Al liceo odiavo dover ripetere a memoria quanto mi dicevano i professori, odiavo l’impossibilità di costruirmi una personale visione delle cose, odiavo dover scrivere quello che l’insegnante si aspettava di leggere sul foglio del compito in classe. Così coltivavo banalità per riempire i fogli, accumulando un grave ritardo nella costruzione delle mie idee.
La scuola vissuta in un tale contesto metodologico è inutile, si sa; ma forse a Latina la procedura può funzionare (o almeno può aver funzionato) meglio che altrove. Questa è infatti una città con un profondo retaggio fascista (nel senso che ha ormai tecnicamente nel linguaggio comune); l’inconscio di ciascuno ne è permeato grazie ai racconti dei vecchi e ai benefici ottenuti allora di cui si gode ancora. Ci sono persone nate nel 1987 che ritengono di credere in principi di un regime di un secolo fa così come i loro sessantenni genitori. Nessuna meraviglia, però il meccanismo del consenso inerziale è perverso: quali sono le regole? Bene, obbedisco e aderisco. Cioè: qualcuno, forte fino alla prepotenza, mette ordine e disciplina e io, che amo l’ordine e la disciplina lo seguo. Cioè: non sarei mai in grado da solo, ci vuole uno che lo faccia per me e per tutti. In totale assenza di senso dello Stato, della legalità, di costruzione del bene comune. È certamente più facile, come scrivere sul foglio quello che il professore pretendeva al liceo: la trascrizione della “spiegazione” della settimana precedente. Ma Latina è fascista persino e purtroppo più squallidamente: chiunque può mettere in piedi un codice al quale i più, d’abitudine, per retaggio culturale, obbediscono. Dunque bisogna andare in quel locale, portare quelle scarpe, votare quel candidato, avere quella macchina, fare quelle vacanze, non sapere come pagare la bolletta. E poi non mettere mai la freccia in macchina, picchiarsi in caso di tamponamento, evitare le iniziative culturali se non quelle organizzate dal guru localista sull'autoproclamato di turno che dà contributo zero al patrimonio nazionale. Non si salva nessuno, tecnicamente si è fascisti a sinistra e a destra, è un fatto di testa. Vuota.É un po' questo il motivo che spinge a impegnarmi nell'iniziativa Lista Pennacchi: superare le barriere dell'ottusità ideologica per costruire, insieme a tutti coloro che vogliono impegnarsi, una città migliore e a misura di chi più di tutti deve sentirsi tutelato dallo stato, cioè i più deboli. Lo Stato, al contrario di quello che pensano Berlusconi e i suoi fans, non esiste per mettere i legacci ai ricchi sfondati paraculo ma per garantire con le leggi la libertà e il benessere di tutti. Per questo è fondamentale un sano controllo dello Stato nell'economia piuttosto che assistere alla generazione di mostri incivili come Urbania (gestore strisce blu a Latina). Continuo a chiedermi perché, ad esempio, alla Stazione di Latina Scalo abbiano dovuto per forza costruire l'edificietto chiamato info point, coi soldi pubblici, messo “in mezzo alle palle” rovinando l'estetica, il profilo e l'ergonomia topografica della Stazione di Mazzoni. Non è un fatto di tutela dei Beni Culturali, come qualcun potrebbe credere; do per scontato che se ne siano accorti tutti che è un cazzotto in un occhio e che chi l'ha fatto fare se ne sbatteva della tutela (compresa quella parte di Stato pagata per non permettere di deturpare il nostro patrimonio storico). Il problema è che quell'info point non ha mai funzionato ed era ovvio che non funzionasse: non ci sono informazioni da dare ai pendolari che abitano a Latina e non c'è alcun afflusso turistico che giustifichi la spesa. Ergo qualcuno ha guadagnato attraverso uno scambio di favori politico imprenditoriali operato con soldi pubblici. A occhio e croce - la butto lì - con gli stessi soldi si poteva pagare un trimestre di corso gratuito di lingua inglese ai bambini tra i 10 e i 15 anni residenti, pomeridiano, con esame finale e consegna di attestato valido come certificazione. Dimostrando di credere nella necessità di proiettare i nostri giovani in Europa, di garantire un innalzamento del proprio livello culturale a chi magari non può pagare tremila euro l'anno per mandare il figlio a imparare l'inglese privatamente (perché la scuola etc. etc.). Demagogia? Sì, sto dalla parte del popolo. Grazie. A Latina si sono avvicendate e ahinoi si avvicendano generazioni di politicanti abituati ad agire (diciamo così) sforzandosi di ricordare le poche cose che hanno in testa: gli slogan letti a fatica sui ciclostilati. In questo non c’è distinzione tra destra sinistra e centro. Nel cartello del potere crescevano e crescono quelli che non erano, non sono e non saranno mai in grado di anteporre la persona allo scambio sotterraneo di favori; gente che ha imparato dall’infanzia a calpestare le teste altrui, egoisticamente e ottusamente.Va bene. D’accordo: “non bisogna fare di tutta l’erba un fascio”, “è necessario operare dei distinguo” e via cantando; perfetto. L’abbiamo detto. Adesso continuiamo allora a prenderci in giro, a dire che si tratta di mele marce in un albero produttivo e in salute... intanto si coltiva la violenza verbale, il perseguimento spasmodico delle proprie fette di potere, gli interessi e i favoritismi, lasciando che il bene comune sia un problema scritto nei programmi elettorali.In generale e maledettamente senza distinguo si vedono persone che hanno una sola ricchezza: i soldi. Per il resto sono fango, incapace di costruire niente, di approfondire, di riflettere, di argomentare. E sono rari. La maggioranza ha un’altra, unica, ricchezza: i debiti.