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Uno dei miei clienti è uno stimato professionista. Un ingegnere che ha il suo studio di progettazione. E' brillante, e l'ho sempre pensato dal primo momento in cui l'ho conosciuto. Una di quelle persone che chiunque definirebbe di un 'altro livello'. Si è laureato in ingegneria giovanissimo perchè lo studio, aperto da suo padre, aveva bisogno di qualcuno che facesse continuare l'attività di famiglia ed è sempre stato eccezionalmente bravo a guidarlo. Effettivamente, non gli piaceva particolarmente fare l'ingegnere (avrebbe voluto fare l'attore) ma a 18 anni quand'era il momento di scriversi all'università tra l'accademia d'arte drammatica Silvio D'Amico e ingegneria, ha 'accettato la realtà', come suole spesso dire, e ha seguito i consigli del padre. E tutto sommato, andava bene. Fino a qualche anno fa quando le cose hanno iniziato ad andare peggio, il mercato è cambiato ed oggi anche economicamente non va più come un tempo. Adesso ha 40 anni, ed è in crisi. Non gli piace il suo lavoro e per di più le cose vanno male dal punto di vista economico.
Avrai ascoltato questa storia decine di volte. Non questa del mio cliente in particolare, ovviamente, ma storie simili. Ci sono tre osservazioni che voglio fare...e dopo aver lavorato con centinaia di persone nel coaching sono di quelle che considero oramai 'certezze' quando si parla di scelta del lavoro, cambiare lavoro e di passaggio generazionale nella professione e nell'azienda La prima osservazione è che i padri che, in maniera più o meno delicata, convincono i figli a seguire le proprie orme non fanno un grande favore nè all'azienda nè ai figli, che saranno in grado di portarla avanti fino a quando le condizioni non diventano particolarmente complicate. Spesso chi ha lottato per costruirsi un lavoro o una carriera è in grado di reinventarla e di riprogettarla quando i tempi cambiano, e cambiano i paradigmi e cambia il mercato. Chi è stato 'convinto', blandito o costretto o la fa per compiacere un genitore spesso non è in grado di farlo con energia, visione ed... energia.
La seconda osservazione è che un buon modo di scegliere un lavoro o di capire se quello che stai facendo fa per te, è chiederti ora se accetteresti di farlo lo stesso per due o tre anni guadagnando il minimo che ti permette di sopravvivere. Se la risposta è NO, non ne vale la pena. E non per motivi ideali o per dire 'fai solo ciò che ami' ma per un motivo molto molto pratico. Se le cose iniziano ad andare davvero male e ti piace quello che fai hai comunque la possibilità e la voglia di continuare a dedicartici e di trovare il modo per risollevarti.
Altrimenti so per certo che le persone trovano più facile dedicarsi ad altro. E questo non vale solo per la trasmissione dell'azienda di padre in figlio. Vale per la scelta di un posto di lavoro. Vale per ogni singola decisioni all'interno della tua carriera o nell'impostazione della tua attività.
La terza osservazione è che se vuoi creare o crescere nel tuo lavoro sei molto più avvantaggiato se non hai una rete di protezione, una tradizione da mantenere, la possibilità di fare confronti. *** Ed infatti tutte le persone più ricche che conosco, da tutti i punti di vista sono le persone che ad un certo punto della propria vita hanno deciso di dedicarsi a quello che volevano. Senza nessuna eccezione.
In pratica quello che ti sto dicendo è che conosco molte persone che hanno 'fatto i soldi' nel breve periodo adattandosi a fare un lavoro che non gli piaceva. Molti di loro non sono riusciti a mantenere uno stile di vita che li rendesse soddisfatti nel lungo periodo, e NESSUNO di loro era contento della propria vita.
Mentre TUTTI quelli che conosco che hanno dedicato le proprie risorse a fare quello che gli piace di più hanno uno stile di vita soddisfacente e allo stesso tempo hanno anche imparato come generare ricchezza per se e per le persone che gli sono intorno.
Lavorano meno, guadagnano di più, fanno quello che amano.
Come?
Eliminando tutte le cose inutili che interferiscono con la loro produttività e mettendo in azione meccanismi che prevengono i problemi di concentrazione e creatività.
Aumentando la quantità di concentrazione che mettono nelle attività (e sulle relazioni) che rendono di più
Aumentando la quantità di tempo che dedicano a se stessi e che gli permettono di aumentare la performance nel lavoro, e allo stesso tempo di passare più tempo con le persone che amano
Non è questione di lavorare di più, e neanche di lavorare in modo più 'intelligente'.
Si tratta di trovare qual'è il punto in cui è il tuo limite... Ma devi trovare PRIMA un modo che ti parmetta di farlo.
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