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Disperata, erotica, storia

Creato il 26 marzo 2012 da Carlo_lock

Oggi ho deciso di scrivere una piccola storia, un prolungamento ed anche un'esposizione ispirata alla celebre canzone di Lucio DallaDisperato, erotico, stomp.
(Da leggersi con un marcato accento bolognese).

E' un po' di sere al bar che mi dicono che l'hanno vista bere a una "fontana". Ed anche i bambini capirebbero che non si tratta certo di una fontana pubblica cittadina.Ma quanti e quali occhi hanno avuto l'imprudenza e la sfrontatezza di spiarla? Mah! Queste cose non si riescono mai a sapere quando si vive in provincia. Mi arriva una foto e sono sconvolto..Ecco, il rubinetto di quella fontana non sono io, questo è certo. Io, una persona alla quale è stato detto: "il tuo sesso dallo al gabinetto".

L'hanno anche vista alzarsi la sottana, la mattina, davanti allo specchio. E che pelo nero, però. Io un pelo così nero, non l'ho mai visto, forse. Dopo questa notizia sono andato a casa e le ho detto: "Senti un po' chiudi le finestre da domani, qui ci spiano".

Però nonostante lei sapesse che ormai tutti l'avevano vista nuda, con me continuava a non spogliarsi, nemmeno la notte. Si cambiava lesta lesta in bagno e poi si infilava nel letto e si rigirava. Lei e quella sua amica, quella grande fica, alta di cavallo, con i fuseaux aderenti, i tacchi 12, sempre in giro, (a far che cosa?). Io le lascio andare, è meglio. Passo generalmente il tempo in casa, sto in mutande, perché fa un gran caldo, faccio i puzzle, sfoglio magari qualche porno e penso spesso a una donna thailandese che mi sono scopato durante un viaggio a Bangkok. Ci sapeva proprio fare, non c'è che dire e anch'io ci sapevo fare.

Però è presto detto, me lo dico sempre: non serve pensare a grandeiimprese, imprese eccezionali, l'importante, datemi retta, è essere normale.

Bò, io normale non lo sono mai stato mica tanto. Però ogni tanto cerco di fare la vita da "normale", uscire, vedere gente. Ecco, per esempio l'altra settimana ero uscito. Mi son concesso un giretto nella mia Bologna. Almeno fuori non sto in mutande, mi metto i pantaloni.Lei, naturalmente, sempre in giro con la sua amica (e qui non faccio il gestaccio allusivo per farvi capire che cosa fanno). Io invece mi sento uno straccio che si sbatte in giro...ecco per esempio l'altra settimana ero sui viali e mi sono messo a parlare con una puttana. Questa non era thailandese, ma era semplicemente italiana. Era una puttana in gamba, sicuramente, non una di quelle morte di fame, analfabete, magari anche poco curate. Certo, non faceva tanto freddo, ma aveva la pelliccia, gli stivali. Gli stivali erano un po' kitsch, però era una puttana femminista attivista, di quelle "il corpo è mio e lo gestisco io", di quelle "smetto quando voglio". Una che se vuole può anche chiudere la saracinesca della propria figa e andare a bere qualcosa. Ed infatti, con piacere, siamo andati in un bel bar. "Oh, non è che poi mi fai pagare il disturbo?". "No, no, tesoro", fa lei.

Oh, ma perché le puttane devono sempre chiamare "tesoro" i loro clienti?. Voglio dire, mica abbiamo mangiato i tortellini insieme l'altra sera e poi mica son fesso, lo so bene che lei non mi ama. Quindi è un po' ridicolo, questo modo di giocare a recitare, no?

Abbiamo parlato di questa strana situazione attuale, fatta di contraddizioni. Poi lei, mi dice, ha avuto un aborto spontaneo, proprio sul marciapiede, una sera. Ha cagato fuori il figlioletto di sangue sulle scarpe, che cosa orribile. Ma comunque lei fa la puttana perché è il modo più giusto per fare i soldi, rimanere onesti e fare qualcosa di divertente (quasi divertente) senza ammazzarsi di fatica (quasi ammazzarsi di fatica).

Ma le puttane hanno sto vizio del concludere. "Allora cosa vuoi fare?", che poi qualsiasi donna ha sempre sto vizio qui. "Allora" è la parola d'ordine, che sia per mettere su casa, fare un figlio, poco importa. Messo alle strette scarico sul tavolo cinquantamila e la lascio così. La saluto, mi sto annoiando. Forse con le puttane non si parla, si agisce. Ho sbagliato tutto. Preferisco passeggiare per Bologna, ma più tiro avanti nella mia camminata e più mi sento un deficiente. Poi questa cosa non posso certo mica raccontarla agli amici al bar, sia chiaro.

Un tizio mi ferma, ha una cartina in mano si è perso. Fa tenerezza, ma io risoluto gli ripeto più volte che è difficile perdersi a Bologna, non si perde neanche un bambino.

Lui che capisce a malapena l' italiano non tarda certo a rispondere: "I am from Berlin", sono di Berlino. A Berlino ci sono stato col mio amico Bonetti, ci sono stato con lui, la città era un po' triste e molto grande. Certo è più facile perdersi a Berlino che a Bologna. Certo, di puttane ce ne sono anche lì e fin troppe. O forse le puttane tedesche non hanno sto vizio del concludere? E poi ci sono le puttane dell' Est e dell' Ovest.

Però mi sono rotto, penso di tornare a casa e di rimettermi in mutande. Comincia a imbrunire e mi fermo a guardare una stella, lontana, lassù. Veramente molto bella, però quella strana sensazione di sentirsi un deficiente sta cedendo il passo a un'altra strana sensazione, che la mia cappella si sta or ora ingrossando. Vedi? Che dovevo andare con quella lì!!! Così almeno la mia giornata aveva un perché e potevo almeno dimenticare per un attimo la mia lei, che starà cavalcando e magari poi si fermerà a bere a qualche fontana per la fatica. Io invece ho girato per Bologna, che spreco.

No, a sto punto, corro su, faccio le scale tre alle volte mi barrico, chiudo a chiave, mi stendo sul divano e......e mentre qualcuno penserà: questo qui ha avuto un attacco di diarrea a pensare sempre ai suoi guai e al suo essere deficiente. Ed invece.....

.... con dolcezza, è partita la mia mano.



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