Quando ho iniziato a comprare da solo i miei fumetti, la mia scelta è caduta su Paperino Mese [1] , alcuni anni più tardi diventato semplicemente Paperino. All’epoca Disney Italia era l’editore unico dei fumetti disneyani in Italia; aveva rilevato la licenza appartenuta a Mondadori nel 1988, a partire dal Topolino #1702, passaggio lanciato in televisione con una serie di pubblicità che colpivano nel profondo l’immaginario dei giovani lettori.
L’ingresso diretto della Disney come editore di fumetti sul territorio italiano costituì un’anomalia sin da subito, anche se in fondo l’Italia nel campo del fumetto disneyano è stata da sempre una sorta di eccezione: storicamente la nostra fu la prima nazione al mondo a dedicare una rivista a Mickey Mouse grazie alla toscana Nerbini, inizialmente senza nemmeno avere un accordo commerciale con la casa madre. Dopo circa tre anni alla Nerbini subentrò la Mondadori e di fatto iniziò l’era dei Disney italiani. Questa gestione portò il nostro paese a essere uno dei massimi produttori di storie disneyane al mondo e quando subentrò Disney Italia il primato non solo si mantenne, ma venne consolidato, di fatto mettendo la Disney stessa in “concorrenza” con il suo più importante licenziatario in Europa, la scandinava Egmont. Credo che questa situazione di relativa stabilità editoriale in questi ultimi 25 anni abbia permesso di evitare l’alternarsi di editori che le testate disneyane d’oltreoceano hanno subito, fino alla chiusura probabilmente definitiva di titoli storici e al trasferimento della distribuzione quasi esclusivamente in digitale.
L’attualità si è invece fatta strada in questi giorni, dopo mesi di anticipazioni e voci di corridoio: l’italiana Panini è il nuovo licenziatario dei fumetti disneyani nel nostro paese, 25 anni dopo la Mondadori, correggendo quindi quella anomalia tutta italiana di cui scrivevo qualche riga fa: l’Italia è stata l’unico paese negli ultimi 25 anni dove la Disney ha pubblicato in “prima persona” i fumetti legati ai suoi personaggi, cosa successa solo negli Stati Uniti e per un breve periodo (o saltuariamente in Spagna, dove, stando ai dati, si tentò un esperimento simile all’Italia, o in Germania). [2]
Il contratto, stando alle prime voci, prevede una collaborazione di 6 anni; in una nota della stessa Disney, distribuita da varie redazioni giornalistiche, tra cui Il Sole 24 Ore, l’azienda statunitense sembra voler tranquillizzare tutti i lettori affezionati a Topolino e alle altre pubblicazioni disneyane, affermando di mantenere il controllo sui contenuti degli albi e specificando:
Disney rimarrà comunque fortemente coinvolta in tutti i prodotti editoriali oggetto dell’accordo, al fine di garantire il patrimonio e l’alta qualità di storie e fumetti che hanno accompagnato e divertito intere generazioni di italiani
La stessa Panini è per molti motivi una garanzia: è infatti l’editore italiano dei fumetti Marvel, una delle società acquisite dalla Disney nell’ultimo decennio. Questo ha evidentemente contribuito ad avvicinare le due aziende che, al di là dei comunicati o degli accordi siglati, stanno probabilmente iniziando un percorso editoriale che si spera diventi molto più ampio nei prossimi anni. La Panini, infatti, è nel campo dell’editoria a fumetti l’azienda italiana di maggior successo al mondo, potendo gestire le licenze Marvel praticamente in tutta Europa, assieme ad altre importanti licenze come DC Comics (Italia esclusa) e per la distribuzione all’estero dei fumetti Bonelli.
Si potrebbe però dare anche una lettura pessimistica dell’accordo e della durata limitata (è circa un quarto della gestione Disney Italia e un decimo di quella Mondadori): l’obiettivo potrebbe essere lo stesso delle pubblicazioni statunitensi, con uno spostamento dei contenuti dal cartaceo al digitale. La Disney, ad esempio, non ha per ora specificato il destino dell’applicazione per iPhone di Topolino: verrà chiusa per poi riaprire ed essere gestita direttamente dalla Panini? O resterà in mano alla Disney Italia? Dubitare del futuro cartaceo delle pubblicazioni disneyane in Italia (e nel mondo) è, a parer mio, lecito e va considerato, ma per natura sono ottimista e penso piuttosto che nei prossimi anni assisteremo a un rafforzarsi del rapporto tra Disney e Panini e non a un suo indebolimento.
In tutta questa storia, però, parte in causa non sono solo gli editori, preoccupati di non andare in perdita (nonostante la crisi, il comparto editoriale ha portato alla Disney in Italia circa il 12% dei ricavi, come rileva lo stesso Sole 24 Ore), o i lettori [3] , preoccupati giustamente della qualità delle pubblicazioni proposte, ma anche i lavoratori. Come anticipato nel comunicato stampa diffuso dall’Ansa, la Panini avrebbe necessità di spostare 22 lavoratori nella sua sede di Modena, e questo punto non sembra essere molto gradito ai lavoratori stessi, che con un comunicato [4] che di fatto indice uno sciopero interno, fanno sapere:
L’assemblea ritiene inaccettabile il trasferimento di tutti i lavoratori nella sede di Modena che comporterebbe per la maggioranza di essi la perdita del posto di lavoro. Impegni e legami familiari, le scuole dei figli, il posto di lavoro dei coniugi non consentono un trasferimento che non ha alcuna motivazione produttiva o organizzativa.
Si tratta, evidentemente, di una operazione che mira alla riduzione del personale, costringendo a dimettersi i lavoratori nell’ambito di una presunta cessione di ramo d’azienda.
Disney ha trovato il modo di mascherare dei licenziamenti? Panini si presta a un gioco simile?
La storia ha il gusto del già visto e solidarizzare con i lavoratori in sciopero è relativamente semplice. La palla in ogni caso passa agli editori, che dovranno dimostrare con i fatti che le persone coinvolte e le loro famiglie (perché di questo si sta parlando) si stanno sbagliando.
Anche perché l’idea che un contratto che si prospetta come uno dei più importanti editorialmente parlando degli ultimi anni sia un modo per permettere alla Disney di licenziare gente sarebbe il modo peggiore per annunciare ai lettori il nuovo Topolino dei prossimi sei (e magari anche più) anni.
Quello che sappiamo e che vogliamo dire con forza è che in questi ultimi anni, grazie alla gestione di Valentina De Poli, il settimanale Topolino sta vivendo una seconda giovinezza di contenuti e di impegno verso i lettori. Quello che speriamo, se la notizia fosse fondata, è che il percorso fin qui intrapreso non venga gettato via in malo modo. (Antonio Genna)
Note:
- Il #156 del 1993 con Paperino e l’odissea nello strazio [↩]
- Ulteriori approfondimenti sull’elenco degli editori disneyani [↩]
- Per capire la nostra fibrillazione, basta dare un’occhiata alle pagine della apposita discussione sul forum del Papersera [↩]
- Potete trovare il comunicato diramato dalla redazione sia su Il Post, sia, in versione integrale, sia su Nuova Informazione [↩]
Etichette associate:
In EvidenzaTopolinoDisneyPanini Comics