Disoccupato, 39 anni, pronto a partire: ‘Non solo i cervelli, oggi fuggono tutti’

Creato il 17 giugno 2013 da Cassintegrati @cassintegrati

La storia di Daniele, disoccupato 39enne: “Quelli della mia generazione se non hanno già un lavoro, qui in Italia non lo troveranno più, sono fuori dal mercato”. E la tentazione di ‘fuggire’ all’estero si fa forte.

“Prima fuggivano all’estero solo i cervelli. Ora se ne stanno andando tutti, non solo gli intellettuali, i medici, i ricercatori”. Daniele Saladino, 39 anni, è pronto ad andare via dall’Italia. Una via di fuga per poter lavorare, l’unica che ha individuato dopo due anni di disoccupazione e centinaia di curricula inviati invano. Diploma di ragioniere, ha sempre lavorato con contratti a tempo determinato o di collaborazione. Prima come segretario in uno studio di commercialisti, poi di avvocati.

Nel 2009 la società interinale Tempor vince un appalto con l’Inps: 600 persone, poi diventate 1200, andranno a lavorare per l’ente previdenziale, contratto di somministrazione. Il loro compito è quello di digitalizzare e archiviare su pc il materiale cartaceo. In pochi mesi il lavoro si conclude. Nuovo appalto, tutti i lavoratori vengono richiamati a ottobre del 2009, contratto fino ad aprile 2011. Appena riassunti svolgono corsi interni per imparare a svolgere attività specifiche.

A Daniele, che lavora nella sede di Roma, affidano l’incarico di gestire le pratiche dei collaboratori nelle aziende private e negli enti pubblici di Roma e provincia. Le società o gli enti mandano le loro denunce relative ad ogni persona e versano i contributi. Daniele verifica l’esattezza di quelle cifre, richiama le aziende se i conti non tornano e spiega loro come mettersi in regola. Negli ultimi mesi del contratto arriva anche a gestire le pratiche dei rimborsi. Muove lui il denaro, come fosse un lavoratore Inps a tutti gli effetti. Ma il contratto è a termine. La politica si muove, almeno a parole, per difendere quei posti di lavoro e le competenze acquisite. Tentativi di interrogazione parlamentare che non arrivano in porto. I lavoratori manifestano, lottano, ma senza ottenere nulla.

Ad aprile 2011 entrano tutti in disoccupazione, per otto mesi, 600 euro al mese. I sindacati Cgil, Cisl e Uil riescono a strappare una tantum di altri 1000 euro a testa. “Ma poi smettono di lottare per noi”. Daniele ed altri colleghi si rivolgono all’Usb. “Grazie a loro, a settembre del 2012 scopriamo che noi interinali nel Lazio avevamo diritto alla mobilità”. Scaduta ad aprile. In questi due anni di disoccupazione ha mandato centinaia di curricula. Una sola risposta, lo scorso mese. “Cercavano un magazziniere, lavoro che non ho mai fatto, ma per me sarebbe stato un colpo di fortuna. Di solito chiedono ‘esperienza pregressa’. In questo caso no, potevo ricominciare da zero. Ma l’azienda cercava lavoratori iscritti nelle liste di mobilità e nel mio caso la mobilità era appena scaduta. Quindi anche questa possibilità è sfumata”.

Vive ancora a casa coi genitori, fuori Roma. “Non ho i soldi per mantenermi da solo, gli affitti sono troppo alti. E se per pagare le bollette mi devo rivolgere a loro tanto vale vivere sotto lo stesso tetto”. Ed è ancora in contatto con alcuni colleghi che hanno lavorato con lui all’Inps. “Io sono fortunato, non ho moglie e figli, ma ci sono situazioni drammatiche”. Alcuni di loro hanno trovato lavoro all’estero. “Uno lavora in un call center, 77 ore a settimana, per sette giorni e resta a casa i 7 giorni successivi. Guadagna 1500 euro al mese”. Un altro fa volantinaggio. Anche Daniele sta pensando di andare all’estero. “Mi sono informato sulla situazione in Germania e in Inghilterra, ma devo prima imparare bene la lingua. Ho frequentato un corso base di inglese, ma non basta. E uno più approfondito costa. Da quanto ne so non esistono corsi di questo tipo organizzati dalla Regione Lazio per i disoccupati”. Ha ricevuto i soldi di gennaio e febbraio 2012 per la mobilità. Aspetta il resto per potersi pagare quel corso. E fuggire via. “La tristezza di questo Paese è che ti obbliga a scappare. Lo Stato parla di risolvere i problemi della disoccupazione giovanile. Ma chi ha 25 anni ha più possibilità rispetto a chi oggi è nella fascia d’età 30-40 anni. Le persone nate fra il 1970 e il 1980, se non hanno avuto la fortuna di trovare prima un lavoro, ora sono fuori dal mercato, non li assume più nessuno qui in Italia. E andando avanti la situazione peggiorerà”. Per questo punta all’estero.

“Prima scappavano solo gli ingegneri, i medici, i cervelli. Ora fuggono le persone normali. Come me”.

di Michela Giachetta | @mgiachetta


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