Più incuriosito dal sentir parlare di un gioco che non conosco che dalla solita volonta censoria del politico bacchettone di turno, continuo la lettura.

E scopro che la Binetti avrebbe espresso questo concetto in un dibattito con Klaus Davi, sedicente comunicatore, giornalista e PR, che le avrebbe chiesto un parere sul gioco.

E a quel punto mi incazzo, perché questo è l’equivalente giornalistico di un cesso chimico che trabocca merda.

Punto primo: andare a chiedere alla Binetti cosa ne pensa di un gioco che si chiama EUTHANASIA è come chiedere ad una persona qualunque cosa ne pensa dei leghisti o chiedere a un adolescente cosa ne pensa di un compito a sorpresa il lunedì mattina, cosa pretendi che ti risponda? Questo non è fare informazione è fare il troll.

Punto secondo: perché parlare di videogiochi con la Binetti? E’ il prototipo della vecchina che passa le sue giornate guardando i talk show pomeridiani di Rai 1, tanto vale parlare di scacchi con un delfino.

Punto terzo:  Il lancio d’agenzia esordisce con questa frase senza senso:” Sarà presto distribuito nei principali negozi di videogiochi in una versione Dvd particolarmente cruenta e, mentre una sua edition pc è già disponibile on line” che è il classico esempio di approssimazione da due soldi che spunta fuori puntualmente quando si parla di videogiochi. Che cazzo sarebbe una “edition pc”? Casomai una pc edition , ma perché un gioco disponibile per Pc online dovrebbe essere diverso da un gioco distribuito su Dvd? Lo sanno queste persone che Pc moderni hanno il lettore DVD? Mah.

Punto quarto: Basta fare una ricerca su internet (bastano cinque minuti del vostro tempo di stagisti sottopagati), per scoprire che Euthanasia non è un gioco come lo intende la maggior parte della gente. Non lo potete trovare nei negozi, e se fosse commercializzato, al massimo lo trovereste nel cestone delle offerte a 5 euro. E’ un titolo totalmente amatoriale, semisconosciuto, creato da una persona sola, uscito nel 2010 di cui pochissimi hanno sentito parlare. L’unica cosa vera è che il suo creatore lo ha attualmente ritirato per uscire cn una versione riveduta e corretta, che FORSE diventerà un gioco  vero e proprio che MOLTO DIFFICILMENTE vedrà la luce sugli scaffali italiani. Stiamo parlando di un gioco di nicchia, creato da una persona sola e venduto su un mercato in declino, quello dei giochi in scatola per PC.

Per farvi un esempio più terra terra, sarebbe come sostenere che un gruppo di protesta su facebook possa in qualche modo far cadere il governo. La Binetti può star tranquilla, i giovani sono troppo impegnati con giochi anche più violenti che vendono milioni di copie da anni, e non è certo colpa loro se è aumentata l’aggressività giovanile.

Badate bene, non sto discutendo la qualità del gioco, che tra l’altro mi era totalmente sconosciuto fino ad oggi (e non è che io recensisco le sagre di paese, ma diciamo che è stata una mia mancanza), e se riescono a vendere 100 copie in italia possono già considerarlo un successo, a meno che qualcuno non giochi sporco e faccia delle pubblicità  ingannevole, e qui arrivamo al…

Punto quinto: Vogliamo parlare un attimo di Klaus Davi? Uno che di mestiere si inventa gli scoop?  Che è stato deferito dall’associazione di categoria di cui faceva parte per questa cosa, e dalla quale è scappato per evitare ulteriori indagini? E’ un disinformatore seriale, che da anni sguazza nel triste sistema italiano come un maiale nel fango e che riesce nonostante tutto a tenere la testa fuori dalla melma, propinandoci il suo sorriso finto e il suo capello impomatato.
Perché questa persona gode ancora di credibilità e visibilità? Perché lavora ancora? Perché non è ancora stato seppellito sotto una provvidenziale montagna di merda?
Non voglio dire che è stato pagato dai creatori di Euthanasia per inventarsi lo scoop, ma di certo a pensar male non farei peccato, visto il personaggio e vista la tendenza di certi PR a pompare giochi mediocri con la facile arma della polemica moralista.

Quello che avete appena letto non è lo sfogo di un giocatore che si lamenta quando toccano la sua passione, è la triste considerazione di una persona che ama scrivere, e cerca di farlo con un minimo di serietà, che si parli di videogiochi o di politica. Perché questa vicenda la dice lunga su molte cose, e contiene tutti i segni di ciò che non funziona in questo settore.

Disinformazione, opportunismo, scarsa professionalità (da entrambe le parti, anche da chi ha riportato l’articolo) e voglia di polemizzare, piuttosto che discutere. Gli ingredienti ci sono tutti, servitevi pure.

Il mio invito a questo punto va alla signora Binetti, e a chiunque voglia discutere di videogiochi e informazione in maniera seria. Probabilmente questo mi appello non vi arriverà mai, ma è  un settore troppo complesso e in evoluzione per lasciare la parola a loschi figuri e anziane signore. Se volete un parere che non sia qualunquismo da due soldi io sono qua, non devo vendervi niente, ma posso evitarvi una ricca figura di merda.


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