Da nord a sud, è la società di riscossione dei tributi ad attirare a sé tutte le legittime proteste di un popolo combattuto tra il cibarsi ed il vedersi portare via la casa
Il governo Monti attacca deliberatamente Equitalia. Un esponente del governo dei banc(arott)hieri ha sequestrato un impiegato della società di riscossione e lo ha tenuto in scacco, sotto la minaccia di un’arma da fuoco. Ieri, un altro membro dell’esecutivo ha lanciato due molotov contro la vetrata della sede dell’agenzia di Livorno. A Napoli, erano circa duecento i membri del governo che hanno subito le cariche della polizia, perché protestavano per il suicidio di altri sette membri dell’esecutivo schiacciati dai loro oneri. Ed un anonimo membro del governo ha recapitato un pacco bomba all’agenzia Equitalia di Roma.
No, non è un errore: è il popolo a scagliarsi contro il barbaro sistema di riscossione dei tributi, fatto di lungaggini e rallentamenti amministrativi al solo scopo di caricare una più cospicua parte di interessi ai contribuenti.
Il popolo, unico vero governatore che ha avuto la colpa di delegare, a caste di parassiti e di speculatori, il destino della res publica.
Ormai, dalle parole, si è passati ai fatti: nessuno, che non si sia indignato per uno dei suicidi imputabili alla crisi, ha il diritto di indignarsi adesso che il popolo ha deciso di reagire e di combattere contro la casta ed i bankieri. Le reprimende lasciano il tempo che trovano: dura la condanna dei vertici di Equitalia, che non sentono su di sé la colpa dei suicidi.
La deprecabile sassaiola, iniziata dagli esponenti dei centri sociali di Napoli contro le forze dell’ordine, è gesto da condannare benché affondi le radici nella miopia programmatica e nella sordità di un governo che si impegna unicamente nell’istituzione di tributi ai danni delle classi più disagiate, non potendo aggredire quelle più altolocate di cui gli stessi (gli amici, e gli amici degli amici…) fanno parte. Le uova piene di vernice rossa sono ben poca cosa, rispetto al sangue che ha macchiato le pagine dei quotidiani, che quotidianamente ormai riferiscono di suicidi dopo la ricezione di una cartella esattoriale o di una lettera di licenziamento. Le vetrine infrante, di banche ed esattorie erariali, sono ben poca cosa rispetto alle vite distrutte dagli speculatori della crisi.
E il potere forte, schiacciato dalla propria responsabilità, cosa può fare? Negarla, (la coscienza di Monti ed Elsa Fornero è stata data per dispersa, troppi pesi da portare…), addossarla al mastro Burlesquo (da cui ora elemosina voti in parlamento per sopravvivere e portare a termine l’asfaltata della società civile), ritrattare sull’operato del governo precedente.
L’indegno siparietto, di cui si rende quotidianamente protagonista il bocconiano meno credibile d’Italia, ha messo in luce la sua scarsissima attitudine politica: è soltanto un ragioniere, un pessimo Fantozzi che deve rispondere al Direttore Megagalattico della Trilaterale, del gruppo Bilderberg, della sua loggia di riferimento. Rende conto a chiunque, Monti, tranne che agli italiani che lo stipendiano per risolvere i problemi della nazione, sempre più coincidenti con gli interessi delle banche di cui SuperMario è vassallo.
Passera si sbagliava: la tenuta sociale non è affatto a rischio, ma è già compromessa. Non sono da escludere altri gesti dimostrativi contro i poteri forti dello stato: sì, perché ogni provvedimento di questo governo è un attentato all’unità, alla sicurezza ed all’indipendenza dello stato.