La parola Libertà è stata sempre usata, abusata e stuprata. Combatterono per la libertà Robespierre in Francia e Cromwell in Inghilterra senza dimenticare Lenin in Russia. La Storia insegna che le rivoluzioni di questi personaggi abbatterono delle dittature per instaurarne altre. Oggi nell’Europa unita non esistono dittature. Tuttavia continuano le lotte di movimenti che combattono per la Libertà. Ma a che prezzo?
Parliamo dei già citati movimenti antagonisti, per essere chiaro mi riferisco a Black Bloc e simili. Persone che distruggono tutto in contrapposizione al Sistema, a questo Mondo che non va, a questa società consumistica e capitalista che imprigiona l’uomo dentro una gabbia fatta di menzogne e schiavitù. Il Caos è la risposta a tutto, nessuna regola e un odio smisurato verso tutto ciò che è legge, ordine, polizia. Nel nome della Libertà.
La Libertà. E chi non la pensa così pare che sia solo un dannato benpensante, schiavo e, sicuramente, fascista. Personalmente e civilmente, mi oppongo a questa definizione.
- Non sono benpensante se penso che alla base di ogni rivoluzione debba esserci l’informazione, la capacità di un gruppo di persone di andare oltre i limiti imposti da uno Stato, alzando la voce e chiarendo il proprio pensiero, andando contro l’autorità, ma con la parola, il dialogo, anche quando il Potere risponde con i manganelli.
- Non sono schiavo se ho un lavoro, penso alla mia famiglia, porto a casa un dannato stipendio e non voglio arrivare in ritardo alla mia scrivania perchè un gruppo di facinorosi occupa l’autostrada o distrugge una via.
- Non sono fascista se dimostro la mia opinione con onestà, chiarezza, tranquillità e ascolto anche l’opinione altrui.
- Non sono benpensante se credo fermamente che non è con i caschi e le spranghe che si fermano i manganelli e i lacrimogeni, ma con la fermezza delle proprie idee, con la parola e la capacità di far arrivare il mio messaggio a più gente possibile e i soprusi subiti nelle opportune sedi giudiziarie.
- Non sono schiavo se penso che una risposta con caschi e spranghe dia al Potere la possibilità per addossare a me le colpe della violenza di uno scontro.
- Non sono fascista se non cambio la mia opinione perchè, come già scritto, sono certo che senza informazione non può esserci nessuna rivoluzione.
I tempi sono cambiati, il web ha aperto porte che fino a qualche anno fa erano inimmaginabili e il caos dei vecchi tentativi (malriusciti) di rivoluzione può essere sostituito da una cronaca costante degli avvenimenti in corso, ma non possono essere dati filmati parziali, inquadrature convenienti, assenza totale del dibattito e del contradditorio, poichè queste cose le fa già il Potere, quel Sistema che si cerca di cambiare.
Non si può cambiare il Sistema comportandosi esattamente nello stesso modo ma in parole diverse.
Non la chiamo
Libertà.Il suo nome è
Dittatura.
Non è odiando i poliziotti che si combatte il Potere, ma comprendendo che quei poliziotti sono persone che hanno delle famiglie da mantenere, che magari non conoscono le ragioni di chi gli sta davanti, vedono solo delle spranghe, delle facce coperte e delle scritte che dicono
“All Cops Are Bastards”. No, non tutti i poliziotti sono bastardi perchè, come diceva Pasolini,
<<I poliziotti sono figli di poveri./Vengono da periferie, contadine o urbane che siano>>. In compenso non è difficile trovare figli di dottori ed avvocati, imprenditori e banchieri tra le fila dei contestatori (Non tutti, naturalmente, sia chiaro!). Ecco perchè molte volte questi “Dittatori della Libertà” non capiscono quanti disagi possa creare una strada occupata, un negozio bruciato, una macchina rovesciata e distrutta. Ecco perchè non comprendono che il dialogo con le persone può essere più forte di una spranga. Ma soprattutto
ecco perchè non capiscono che per parlare con la gente non ci si può presentare sporchi e stracciati.
Per lanciare un messaggio alla gente bisogna innanzitutto dare loro quello che vogliono: l’apparenza.
Mi spiego: Se entro in un centro sociale incravattato, profumato
di tutto punto, con una segretaria, la prima impressione non sarà esattamente quella del rivoluzionario. Allo stesso modo, se parlo ad un moderato (che lo vogliano o no, rappresentano la maggior parte della popolazione) vestito “da centro sociale”, è molto probabile che io passi per pazzo drogato, anche se non ho mai toccato una canna in vita mia. Il mio messaggio non arriverà mai se non supero quella “Prima impressione” che suona tanto detestabile quanto è necessaria.
Ma il mio, fondamentalmente è un sogno: che si arrivi ad un dialogo, che si combatta con le parole e che si documenti senza rispondere alla violenza con altra violenza. Messaggi vecchi e sorpassati, ormai.
Flavio Coraglia
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