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Distacchi di utenze: serve giustizia, non fondo di solidarietà

Creato il 19 settembre 2013 da Cremonademocratica @paolozignani

Il fondo di solidarietà richiesto dalla capogruppo del Pd in consiglio comunale Maura Ruggeri sarebbe, come ogni intervento dei servizi sociali, molto fuorviante ed notevolmente fuori luogo. Un rimedio per le emergenze estreme si può capire, tuttavia va sradicato il problema. Infatti non ci devono essere distacchi di utenze dell’acqua.
Non per essere più “a sinistra” o più radicali della capogruppo del Pd. La politica si muove nell’ambito delle possibilità attuabili nell’immediato, il Pd segue una sua linea che si inserisce in una strategia complessivamente conservatrice, scelte libere del Pd che vuole dimostrare la sua ortodossia capitalista, come sostiene anche il New York Times; tuttavia va respinta la sostituzione del diritto con il sentimento della pietà o della compassione tipica della ricchissima Chiesa cattolica.
Non per contraddire o competere con chi fa amministrazione, bensì nella speranza che il temerario quanto cordiale lettore ospiti nel proprio sguardo rivolto appassionatamente all’orizzonte umano, ultimamente così umiliato, la possibilità di una rivoluzione: acqua per tutti, come diritto umano, diritto di vivere senza essere circondati da aziende che vendono l’invendibile. Altro esempio: la salute, le cure mediche, non possono essere un enorme affare globale a danno dei più deboli. Altro esempio: tutti i beni di largo consumo, oggetto da anni di speculazioni fosche. Sono temi che appartengono ai cittadini, non ai politici e alle grandi società. È la nostra vita, non il loro bilancio, che merita di meglio.
Va ammessa l’impossibilità di diritto di proseguire i distacchi delle utenze e l’opportunità di creare un sistema molto più dignitoso. I distacchi invece intimidiscono, spaventano, preceduti da lettere di avvocati, da solleciti, da un clima di paura.
E pare ovvio, dopo i referendum sulla gestione dell’acqua, che non si può far finta di non vedere che cosa ha deciso la sovranità popolare. Dalla tariffa dell’acqua doveva essere tolta la remunerazione del capitale, fissata due anni fa al 7%, un utile netto che difficilmente un privato ottiene in una provincia per decenni senza concorrenza. Quel 7% pagato in bolletta è stato a pungo una tassa mascherata che gli utenti del servizio idrico integrato (depuratori compresi) ha pagato alle grandi società private di proprietà dei potenti capitalisti italiani. Potenti, ma aiutati con metodi indecenti come quel 7% da una politica ribalda e truffaldina. tariffa truffa
La nuova tariffa comprende ancora oneri finanziari, pagati ancora in bolletta due anni dopo il referendum. Ancora, in piena recessione paghiamo una tassa occulta alle società più ricche e potenti. E chi paga il tributo nascosto, l’obolo versato dal povero al ricco, sono a Cremona anche, e addirittura, gli assegnatari di case popolari, ovvero nuclei familiari indigenti, disabili in carrozzella, invalidi malati seriamente, persone senza lavoro o quasi.
Cremona ha allacciato anni fa il teleriscaldamento a molte abitazioni gestite dall’Aler, dove vivono le persone economicamente e socialmente più a disagio. Proprio a loro arrivano le bollette più alte in assoluto, soprattutto in rapporto al reddito.
E per rimediare a ingiustizie simili la collettività deve pagare i danni creati da un sistema impazzito come questo?
No. Gli oneri finanziari pagati in bolletta ancor oggi servono anche per interventi solidali. Perché non usarli quindi e invece far compiere al Comune, area Politiche sociali, il gesto dell’ente elemosiniere?
La collettività paga già bollette troppe alte, caricate da oneri impropri, autentici favori e regali ad aziende già straricche in ambito nazionale. Le stesse norme favoriscono senza umanità l’Eni, l’Enel eccetera e anche le aziende locali come l’Aem. In più la stessa collettività deve pagare anche i danni delle ingiustizie compiute da questo sistema?
No. Occorre il coraggio di imporre un princìpio, occorre battersi per questioni di principio, prima che lorsignori divorino ogni soldo rimasto in tasca ai poveri. Ma da quando non ci si batte per questioni di principio? Da quando si vende l’anima ai rialzi di mercato per poi ricomprarla quando il prezzo scende? Da quanto l’arte del compromesso o della sottomissione è apprezzata più della giustizia?
A Cremona gli impianti del teleriscaldamento non funzionano. Il Comune lo sa. Le bollette arrivate in abitazioni diverse mostrano conti incomprensibili. L’appartamento più piccolo paga più del più grande.
L’interruttore per spegnere il teleriscaldamento non funziona. Il calore continua, il conto sale, il reddito scende. Basta.

45.175300 9.974169

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