Terzo appuntamento con le "diversità" di Federica. Dopo le ragazze borderline de Ragazze Interrotte e il disturbo intellettivo di Gabrielle e La teoria del volo adesso un film che affronta in maniera molto brillante l'omosessualità e il caldissimo tema delle famiglie non convenzionali.
Mi piace la normalità. Certo questo lascerebbe pensare che ho scelto l’argomento sbagliato per questa rubrica, normalità e diversità collimano, la diversità per antonomasia non è normalità, non è regolarità. Se ci pensate la vita è fatta di dossi e buche, di regolare è rimasto solo il calendario. Perfino la malvagità è diventata normalità. Quello che non dovrebbe essere normale lo è diventato, e tutto quello che dovrebbe essere considerato normalità non lo è. Lo so, comprendo la noia, forse sono stata stata un po’ ridonante con tutta questa normalità, normalità, normalità. Comprendo che non state capendo dove voglio andare a parare, ve lo scrivo subito. Voglio arrivare a “I ragazzi stanno bene”, un film del 2010 di Lisa Cholodenko.
Jules e Nic hanno due figli adolescenti, Joni (Mia Wasikowska) quasi diciottenne e Laser (Josh Hutcherson) quindicenne, non sono i loro figli naturali, li hanno concepiti con l’inseminazione artificiale usando lo sperma dello stesso uomo. Laser convince la sorella Joni a cercare il padre (Mark Ruffalo). Lo trovano e quindi, accettando il volere dei propri figli, Jules e Nic, permetteranno a Paul di entrare nella propria vita. Fin qua è tutto in ordine e comprensibile. Ma siamo sempre lì, a me piace la normalità, mi piace quindi che Nic (Annette Bening) e Jules (Julienne Moore) siano due donne, che in questa pellicola siano una normale famiglia felice e complicata, infelice e simpatica. Mi piace che non si parli di omofobia perché non c’è motivo di parlarne. Che siano moglie e moglie senza alcuna ombra di dubbio, con il resto lasciato fuori e loro concentrate sulle loro vite e sulla loro vita, fregandosene di chi paventa la fine delle famiglia e del mondo per colpa degli amori e dei rapporti omosessuali. Mi piace l’idea che il film propone, cioè che si è già arrivati a quel punto in cui nessuno parla più di diritti lgbt perché sono stati tutti riconosciuti, e non c’è motivo di parlarne, sanno tutti che si è lesbiche gay bisessuali e transessuali per lo stesso motivo per il quale si può non esserlo. Siamo tutti liberi, abbiamo tutti la libertà di vivere le stesse sensazioni di tutti gli altri. E se loro sono libere si può esserlo davvero. Allo stesso modo però il film mi da, in certi tratti, la sensazione che solo dentro le proprie mura domestiche si può essere chi si è: amanti e mogli, donna a donna. Magari appena uscite fuori si ritroveranno derise e prese in giro,circondate da dei tipi che, in piedi, rivendicano l’idea di famiglia fondata sul rapporto uomo e donna che giurano di amarsi nel bene e nel male finché morte non li separi. Però preferisco cadere nell’illusione che non sia un’illusione, perché mi piace la normalità. La sensazione di non potersi stringere la mano in pubblico, di non potersi scambiare un bacio labbra a labbra in pubblico, e che le promesse di due persone possano essere considerate meno valevoli delle promesse di altre due persone , solo perché quest’ultima coppia è composta da due esseri di sesso opposto, sparisce quasi. La paura di essere considerati diversi, la sensazione di non potersi concedere la felicità, sparisce quasi. Sono moglie e moglie punto e basta. Jules è un po’ confusa, Nic decisamente distratta e i loro due figli hanno una desidero identico a tutti i figli curiosi di conoscere l’altra metà di corredo genetico e farci i conti. Ci sono momenti drammatici, scelte complicate e sbagliate, battute e giochi. Il titolo poi, è meraviglioso: I Ragazzi Stanno Bene, The Kids Are All Right, non c’è quindi nulla di cui preoccuparsi. Sembra quasi un messaggio generale e subliminale, sono cresciuti bene, non sono traumatizzati perché hanno due mamme, sono due normali adolescenti come lo siamo stati tutti. Non sottovaluterei neanche il sottotitolo della locandina. Mi piace la normalità…