(Dis)servizi pubblici

Da Leragazze

 
ALicEpedia: “Servizi Pubblici”

Pagina di disambiguazione:

la parola “servizi” è normalmente usata, anche in altre lingue, e significa “gabinetti, toilette”. In una parola “cessi!”.

Per “servizi pubblici” si intende il sistema di trasporti pubblici comunali (autobus, tram, metropolitana, taxi).

Ci sono casi in cui le due definizioni possono coincidere. Quello che vi racconto oggi è uno di questi.

L’altro ieri (domenica) era una giornata per la quale è stato stabilito dal Sindaco Alemanno, il blocco della circolazione delle automobili nella fascia verde (cioè praticamente nell’intera città). E se per la prima volta è stata presa dall’attuale sindaco una decisione del genere, qualcosa mi dice che la situazione delle polveri sottili a Roma era davvero insostenibile.

Il nostro Giannone aveva promesso per l’occasione l’intensificazione dei mezzi pubblici, ma, si sa, sono le solite promesse da marinaio (perché mai  poi non usare il più calzante promesse da sindaco?)

Con mia figlia dovevamo recarci in via Giulia, a Palazzo Sacchetti, per partecipare a una visita guidata. Ovviamente il nostro autobus, l’87, non arrivava. Con l’aiuto di mio Figlio Grande che al telefono con noi, controllava i tempi di attesa dei bus su internet, decidiamo di percorrere un po’ di strada a piedi per avere più mezzi a disposizione. Ci rechiamo a piedi  (de corsa!) a tre fermate di distanza rispetto alla nostra, dove sarebbe dovuto arrivare dopo poco l’81. Abbiamo atteso più di qualche minuto. Abbiamo anche valutato di prendere un taxi, ma al parcheggio non ce n’erano. Aspettiamo i nostri buoni 10 minuti e ci vediamo invece comparire, bel bello il nostro 87. Quello che avremmo potuto aspettare comode comode, sia pure in mortale ritardo, davanti a casa. Ma tant’è. Lo prendiamo. E’ inutile specificare che era pieno zeppo, vero?

Evidentemente poi del blocco della circolazione gli automobilisti romani se ne sono stracicciati, visto il traffico che c’era per le strade. Arriviamo faticosamente a largo Argentina già in ritardo di 15 minuti;  avevamo ancora un sacco di strada da percorrere a piedi per arrivare a Via Giulia. Che facciamo? Prendiamo un taxi! Per forza! Anche perché mia Figlia a piedi non ce l’avrebbe fatta.

Li per la verità lo troviamo subito all’apposito parcheggio. Ci dirigiamo verso il primo della fila e saliamo. Gli indico la nostra meta, e ci risponde incazzato nero obiettando l’eccessiva vicinanza della destinazione . Gli rispondo che se per lui era un problema, noi potevamo anche scendere. Con l’aria di chi ci sta facendo un favore invece parte in quarta, sempre incazzato, borbottando tra sé e sé.

Fatto sta che dopo 2 km (che non sono proprio pochissimi, specie se avessimo dovuto percorrerli di corsa) siamo giunti a destinazione con la modica spesa di 5.30 €. Naturalmente senza ricevuta (credo che mi avrebbe sparato se gliel’avessi chiesta!).

E mi domando come pretendono i tassisti di essere più competitivi degli autobus se si schifano di fare un percorso di 2 km! Direi che in una normale giornata di lavoro può essere messa in conto una corsa meno produttiva delle altre (mi sembra oltretutto che lo scatto iniziale del tassametro sia stato istituito proprio per cautelarsi contro i percorsi brevi!).

E questa è l’andata.

Al ritorno, sempre con mio Figlio Grande che ci teleguidava da casa, scopriamo che del nostro 87 non c’era l’ombra; l’81 nemmeno a parlarne; vediamo però arrivare un autobus che sapevo che ci avrebbe portato non lontano da casa. Saliamo e chiedo all’autista se sarebbe passato per San Giovanni.

Mi risponde un po’ esitante che, ” boh??? Passo da Porta Metronia”. “Ma fa Via Gallia?” incalzo io. “Boh??? Me pare che faccio la parallela… si! Quella che vie’ giù! Intuisco che avrebbe fatto un determinato percorso (un po’ lontanuccio, ma vabbè) e ci sediamo.

Arrivati nei pressi di quella che pensavo dovesse essere la nostra fermata, mi avvicino alla porta anteriore, e schiaccio il pulsante di prenotazione dicendo all’autista: “Mi scusi, ho suonato, ma non sono certa che sia la mia fermata…”. Avrei voluto aggiungere “può per favore indicarmi che strada fa da qui?” ma non ho potuto, perché quel decerebrato mi interrompe dicendomi in malo modo: “A Signo’ [a chi?] se lei spigne er pursante io me devo ferma’, e me fa’ perde tempo! [accipicchia che precisione e che stakanovismo questi autisti: non si direbbe vedendoli al bar vicino ai capolinea che chiacchierano tra loro mentre la gente li aspetta dentro i loro mezzi già pieni zeppi!]. Al che mi scuso dicendo che non pensavo fosse così grave suonare per sbaglio, tanto più che gli stavo chiedendo un informazione [su un percorso peraltro che avrebbe dovuto conoscere, visto che di mestiere fa l’autista dell’autobus e non il fioraio! Ma questo non gliel’ho detto]. Mi risponde ancora più alterato: “Ah! Nun è grave? Je pare che nun è grave?” . Nel frattempo poi era salito sull’autobus un signore grassissimissimo che puzzava come non avete neppure idea. Quindi a quel punto, che fosse la nostra fermata o no, temendo anche di prendere le botte dall’autista decerebrato, scendiamo dall’autobus e ci incamminiamo di nuovo verso casa.

Stavolta rigorosamente a piedi.



Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :