E non lo è neppure per vecchi
È vero, l’Europa non sta meglio di noi. I dati riportati nel titolo fotografano l’attuale situazione occupazionale totale mentre, quella per periodo, dice che a febbraio il tasso di disoccupazione è al 9,3 per cento, più alta dello 0,2 rispetto a quella di gennaio. Tradotte in cifre, le percentuali dicono che a febbraio i senza lavoro sono aumentati di 29mila unità e che su base annua l’aumento è del 16,6 per cento pari a 335mila unità. La fascia di età di riferimento è sempre quella che va dai 15 ai 24 anni e non si può non notare come le più penalizzate siano le donne che arrivano a toccare al Sud la stratosferica percentuale del 49,2 per cento di senza lavoro. In Europa, il dato della disoccupazione di febbraio si attesta al 10,8 per cento, con picchi del 23,6 per cento in Spagna e del 21 per cento in Grecia, che è comunque meno del 10,9 per cento fatto registrare nell’aprile del 1997. Da noi, ovviamente, è record. Era dal 2004 che la disoccupazione non toccava livelli simili e all’orizzonte non si intravvedono miglioramenti se non quelli che ci saranno fisiologicamente con gli stagionali per l’estate. Lette le cifre (alle quali è impossibile dare torto perché sono numeri e non opinioni), chissà perché ci rimbalzano addosso i grandi propositi del governo diretto e interpretato da Mario Monti, un film con un unico e solo protagonista che se qualcuno prova a dirgli “Ma professore, e l’avvenire dei giovani?”, si sente dare del pericoloso disfattista e del “ladiniano” di ferro. Siccome non siamo mai stati fervidi ammiratori di Trotsky né le nostre origini politiche possono in qualche modo rifarsi al comunismo, dire che questo direttorio di supertecnici qualche stecca la prende non dovrebbe suonare come un appunto ideologico ma per quella che è, una semplice constatazione di fatti e dati reali. Una volta progettavamo il nostro futuro. Seguivamo un percorso di studi che comunque andava a sboccare da qualche parte, i più furbi e meno spericolati finivano per andare a lavorare in banca mentre gli altri, i più sognatori, magari pensavano di andare a finire in qualche redazione di giornale. C’era, alla base delle nostre vite, un progetto, un sentore di futuro possibile. Non si pensava alla pensione, dato come presupposto ultimo dell’esistenza terrena, né l’attenzione era rivolta a qualche forma di reddito aggiuntivo proveniente da assicurazioni private. E soprattutto c’era, concretamente, la possibilità di una evoluzione a prescindere dal ceto sociale di appartenenza, il figlio o la figlia di un operaio potevano diventare medici, ingegneri, professori, avvocati e perfino giudici e ambasciatori mentre oggi, a bocce ferme, l’unico avvenire possibile è quello di seguire le orme paterne. Se sei figlio di un artigiano resti artigiano, se sei figlio di un farmacista ti tieni stretto il lavoro di papà, se sei figlio di un giornalista puoi entrare in un giornale altrimenti ti aspetta la campagna e la coltivazione biologica di mele e pere (senza formaggio perché costa troppo). Di tutte le parole ascoltate finora da Mario Monti e dai suoi tecnici supercazzolati brematurati con scappellamenti vari a destra, non ce n’è stata una che richiamasse l’impegno del governo a perseguire né l’equità né l’affrancamento sociale. Se Mario Monti inaugura l’anno accademico e se ne va alla Bocconi e non alla Statale, il segnale è forte e inequivocabile, chi può andrà avanti, chi non può potrà sempre disputarsi un posto da giornaliero con un tunisino. Sarà perché sono anni che viviamo in uno stato abbandonato a se stesso da una generazione di politici che dio li fulmini, dal Professore ci saremmo aspettati un passo diverso e non un’uscita da far incazzare perfino fra’ Gerolamo Pio al quale Giobbe solitamente fa una pippa: “E meno male che abbiamo tassato – ha detto Monti – altrimenti saremmo la Grecia 2”. E meno male, aggiungiamo noi, che gli italiani avevano ancora qualche soldo da parte, altrimenti le tasse con cosa le pagavano? Tutti pensano e lavorano per l’avvenire dei giovani. Se oggi non hai i soldi per fare la spesa potrai sempre consolarti pensando all’avvenire dei tuoi figli e se lo farai a stomaco vuoto sarà un bene perché, come tutti sanno, a stomaco pieno si lavora male e spesso ci si appisola.