Ultimamente, ne sto vedendo di cotte e di crude. In strada, ma anche online.
Solitamente, davo la “colpa” al fashion blogging, per certe robe brutte che vedevo in giro. Sapete no? Quel sottile senso nonsenso di “devo esagerare, farmi vedere, far vedere che sono una fashion blogger che se la sa cavare in ogni situazione”… avete presente?
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E giù di abbinamenti alla cieca da un armadio ai limiti del surreale.
Nessuna regola, solo la regola del “farsi notare”, e più ci si fa notare meglio è. Pugni nell’occhio come se piovessero.
Paillette e fluorescenze, tagli accatastati l’uno sull’altro senza senso e senza perchè, colori disabbinati magistralmente, diverbi fra stampe e accostamenti che chiamarli arditi è fare un complimento ad una strategia che non esiste.
Una cosa odiosa, no?
Ecco, allora, vediamo di distinguere fra il brillantissimo mondo del fashion e la vita reale. E, soprattutto, rendiamoci conto CHE I DUE INSIEMI NON SI INTERSECANO, MAI, a meno che non siate blogger famose.
Ma VERAMENTE famose.
Non wannabe blogger, ma gente del calibro della Fergnagna e compagnia bella.
E di blogger così ce ne saranno si e no 100 n Italia (e sono stata molto generosa nella stima). Il resto? Il resto farebbe meglio ad andare a nascondersi, a coprirsi, a sviluppare un minimo senso del pudore. E magari qualche tonnellata di buongusto, tanto per cambiare.
Ebbene si, io vorrei vedere un nuovo trend, prendere piede in città, e nel mondo: lo stile e il buongusto come segno distintivo. Non distinguersi per distinguersi.
Understatement, toni pastello, e, se proprio dovete “ardire”, fatelo discretamente.
Un tocco minuscolo qua, un dettaglio là, il taglio del cappotto, quello della camicia.
Non il ricoprirsi di un pezzo “designer” sopra l’altro, in una inutile gara al “far vedere che ce l’ho” (la borsa di Gucci, il completo Moschino, le scarpe di Prada, l’Apple watch…etce etce)
Il design, lo lascerei ai designer, quelli veri. E alle loro passerelle. Al mito, e alla sua cultura, ma non lo imbatardirei portandolo (male) nelle strade.
Sarò una romantica esagerata… ma per me è così.
Fashion as Art – experimental fashion design with woven leather; sculptural fashion armour // Sarah Ryan – found on Pinterest
Io non so se qua vi ho perse, ma sono sicura di no. sono sicura (perchè ho fatto attenzione a selezionarvi bene, mio caro pubblico), che lì fuori siete tutte persone “normali” (ma straordinarie a vostro modo) come me, e che siete stanche di tutta questa apparenza forzata, e della mancanza di stile che sconfina in bruttura proprio che ci tocca sorbirci ogni giorno.
E lo so che la vita dovrebbe essere “vivi e lascia vivere”, ma che vi devo dire: certi eccessi mi urtano proprio. urtano il mio senso del gusto, quello del decoro, mi fanno provare pena per quello che siamo diventati. E per quello per cui ci vogliono far passare.
Grazie a questo, ad esempio, ora il fenomeno in controtendenza è protestare veementemente quando qualcuno ti da della “fescion blogger” (io non faccio quelle porcherie!) e dissociarsi repentinamente dal concetto, e dall’immagine mentale che evoca. E ci credo!
Il problema è che ormai sono più quelle che lo fanno male che quelle che lo fanno bene, e perciò queste ultime si vedono costrette a gettare la spugna, difronte alla ribalderia all’arrembaggio, e dissociarsi dalla categoria. Quando invece hanno molto da insegnare, in fatto di stile almeno.
Che peccato. Come sempre, a questo mondo, vince la cialtroneria.
Ma io ho un sogno, di veder tornare il buon gusto e lo stile alla carica, di vederli vincere sulla cheapperia e sulla zoccolaggine… e a quel sogno, non ci rinuncio. Post dopo post, tshirt dopo tishirt (meglio se coi gatti) e così via… sbaglio? O siete con me?