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DISOBBEDIENZA CIVILE – (Henry David Thoreau)

Creato il 01 agosto 2012 da Mente Libera

« È così che la massa degli uomini serve lo Stato, non come uomini coraggiosi ma come macchine, con il loro corpo. Sono l’esercito permanente, la milizia volontaria, i secondini, i poliziotti, il posse comitatus ecc. Nella maggioranza dei casi non c’è nessun libero esercizio del giudizio e del senso morale, sono al livello del legno, della terra, delle pietre. Suppongo che se facessimo degli uomini di legno sarebbero altrettanto utili. È un tipo d’uomo che non richiede maggior rispetto che se fosse fatto di paglia o di un impacco di sterco. Ha lo stesso valore dei cani e dei cavalli. E tuttavia, normalmente, quegli uomini sono considerati buoni cittadini. Altri – come la maggioranza dei legislatori, dei politicanti, degli avvocati, dei preti e dei tenutari di cariche – servono lo Stato soprattutto in base a ragionamenti astratti; e poiché fanno assai di rado distinzioni morali, hanno la stessa probabilità di servire Dio che, senza volerlo, di servire il diavolo. »     

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Ogni votazione è una sorta di gioco d’azzardo, come la dama o il “backgammon”, con una lieve sfumatura morale, un gioco con il giusto e l’ingiusto, con le questioni morali; e naturalmente le scommesse lo accompagnano. Il buon nome dei votanti non è in discussione. Può darsi che io dia il mio voto in base a ciò che considero giusto; ma non è per me vitale che il giusto prevalga. Sono disponibile a lasciare ciò alla maggioranza. L’impegno del voto, dunque, non va mai oltre quello della convenienza. Persino votare per il giusto è un non fare niente per esso. Significa solo manifestare debolmente agli uomini il desiderio che il giusto debba prevalere. Un uomo saggio non lascerà il giusto alla mercé del caso, né desidererà che esso prevalga mediante il potere della maggioranza. C’è pochissima virtù nell’azione delle masse umane. Quando la maggioranza alla fine voterà per l’abolizione della schiavitù, sarà perché la schiavitù le è indifferente, oppure perché sarà rimasta ben poca schiavitù da abolire con il proprio voto. Allora saranno loro gli unici schiavi. Solo il voto di colui che afferma con esso la propria libertà può affrettare l’abolizione della schiavitù. Sento parlare di un congresso a Baltimora, o altrove, per la selezione di un candidato alla Presidenza, un congresso composto prevalentemente da direttori di giornali, e da uomini che sono politici di professione; ma penso, qualunque decisione essi possano prendere, che importanza avrà per un uomo indipendente, intelligente, e rispettabile, se non goderemo noi, ugualmente, del beneficio della sua saggezza e della sua onestà? Non possiamo forse contare su qualche voto indipendente? Non ci sono forse molti individui nel paese che non partecipano ai congressi? Invece no: scopro che il cosiddetto uomo rispettabile s’è immediatamente mosso dalla sua posizione, e che ha perso le speranze nel suo paese, quando il suo paese ha più ragioni di disperare senza di lui. Egli senza indugi adotta uno dei candidati così selezionati come l’unico disponibile, dimostrando così d’essere egli stesso disponibile per qualunque scopo demagogico. Il suo voto non vale più di quello di qualunque straniero senza scrupoli o di qualunque nativo corrotto, che siano stati comprati. Cosa non darei per un uomo che sia un uomo, e che, come dice il mio vicino, abbia una spina dorsale che non puoi trapassare con una mano! Le nostre statistiche sono in errore: la popolazione è stata dichiarata troppo numerosa. Quanti uomini ci sono per ogni mille miglia quadrate nel paese? A mala pena uno. Forse non offre l’America ogni incentivo agli uomini affinché si stabiliscano qui? L’Americano è degenerato in un Tipo Strano, – uno che potrebbe essere riconosciuto dallo sviluppo del suo spirito gregario, e da una manifesta mancanza di intelletto e di serena fiducia in se stesso; uno per il quale la prima e principale preoccupazione, venendo al mondo, è quella di accertarsi che gli ospizi siano in buone condizioni; e, prima ancora di avere legittimamente indossato l’abito virile, quella di raccogliere fondi per il sostentamento di eventuali vedove ed orfani; uno che, in breve, si avventura nella vita solo con l’aiuto della società di mutuo soccorso, la quale ha promesso di dargli una decente sepoltura.

Di fatto, non è dovere di un individuo dedicarsi all’estirpazione del male, anche del più grande; giustamente, egli potrebbe avere altre faccende che lo occupano; ma è suo dovere, almeno, tenersene fuori e, se non vi pensa oltre, non dargli il suo supporto praticamente. Se mi dedico ad altri scopi e progetti, dapprima devo almeno verificare che non li sto perseguendo stando seduto sulle spalle d’un altro uomo. Prima di tutto devo scendere da lì, affinché anch’egli possa perseguire i suoi obiettivi. Osservate quale grossolana contraddizione si tollera. Ho sentito alcuni miei concittadini dire: “Vorrei che mi ordinassero di aiutare a sedare un’insurrezione degli schiavi, o di marciare contro il Messico, – figuriamoci se ci andrei”; e tuttavia ognuno di questi stessi uomini ha fornito un sostituto, direttamente, con la loro fedeltà, ed indirettamente, quantomeno, con il loro denaro. Il soldato che si rifiuta di prestare servizio in una guerra ingiusta è applaudito da coloro che non rifiutano di sostenere l’ingiusto governo che fa quella guerra; è applaudito da coloro dei quali egli disprezza e non tiene in alcun conto l’azione e l’autorità; come se lo Stato fosse pentito al punto tale da assumere qualcuno che lo fustighi mentre commette peccato, ma non fino al punto di smettere per un solo momento di peccare. In questo modo, in nome dell’ordine e del governo civile, siamo tutti costretti infine a rendere omaggio ed a sostenere la nostra stessa meschinità. All’iniziale rossore provocato dal peccato, segue l’indifferenza, e da immorale esso diviene, per così dire, amorale, ed in qualche maniera necessario alla vita che abbiamo costruito.

L’errore più grande e prevalente richiede che la virtù più disinteressata lo sostenga. Gli animi nobili sono quelli che più probabilmente incorrono nell’insignificante rimprovero al quale è comunemente soggetta la virtù del patriottismo. Coloro che, pur disapprovando il carattere ed i provvedimenti di un governo, gli concedono la propria fedeltà ed il proprio appoggio, ne sono senza alcun dubbio i più coscienziosi sostenitori, e costituiscono molto di frequente i più seri ostacoli alla riforma. Alcuni stanno presentando petizioni alla Stato affinché sciolga l’Unione, affinché non rispetti le richieste del Presidente. Perché non la sciolgono da soli, – l’unione tra sé e lo Stato, – e perché non si rifiutano di versare la propria quota al suo erario? Non hanno forse, con lo Stato, la stessa relazione che lo Stato ha con l’Unione? E non hanno forse le medesime ragioni che hanno impedito loro di opporsi allo Stato, impedito allo Stato di opporsi all’Unione?

Come può un uomo essere soddisfatto di prendere semplicemente in considerazione un’opinione, e compiacersi di ciò? Quale compiacimento c’è, se la sua opinione è che egli viene danneggiato? Se il vostro vicino vi truffa anche per un solo dollaro, non vi accontentate di sapere che siete stati truffati, o di dire che siete stati truffati, né di chiedergli di darvi quanto vi spetta; fate invece immediatamente passi concreti per ottenere l’intera somma, e cercate di fare in modo di non essere mai più imbrogliati. L’azione in base ad un principio, – la percezione e l’attuazione del giusto, – cambia le cose ed i rapporti; essa è essenzialmente rivoluzionaria, e non si concilia del tutto con niente che esisteva prima. Essa non solo divide Stati e chiese, divide le famiglie; sì, divide l’individuo, separando ciò che è diabolico in lui dal divino.

Le leggi ingiuste esistono: dobbiamo essere contenti di obbedirle, o dobbiamo tentare di emendarle, e di obbedirle fino a quando non avremo avuto successo, oppure dobbiamo trasgredirle da subito? Generalmente gli uomini, con un governo come questo, pensano che dovrebbero aspettare finché avranno persuaso la maggioranza a modificarle. Ritengono che, se opponessero resistenza, il rimedio sarebbe peggiore del male. Ma è proprio colpa del governo se il rimedio è peggiore del male. Lui lo rende peggiore. Perché non è più propenso a prevenire ed a provvedere alle riforme? Perché non ha a cuore la sua saggia minoranza? Perché piange ed oppone resistenza prima d’essere ferito? Perché non incoraggia i suoi cittadini a stare all’erta al fine di evidenziare i suoi errori, ed a fare meglio di quanto lui li indurrebbe a fare? Perché crocefigge sempre Cristo, e scomunica Copernico e Lutero, e dichiara ribelli Washington e Franklin?

Si sarebbe portati a pensare che una deliberata e concreta negazione della sua autorità sia l’unico reato mai contemplato dal governo; altrimenti, perché non ha stabilito per questo una pena definita, adeguata e commisurata? Se un uomo che non ha proprietà rifiuta una sola volta di guadagnare nove scellini per lo Stato, viene messo in prigione per un periodo di tempo che non è stabilito da nessuna legge che io conosca, e che è determinato solo dalla discrezione di coloro che l’hanno messo dentro; ma se rubasse novanta volte nove scellini allo Stato, presto gli sarebbe consentito di tornare di nuovo in libertà. Se l’ingiustizia è parte del necessario attrito della macchina del governo, lasciamo stare, lasciamo stare: forse esso si attenuerà, – certamente la macchina si logorerà. Se l’ingiustizia ha una molla, o una puleggia, o una corda, o una manovella esclusivamente per sé, allora si può forse considerare se il rimedio non sia peggiore del male; ma se è di una natura tale da richiedervi d’essere l’agente dell’ingiustizia nei confronti di un altro, allora, io dico, che s’infranga la legge. Lasciate che la vostra vita faccia da contro-attrito per fermare la macchina. Ciò che devo fare è accertarmi, in ogni caso, che non mi sto prestando al male che condanno.

Quanto all’adottare i sistemi che lo Stato ha predisposto per rimediare al male, io di tali sistemi non ne conosco. Richiedono troppo tempo, e la vita intera di un uomo se ne sarà nel frattempo andata. Ho altre faccende delle quali occuparmi. Non sono venuto a questo mondo innanzitutto per farne un buon posto nel quale vivere, ma per viverci, buono o cattivo che esso sia. Un uomo non deve fare tutto, ma qualcosa; e poiché non può fare tutto, non è comunque necessario che debba fare qualcosa di sbagliato. Non è affar mio presentare petizioni al governatore o all’Assemblea Legislativa, non più di quanto sia affar loro rivolgere petizioni a me; e, se non ascoltassero la mia petizione, che cosa dovrei fare allora? Ma in questo caso lo Stato non ha previsto nessuna soluzione: la sua stessa Costituzione è il male. Questo potrebbe sembrare sgradevole ed ostinato e tutt’altro che conciliante; invece è trattare con la massima gentilezza e considerazione l’unico spirito che possa apprezzarlo o che possa meritarlo. Di questo tipo è ogni cambiamento in meglio, come la nascita e la morte che sconvolgono il corpo

Oggi il posto giusto, il solo posto che il Massachusetts abbia garantito ai suoi spiriti più liberi e meno scoraggiati, è nelle sue prigioni, è l’essere espulsi ed estromessi dallo Stato per volontà della sua stessa legge, così come essi si sono autoesclusi mediante i propri principi. È là che lo schiavo in fuga, ed il prigioniero messicano rilasciato sulla parola, e l’indiano giunto a denunciare le ingiustizie subite dalla sua razza, li troverebbero; su quel suolo separato ma più libero ed onorevole, nel quale lo Stato pone coloro i quali non sono con lui, ma contro di lui, – la sola dimora, in uno stato schiavista, nella quale un uomo libero possa abitare con onore. Se alcuni pensano che la loro influenza là andrebbe perduta, e che le loro voci non affliggerebbero più l’orecchio dello Stato, che tra quelle mura essi non sarebbero più dei nemici, non sanno di quanto la verità sia più forte dell’errore, né quanto più eloquentemente ed efficacemente possa combattere l’ingiustizia colui che l’ha sperimentata un Po sulla propria persona. Date il vostro voto intero, non solo un pezzo di carta, ma tutta la vostra influenza. Una minoranza è senza potere quando si conforma alla maggioranza; non è nemmeno una minoranza in tal caso; ma è irresistibile quando è d’intralcio con tutto il suo peso. Se l’alternativa è tenere tutti gli uomini giusti in prigione, oppure rinunciare alla guerra ed alla schiavitù, lo Stato non avrà esitazioni riguardo a cosa scegliere. Se mille uomini non pagassero quest’anno le tasse, ciò non sarebbe una misura tanto violenta e sanguinaria quanto lo sarebbe pagarle, e permettere allo Stato di commettere violenza e di versare del sangue innocente. Questa è, di fatto, la definizione di una rivoluzione pacifica, se una simile rivoluzione è possibile. Se l’esattore delle tasse, od ogni altro pubblico ufficiale, mi chiede, come uno ha fatto, “Ma cosa devo fare?” la mia risposta è, “Se vuoi davvero fare qualcosa, rassegna le dimissioni”. Quando il suddito si è rifiutato di obbedire, e l’ufficiale ha rassegnato le proprie dimissioni dall’incarico, allora la rivoluzione è compiuta.

Ma supponiamo pure che debba scorrere il sangue. Non c’è forse del sangue versato quando la coscienza è ferita? Attraverso questa ferita scorrono via la vera umanità e l’immortalità di un uomo, ed egli sanguina fino ad una morte eterna. Vedo questo sangue scorrere ora. Ho contemplato l’incarceramento del trasgressore, piuttosto che il sequestro dei suoi beni, – benché entrambi servano allo stesso scopo, – poiché coloro i quali sostengono il diritto più puro, e sono di conseguenza i più pericolosi per uno Stato corrotto, di solito non hanno dedicato molto tempo ad accumulare proprietà. A costoro lo Stato rende un servizio comparativamente piccolo, ed una minima tassa è solita apparire esorbitante, particolarmente se sono costretti a pagarla con speciale lavoro manuale. Se ci fosse qualcuno che vivesse totalmente senza l’utilizzo del denaro, lo Stato stesso esiterebbe a pretenderne da lui. Ma l’uomo ricco – non per fare un confronto offensivo – è sempre venduto all’istituzione che lo rende ricco. In assoluto, più abbondano i soldi, minore è la virtù, poiché il denaro si interpone fra un uomo ed i suoi oggetti, e li ottiene per lui; e certamente non è stata necessaria nessuna grande virtù per ottenere ciò. Esso mette a tacere molte domande alle quali egli sarebbe altrimenti costretto a rispondere; mentre la sola nuova domanda che gli si pone è quella difficile, ma superflua, riguardo a come spenderlo. In questo modo il terreno morale gli viene tolto da sotto i piedi. Le opportunità di vivere sono minori in proporzione all’aumento di quelli che sono chiamati i “mezzi”. La cosa migliore che un uomo può fare per la propria cultura quando è ricco è cercare di attuare i progetti che aveva quando era povero. Cristo rispose agli uomini di Erode tenendo conto della loro condizione. “Mostratemi il denaro dei tributi” disse; – ed uno estrasse dalla tasca una moneta; – Se usate denaro che reca l’immagine di Cesare su di sé, e che egli ha reso corrente e di valore, cioè, se voi siete uomini dello Stato, e se con gioia godete dei vantaggi del governo di Cesare, allora rendetegli del suo quando lo chiede; “Rendete perciò a Cesare quel che è di Cesare, ed a Dio quel che è di Dio”, – ma egli non li lasciò più saggi di quanto fossero prima né sull’una né sull’altra cosa, poiché essi non vollero sapere. Quando parlo con i più liberi dei miei vicini, mi accorgo che, qualunque cosa essi possano dire sull’importanza e la serietà del problema, e sulla loro considerazione per la tranquillità pubblica, la questione è che non possono fare a meno della protezione del governo attuale, e che temono le conseguenze di un’eventuale disobbedienza per i loro beni e le loro famiglie. Per quanto riguarda me, non mi piacerebbe pensare di dover fare affidamento sulla protezione dello Stato. Ma, se nego l’autorità dello Stato quando mi presenta la cartella delle tasse, presto si prenderà e distruggerà tutte le mie proprietà, tormentando così me ed i miei figli senza fine. Questo è difficile. Questo rende impossibile ad un uomo vivere onestamente, ed allo stesso tempo confortevolmente in apparenza. Non varrà la pena accumulare proprietà; di sicuro svaniranno di nuovo. Dovete affittare o occupare un posto da qualche parte, e far crescere solo un piccolo raccolto, e mangiarlo subito. Dovete vivere una vita interiore, e contare su voi stessi, rimboccandovi sempre le maniche e stando pronti a ricominciare, senza occuparvi di molte faccende. Un uomo potrebbe diventare ricco perfino in Turchia, se sarà da ogni punto di vista un buon suddito del governo turco

Capii che lo Stato era uno stupido, che era timido come una donna nubile tra i suoi cucchiai d’argento, e che non sapeva distinguere i suoi amici dai suoi nemici, e persi tutto il rispetto che m’era rimasto nei suoi confronti, e lo compatii. Lo Stato dunque non si confronta mai intenzionalmente con il sentimento d’un uomo, intellettuale o morale, ma solo con il suo corpo, con i suoi sensi. Esso non è dotato d’intelligenza od onestà superiori, ma di superiore forza fisica. Non sono nato per essere costretto. Respirerò liberamente. Vediamo chi è il più forte. Che forza ha una moltitudine? Possono costringermi soltanto ad obbedire ad una legge che sia più alta della mia. Essi mi costringono a diventare come loro. Non sono a conoscenza di uomini che vengano costretti a vivere in un modo o in un altro da masse di uomini. Che tipo di vita sarebbe quella, da vivere? Quando incontro un governo che mi dice, “Il tuo denaro o la tua vita”, perché dovrei precipitarmi a dargli il mio denaro? Può darsi che esso sia in gravi ristrettezze, e che non sappia cosa fare: non posso aiutarlo in questo. Deve aiutarsi da sé: deve fare come faccio io. Non vale la pena piangerci sopra. Non sono responsabile del perfetto funzionamento dell’ingranaggio della società. Non sono il figlio dell’ingegnere. Percepisco il fatto che, quando una ghianda ed una castagna cadono fianco a fianco, l’una non resta inerte per far posto all’altra, ma entrambe obbediscono alle proprie leggi, e nascono e crescono e fioriscono come meglio possono, fino a quando un giorno una non oscura e non distrugge l’altra. Se una pianta non può vivere secondo la propria natura, essa muore, e così un uomo. La notte in prigione fu abbastanza insolita ed interessante. I prigionieri in maniche di camicia stavano sulla soglia a chiacchierare ed a godersi l’aria della sera, quando io entrai. Ma il secondino disse, “Avanti, ragazzi, è ora di chiudere”; e così si dispersero, ed udii il suono dei loro passi mentre rientravano nelle celle vuote. Il mio compagno di stanza mi fu presentato dal secondino come “un tipo di prim’ordine ed un uomo intelligente”. Quando la porta fu chiusa, egli mi fece vedere dove appendere il cappello, e come se la cavava là dentro. Le stanze erano imbiancate una volta la mese; e questa, almeno, era la stanza più bianca, quella arredata più semplicemente, e probabilmente la più pulita della città. Naturalmente, egli volle sapere da dove venissi e cosa mi avesse portato lì; e, quando glielo ebbi detto, gli chiesi a mia volta come lui fosse finito lì, presumendo, naturalmente, che fosse un uomo onesto; e visto come va il mondo, credo che lo fosse.

Desidero semplicemente rifiutare obbedienza allo Stato, ritirarmi e starne concretamente alla larga. Non mi interessa seguire il percorso del mio dollaro, ammesso ch’io possa farlo, finché questo non compra un uomo, o un moschetto con il quale sparare a qualcuno, – il dollaro è innocente, – ma mi preoccupo di seguire gli effetti della mia obbedienza. Di fatto, dichiaro tranquillamente guerra allo Stato, a modo mio, sebbene io continui a farne uso ed a trarre da esso i vantaggi che mi sono possibili, come è normale in questi casi. Se altri pagano la tassa che è richiesta a me, per solidarietà nei confronti dello Stato, essi non fanno altro che quello che hanno già fatto nel proprio caso, o piuttosto si rendono complici dell’ingiustizia in misura maggiore di quanto lo Stato non richieda. Se pagano la tassa per una malintesa premura nei confronti dell’individuo tassato, per salvare le sue proprietà, o per impedire ch’egli vada in prigione, è perché non hanno considerato con saggezza quanto essi permettano ai loro sentimenti privati di interferire con il bene comune.

Questa, dunque, è la mia posizione attuale. Ma in un caso del genere non si può essere troppo intransigenti, altrimenti la propria azione rischia d’essere influenzata dall’ostinazione o da un eccessivo rispetto delle opinioni degli uomini. Si cerchi dunque di fare solo ciò che si addice a sé ed al momento. Talvolta penso, Ma guarda, questa gente ha buone intenzioni; è solo ignorante; agirebbe meglio, se sapesse come fare: perché dare ai tuoi vicini questa pena di trattarti come non sono inclini a fare? Ma penso pure, questa non è una buona ragione perché io debba fare come loro, o permettere ad altri di patire un dolore molto più grande di questo, di natura diversa. Ancora, dico talvolta a me stesso, Quando molti milioni di uomini, senza ardore, senza cattiva volontà, senza un sentimento personale d’alcun tipo, ti chiedono soltanto pochi scellini, senza la possibilità, questa è la loro posizione, di ritirare o modificare la loro attuale richiesta, e senza la possibilità, da parte tua, di fare appello ad altri milioni di persone, perché dovresti esporti a questa schiacciante forza bruta? Non opponi resistenza al freddo ed alla fame, ai venti ed alle onde, in maniera così ostinata; ti sottometti tranquillamente a mille simili ineluttabilità. Non metti la testa nel fuoco. Ma precisamente in proporzione a quanto considero questa non come una forza completamente bruta, ma in parte una forza umana, e ritengo di avere un rapporto con quei milioni di uomini in quanto milioni di uomini, e non in quanto mere entità brute o inanimate, penso che ci sia una possibilità di appello, in primo luogo e subito rivolta da essi al Creatore e, secondariamente, a se stessi. Ma, se metto deliberatamente la testa nel fuoco, non c’è possibilità di appello al fuoco o al Creatore del fuoco, e posso solo rimproverare me stesso. Se potessi convincermi di avere qualche diritto d’esser soddisfatto degli uomini così come sono, e di trattarli di conseguenza, e non, per certi aspetti, secondo le mie esigenze ed aspettative su come loro ed io dovremmo essere, allora, come un buon Musulmano ed un buon fatalista, dovrei sforzarmi d’essere soddisfatto delle cose come sono, e dire che è la volontà di Dio. E, soprattutto, c’è questa differenza tra resistere a questo e resistere ad una forza meramente bruta o naturale, che a questa posso oppormi con qualche risultato; ma non posso aspettarmi, al pari di Orfeo, di cambiare la natura delle rocce e degli alberi e delle bestie.

Non desidero litigare con nessun uomo o nazione. Non voglio spaccare il capello in quattro, fare sottili distinzioni, o proclamare me stesso migliore dei miei vicini. Cerco piuttosto, direi, addirittura una scusa per conformarmi alle leggi del paese. Sono fin troppo pronto a conformarmi ad esse. In verità ho ragione di sospettare di me stesso su questo punto; ed ogni anno, quando passa l’esattore, mi trovo pronto a riesaminare le azioni e la posizione dei governi federale e statale, e lo spirito del popolo, per scoprire un pretesto per conformarmi.

Credo che lo Stato sarà presto in grado di togliermi di mano tutto il lavoro di questo genere, ed allora non sarò miglior patriota dei miei concittadini. Considerata da un più basso punto di vista, la Costituzione, con tutti i suoi difetti, è molto buona; la legge ed i tribunali sono assai rispettabili; persino questo Stato e questo governo americani sono, per molti versi, alquanto ammirevoli e cose rare delle quali essere grati, come moltissimi li hanno descritti; ma visti da un punto di vista un po’ più elevato, sono come io li ho descritti; visti da uno ancora più elevato, e dal più elevato possibile, chi mai dirà come sono, o che non sono affatto degni di nota o di considerazione?

Tuttavia, il governo non mi interessa molto, e gli dedicherò meno pensieri possibile. Non sono molti i momenti nei quali vivo sotto un governo, persino in questo mondo. Se un uomo è libero nel pensiero, libero nella fantasia, libero nell’immaginazione, sicché ciò che non è non gli appare mai per molto tempo come ciò che è, i governanti o i riformatori stolti non possono ostacolarlo fatalmente.

So che la maggior parte degli uomini la pensa diversamente da me; ma coloro che per professione dedicano la propria vita allo studio di questi o di simili argomenti, mi soddisfano poco o per nulla. Statisti e legislatori, essendo così completamente entro l’istituzione, non la osservano mai in modo chiaro e schietto. Parlano di società in movimento, ma senza di essa non hanno luogo di riposo. Potrebbero essere uomini di una certa esperienza e discernimento, e senza dubbio hanno inventato sistemi ingegnosi e persino utili, per i quali li ringraziamo sinceramente; ma tutta la loro intelligenza e la loro utilità stanno entro limiti certamente non molto ampi. Essi sono soliti dimenticare che il mondo non è governato dalla politica e dalla convenienza. Webster non vede mai secondi fini nel governo, e quindi non può parlarne con autorevolezza. Le sue parole sono saggezza per quei legislatori che non contemplano nessuna sostanziale riforma del governo esistente; ma per i filosofi, e per coloro che legiferano per il futuro, egli non si avvicina mai neppure una volta all’argomento.

Conosco persone le cui serene e sagge riflessioni su questo tema rivelerebbero presto i limiti della sua capacità ed apertura mentale. Tuttavia, paragonate alle affermazioni superficiali della maggior parte dei riformatori, ed all’ancor più infima saggezza ed eloquenza dei politici in generale, le sue parole sono pressoché le uniche sensate e degne di stima, e ringraziamo il Cielo per averlo avuto. Al confronto, egli è sempre forte, originale e, soprattutto, concreto. Ciò nonostante, la sua dote non è la saggezza, bensì l’accortezza. La verità dell’avvocato non è la Verità, ma la coerenza, o un espediente di coerenza. La Verità è sempre in armonia con se stessa, e non si prefigge lo scopo principale di mostrare che la giustizia potrebbe accordarsi con il fare il male. Egli merita d’essere chiamato, come è stato chiamato, il Difensore della Costituzione. In effetti le sue uniche azioni determinanti sono difensive. on è un leader, ma un gregario. I suoi leader sono gli uomini dell’87. “Non ho mai fatto un tentativo” dice “e non mi sono mai riproposto di fare un tentativo; non ho mai appoggiato, né avuto intenzione di appoggiare un tentativo di disturbo a danno dell’accordo così come originariamente è stato stipulato, l’accordo attraverso il quale i diversi Stati sono entrati nell’Unione”. Pensando ancora all’approvazione che la Costituzione dà alla schiavitù, egli dice: “Poiché era una parte dell’accordo originario – lasciamo che continui ad esistere”. Nonostante il suo eccezionale acume e le sue capacità, egli non è in grado di estrapolare un fatto dalle sue relazioni meramente politiche, e di vederlo come si presenta in senso assoluto per essere elaborato dall’intelletto, – cosa che, per esempio, è giusto che un uomo faccia qui in America oggi riguardo alla schiavitù, – ma si avventura, o è indotto, a dare una risposta senza speranza come quella che segue, pur professando di parlare in senso assoluto, e da un punto di vista individuale, – ma quale nuovo e singolare codice di doveri sociali se ne potrebbe dedurre? “Il modo”, egli dice “nel quale i governi di quegli Stati nei quali esiste la schiavitù devono regolarla, è a loro discrezione, sotto la responsabilità che hanno nei confronti dei loro elettori, nei confronti delle leggi universali di proprietà, umanità, e giustizia, e davanti a Dio. Le associazioni costituite altrove, nate da un sentimento umanitario, o da qualunque altra causa, non hanno nulla a che fare con ciò. Esse non hanno mai ricevuto alcun incoraggiamento da me, né lo riceveranno mai”. Coloro i quali non conoscono fonti più pure di verità, e che non ne hanno risalito il corso oltre, restano fedeli, e saggiamente vi restano, alla Bibbia ed alla Costituzione, e vi si abbeverano con riverenza ed umiltà; ma coloro che la vedono sgocciolare in questo lago o in quella pozza, si mettono ancora una volta all’opera, e continuano il pellegrinaggio verso la sorgente. Nessun uomo con un talento particolare per la legislazione è comparso in America. Sono rari nella storia del mondo. Ci sono oratori, politici, e uomini eloquenti, a migliaia; ma l’oratore non ha ancora aperto bocca per dire chi sia in grado di risolvere le tanto dibattute questioni del giorno. Amiamo l’eloquenza fine a se stessa, e non per la verità che essa potrebbe esprimere, o per l’eroismo che potrebbe ispirare. I nostri legislatori non hanno ancora imparato il mutuo valore del libero scambio e della libertà, dell’unione e dell’onestà, per una nazione. Essi non hanno predisposizione né talento per i problemi relativamente modesti di tassazione e finanza, del commercio e dell’industria e dell’agricoltura. Se fossimo esclusivamente guidati dal verboso acume dei legislatori del Congresso, ignorando la provvidenziale esperienza e le valide proteste della gente, l’America non conserverebbe a lungo il suo rango fra le nazioni. Il Nuovo Testamento, anche se forse non ho il diritto di dirlo, è stato scritto da milleottocento anni; eppure, dov’è il legislatore che abbia sufficiente saggezza e capacità pratica da servirsi della luce che esso getta sulla scienza della legislazione?

L’autorità del governo, per quanto io sia desideroso di sottomettermi ad essa, – dato che ubbidirò di buon grado a coloro i quali sappiano e possano fare meglio di me, ed in molte cose persino a coloro i quali non sappiano e non possano fare altrettanto bene, – è ancora impura: per essere pienamente giusta, deve avere l’approvazione ed il consenso dei governati. Esso non può avere diritti assoluti sulla mia persona o proprietà, al di fuori di quelli che io gli concedo. Il progresso da una monarchia assoluta ad una costituzionale, e da una monarchia costituzionale ad una democrazia, è un progresso in direzione di un vero rispetto per l’individuo. Persino il filosofo cinese era sufficientemente saggio da considerare l’individuo come la base dell’impero. È una democrazia, così come noi la conosciamo, l’ultimo progresso possibile nel governo? Non è possibile fare un passo avanti verso il riconoscimento e l’organizzazione dei diritti dell’uomo? Non vi sarà mai uno Stato realmente libero ed illuminato, finché lo Stato non giunga a riconoscere l’individuo come un potere più elevato ed indipendente, dal quale derivino tutto il suo potere e la sua autorità, e finché esso non lo tratti di conseguenza. Mi compiaccio di immaginare uno Stato che alla fine possa permettersi d’essere giusto con tutti gli uomini, e di trattare l’individuo con rispetto come un vicino; uno Stato che inoltre non consideri in contrasto con la propria tranquillità il fatto che pochi vivano in disparte, senza immischiarsi nei suoi affari e senza lasciarsene sopraffare, – individui che abbiano compiuto tutti i loro doveri di vicini e di esseri umani. Uno Stato che desse questo genere di frutto, e lo lasciasse cadere non appena fosse maturo, preparerebbe la strada ad uno Stato ancora più perfetto e glorioso, che pure ho immaginato, ma che non ho ancora visto in nessun luogo.

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(Henry David Thoreau, Disobbedienza civile, da wikipedia:

In questo saggio Thoreau condanna apertamente le scelte del governo statunitense, in particolare la permissione della schiavitù e la guerra espansionistica contro il Messico; per questi motivi egli si rifiutò di pagare le tasse, tentando di boicottare la politica del governo e di non contribuire al rafforzamento dello schiavismo nel Sud, ma presto venne incarcerato (probabilmente solo per una notte, poiché una sua zia pagò per lui la tassa in questione). Proprio da quest’esperienza nasce Disobbedienza Civile, in cui egli spiega i motivi del suo arresto ingiusto, sostenendo che è ammissibile non rispettare le leggi quando esse vanno contro la coscienza e i diritti dell’uomo; Thoreau fonda così i primi movimenti di protesta e resistenza non violenta, che verranno successivamente rappresentati da Martin Luther King e Gandhi. Quando infatti Thoreau scrive che è necessario disubbidire a leggi ingiuste, o perlomeno attuare una sorta di “resistenza” ad esse, egli non pensa ad una rivolta violenta, ad una rivoluzione armata, ma semplicemente ad una non collaborazione col governo che le ha imposte.

Una delle idee principali del saggio è che qualsiasi forma di governo limita drasticamente la singolarità di ogni individuo, perché significa far decidere ciò che è giusto e ciò che è sbagliato unicamente a coloro che sono al potere, non tenendo conto del parere e delle esigenze del popolo; la legge non rende perciò l’uomo giusto, lo rende anzi ingiusto quando egli, fedele ai suoi valori ed alla sua libertà, non la rispetta. Più che “Il governo migliore è quello che governa meno”, Thoreau sostiene quindi l’idea che “Il governo migliore è quello che non governa affatto”.


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