I bipedi non sono praticamente più capaci di commuovermi o di toccarmi il cuore: ci voleva giusto un cane per ridurmi una merda, costringendomi all’Havana per riuscire a dormire.
Lunedì sera, all’improvviso, il mio Mister ha iniziato a comportarsi in modo strano (non cercava le coccole, non cercava la pappa, camminava a testa bassa), e pian piano ci siamo accorti che gli si stavano lentamente paralizzando gli arti. Dopo varie indagini, i medici hanno scoperto un’ernia cervicale che lo paralizza quasi completamente. A quel punto c’era una decisione da prendere: operarlo o non operarlo?
La questione era puramente economica: operazione € 1.300, visita neurologica € 120, riabilitazione € 800, da sommarsi alla risonanza magnetica (€ 570) e a tutto ciò che era venuto prima della diagnosi (esami del sangue, degenza, radiografie ecc.).
Si parla di una spesa intorno ai 3.500 euro, senza ovviamente avere la certezza della guarigione del cane.
Io questi soldi non li ho nemmeno per sbaglio, e l’alternativa era farlo sopprimere: lo avrei tenuto anche paralizzato, ma l’ernia gli avrebbe purtroppo causato dolori insopportabili.
Ieri sera sono crollata. Il senso di colpa mi ha fatto in pezzi: non avevo i soldi per salvarlo.
Sono sempre stata convinta che nel momento in cui ci si prende in carico un altro essere vivente, bisogna essere consapevoli della responsabilità che si ha nei suoi confronti.
Ho sempre guardato in modo critico quei genitori che mettono al mondo i figli senza avere la sicurezza economica per poter garantire loro salute, istruzione, benessere. E ora io mi sono trovata a dover rendere conto a me stessa per non essere all’altezza nemmeno di un cane.
Fortunatamente, oggi, i miei genitori hanno deciso di pagare tutte le spese per l’operazione, e io cercherò di restituire loro quello che potrò.
Se razionalmente mi rendo conto che 3.500 euro per un cane possono sembrare un insulto, dall’altro mi basta guardare negli occhi il mio cucciolo per vederlo talmente disarmato e incolpevole, da non trovare la forza per ucciderlo.
Sono consapevole anche del fatto che molte persone giudicheranno patetico questo dolore e questo trasporto emotivo (che ho esibito con poche remore), ma Mister Magoo è il mio compagno, colui che divide con me il letto, i successi e le sventure; quello che viene con me in vacanza, al ristorante, alle feste, in banca e che mi aspetta fuori dal supermercato. È la mia riserva di amore inesauribile.
Io invece sono quella che gli cucina il polletto e il lesso, che lo imbocca per non farlo ingozzare, che lo porta a fare passeggiate interminabili all’alba e al tramonto e che sopporta, stoica, i suoi stupefacenti gas intestinali (che gli sono valsi il soprannome di MagooNapalm).
La cosa sensazionale è che il mio dolore esibito, se da un lato mi avrà reso ridicola, dall’altro mi ha circondato di vicinanze commoventi e inaspettate. Mi sento cretina, ma non posso fare altrimenti, e le offerte di aiuto economico che mi sono arrivate mi hanno sbalordito e commosso.
Ringrazio tutte le persone che si sono fatte sentire vicine, che sanno capire cosa significhi l’amore per un peloso, e che si sono offerte di fare una colletta in sostegno di Mister Welby Magoo. Io i soldi che non posso restituire non li so accettare, ma mi ricorderò sempre della vostra generosità.
Per ora mi godo la decisione dei miei genitori.
Poi, con calma, ritornerò a fare i conti con il senso di colpa e di inadeguatezza, camminando sul filo sottile che separa l’egoismo d’amore con la responsabilità verso l’altro.
Vado a rifarmi il trucco, che ho gli occhi pesti come una zampogna.
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