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Disoccupazione e squilibri commerciali nella zona euro

Creato il 04 luglio 2012 da Keynesblog @keynesblog

Disoccupazione e squilibri commerciali nella zona euro

Lo si ricorda spesso. Ma forse non abbastanza: le tensioni nella zona euro sono alimentate da importanti squilibri strutturali attinenti al potenziale di crescita delle economie ed uno degli aspetti salienti della questione è rappresentato dai deficit nei conti con l’estero. Ma c’è di più: non solo le economie gravate dal deficit estero sono destinate a registrare minori tassi di crescita, esibendo per questo dei più alti rapporti tra debito e Pil, ma vanificano ben presto gli sforzi (anche ingenti) che debbono essere fatti per la ricapitalizzazione finanziaria.


E’ questo l’oggetto di un articolo di Howard Richman su Seeking Alpha, che spiega la gravità dei problemi generati dagli squilibri nei conti con l’estero, specialmente per quel che riguarda i PIIGS (Portogallo, Italia, Grecia, Spagna).

“In termini statistici, i saldi di bilancia corrente spiegano più del 40% della variazione del tasso di disoccupazione nei paesi dell’eurozona con un valore del Pil di almeno 100 mld di dollari (e in media più del 20% della variazione del Pil mondiale). Come appare evidente dal grafico, tutti i paesi in difficoltà nell’eurozona hanno tanto alti tassi di disoccupazione quanto ampi deficit commerciali (in percentuale del Pil). Keynes trattò della relazione tra saldi commerciali e disoccupazione nel capitolo della Teoria Generale dedicato al mercantilismo, scrivendo: ‘Un attivo commerciale, a patto che non sia eccessivo, avrà un’azione propulsiva; mentre un passivo della bilancia commerciale è tale da produrre in tempi anche brevi uno stato di depressione persistente.”

Disoccupazione e squilibri commerciali nella zona euro

Richman ricorda che due anni prima della sua morte Keynes, nel trattare per il Regno Unito alla Conferenza di Bretton Woods, cercò di dar vita ad una organizzazione internazionale finalizzata a mantenere un equilibrio del commercio estero. Ciò che ne uscì – il Fondo Monetario Internazionale – è stato per lo più un fallimento.

Nel progetto di Keynes una camera di compensazione avrebbe reso costosi i surplus e avrebbe costretto i paesi esportatori a compensarli con maggiori importazioni. Questo tipo di meccanismo sarebbe oggi vitale per l’area dell’euro. Tuttavia a differenza di come lo espone l’articolo di Richard, il progetto keynesiano per Bretton Woods non era basato su dazi, ma su una moneta unica internazionale per il commercio, il bancor, e su meccanismi di punizione, fino alla possibilità di requisire tutti i bancor di un paese in sistematico surplus commerciale. Un meccanismo che non sarebbe quindi difficile applicare alla zona euro, dove una moneta unica c’è già, e di cui abbiamo già parlato. In ogni caso lo scopo è il medesimo: regolare i commerci per evitare squilibri.

Richman conclude che è improbabile che un meccanismo di compensazione venga messo in atto, con le peggiori conseguenze per l’economia internazionale. E tutto questo perché politici ed economisti non hanno appreso l’ultima lezione che Keynes tentava di impartire loro: un commercio in “equilibrio” può continuare ad espandersi, ma un commercio “squilibrato” finisce col mandare in bancarotta i paesi in deficit facendo collassare tutto il commercio internazionale.

http://seekingalpha.com/article/673561-how-keynes-would-save-the-euro


Filed under: Economia, Europa Tagged: Bancor, euro, John Maynard Keynes

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