Magazine Cinema
Fighting (2009)
The Son of No One (2011) - 2,5/5
Montiel (1970), americano, voleva sfondare nella musica, ma senza successo. Allora scrisse un libro autobiografico sulla vita di strada nel Queens degli anni '70, base per il suo primo film da regista, Guida per riconoscere i tuoi santi. Da allora ha pubblicato anche dei dischi, ed inoltre ha diretto altri due film.
-Guida per riconoscere i tuoi santi
(A guide to recognizing your saints) di Dito Montiel - USA 2006 - drammatico/autobiografico - 97min.
Il regista Montiel ha tratto un film dal suo libro autobiografico omonimo, in cui racconta la sua esperienza di vita vissuta nel 1986 nel Queens, quartiere multietnico di N.Y.: risse, rapporti difficili fra coetanei e genitori, la sensazione di essere spazzatura di cui nessuno si occupa ed una gran voglia di fuggire. E' quel che Dito fa, ripiegando verso la California, per poi tornare, vent'anni dopo, a chiudere i conti col passato, riaffrontando il padre con cui ha troncato i rapporti e visitando in carcere Antonio, amico finito in prigione per averlo vendicato.
La sincerità del racconto è disarmante, scoperchia sentimenti autentici e non può non commuovere e coinvolgere. Si crea un grande empatia con i personaggi, anche grazie all'ottima squadra di attori; Dito ragazzo è interpretato dal sempre più convincente Shia LaBeouf ("Disturbia"; Indiana Jones e il regno dei teschi di cristallo ), qui nella sua prova finora più impegnativa; Dito adulto è invece impersonato da un asciutto Robert Downey Jr. ( Iron Man ); ma sono ottimi anche tutti i comprimari.
Di pregio anche la fotografia di Eric Gautier, che contrappone "...la luminosa frammentarietà eccitata degli anni '80 ai toni più pacati e cupi del presente." (dal dizionario dei film Morandini).
Nulla di nuovo, ma davvero piacevole da guardare.
voto: 3/5
-The Son of No One
USA 2011 - drammatico - 95min.
Nel 2002 un poliziotto che ha passato la sua infanzia nel Queens (Channing Tatum) è perseguitato da lettere minatorie da parte di qualcuno che sostiene di conoscere il suo segreto: nel 1986 da ragazzino provocò la morte di due persone nel quartiere-ghetto dove viveva, ma il caso fu insabbiato da un commissario benevolo (Al Pacino). Ora il passato torna a perseguitarlo.
Una buona sceneggiatura fa da traino al film per quasi tutta la sua durata, fino al finale frettoloso e per certi versi assurdo e inverosimile (perchè l'autore delle lettere si spinge fino all'omicidio? Possibile che il poliziotto non capisca fino alla fine di chi si tratti?). Fino ad allora, il ritratto d'ambiente (che Montiel conosce bene dato che vi è nato e cresciuto) e l'ammirevole interpretazione sotto le righe di Tatum concorrono a rendere la pellicola avvincente. Forse l'aura di maledettismo che pervade la pellicola è un filo esagerata. Piccole parti per Pacino, Ray Liotta e Juliette Binoche.
Voto: 2,5/5
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