Il forte, meglio sarebbe dire il carcere, di Fenestrelle, in Piemonte, fu l’ultima tappa per la vita di molti soldati delle due Sicilie. Renitenti alla leva, soldati che si rifiutarono di prestare giuramento al nuovo sovrano e alla nuova patria.
Così, per commemorarne la memoria, qualche anno fa, su iniziativa dei Comitati Due Sicilie, Fiore Marro, il presidente, chiese a Nicola Zitara delle parole per ricordare quei soldati. Parole da far incidere su una lapide che, l’amministrazione del forte, concesse ai comitati stessi per apporrla sulle mura.
“Tra il 1860 e il 1861 vennero segregati nella fortezza di Fenestrelle migliaia di soldati dell’esercito delle Due Sicilie che si erano rifiutati di rinnegare il re e l’antica patria. Pochi tornarono a casa. I più morirono di stenti. I pochi che sanno si inchinano”.
Per alcuni storici, “menzognera è la lapide che incredibilmente l’amministrazione del forte ha consentito di esporre… un’invenzione storiografica e mediatica: tanto più ignobile in quanto rivolta ad un’opinione pubblica frustrata e incattivita”.
Fossero anche stati quattro o cinque i soldati periti (e non sono queste le cifre), quella lapide era un’apertura alla memoria storica condivisa. Un pò come la richiesta di riportare a casa il cranio di Villella, o (tempo addietro) quello di Passannante.
La trasmissione “Cose dell’Altro Geo”, della Rai, così descrisse il forte, annoverando Fenestrelle tra le fortificazioni ed i castelli con esclusiva funzione militare, “iuna terribile prigione al limite del lager, dove furono rinchiusi trentamila soldati borbonici” (dal minuto 28 il video: http://www.rai.tv/dl/replaytv/replaytv.html?day=2013-01-05&ch=3&v=166932&vd=2013-01-05&vc=3&fb_action_ids=10200261199602254&fb_action_types=og.likes&fb_source=timeline_og&action_object_map={%2210200261199602254%22%3A395097937241392}&action_type_map={%2210200261199602254%22%3A%22og.likes%22}&action_ref_map=[]#day=2013-01-25&ch=3&v=173855&vd=2013-01-25&vc=3)
Da ieri quella lapide non c’è più Un gesto provocatorio, l’ha ridotta a brandelli.
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Che timore incute, una semplice lapide?