La Chiesa del Gesù Nuovo rappresenta uno dei volti emblematici di Napoli: il mistero.
La sua storia comincia nel 1470, quando il Novello ultimò la costruzione del palazzo. Si, perchè quella che oggi è una splendida Chiesa, solo ieri era un meraviglioso palazzo privato.
La famiglia proprietaria, i Sanseverino, ne era molto orgogliosa: ricca di sale ornate di dipinti, con un giardino da fare invidia alle più belle ville del mondo, il palazzo fu utilizzato come circolo letterario e culturale. Le cronache del Cinquecento ricordano il passaggio del re Carlo V, per il quale si tenne qui una maestosa festa. Ovunque la gente vociferava di questa splendida villa, e chi non aveva potuto vederla, sognava un giorno di poter entrare ad ammirarla. Le leggende intanto si andavano moltiplicando, ma una sola aveva fondamento. Si narrava infatti che Roberto Sanseverino avesse voluto servirsi, in fase di costruzione, di maestri pipernieri molto “particolari”. Erano infatti a conoscenza di segreti esoterici, e venne affidato loro l’ incarico di arricchire la splendida pietra bugnata di segni positivi, che avrebbero dato fortuna e benessere al luogo ed ai suoi abitanti. Questi segni avrebbero dovuto convogliare tutte le forze benevole dall’esterno verso l’interno del palazzo, lasciando fuori sventure e miserie.
Col passare del tempo, tali e tante furono le sciagure che si abbatterono sul luogo che si pensò che, per incapacità o malizia dei costruttori, le pietre fossero state assemblate male ed attirassero, invece di scacciarli, malanni e negatività.
Distruzioni, incendi e crolli si successero nel tempo, e nemmeno la consacrazione a Chiesa del Gesù Nuovo potè fermare questi rovinosi eventi. Qualcuno si interrogava circa quei segni, poi impaurito decideva di lasciare che fosse il luogo a custodirne il segreto. Ma come spesso accade, ciò che non conosciamo suscita paure infondate. La Chiesa del Gesù Nuovo non ha mai fatto sortilegi. Non ha gioito nel distruggersi più volte per rinascere a nuova vita… nuova, come dice il suo nome, che la distingue dalla vecchia Chiesa del Gesù. Non ha urlato con nere voci, attirando sventure.
Erano note. Erano musica i suoi sussurri, era poesia ciò che cercava di comunicare.
Ha cercato di spiegare l’incomprensione, forse, ed ha mostrato il suo vero volto durante la seconda guerra mondiale: la bomba caduta in piena navata centrale non è esplosa, ed è oggi parte integrante della Chiesa del Gesù Nuovo.
Guardata con timore e sospetto per tanti secoli, forse il dolore l’ha fatta crollare, forse la forza, la voglia di spandere un messaggio l’ha riportata in vita.
Le sue campane cantano ai fedeli ciò che la facciata ha svelato nel 2010, dopo tanti secoli.
Vincenzo De Pasquale, storico dell’ arte, è riuscito a decifrare assieme ai musicologi ungheresi Csar Dors e Lòrànt Réz queste note, permettendo alla Chiesa del Gesù Nuovo di spandere nell’ aria il suo messaggio di fede, fino ad allora muto. Una melodia dolce, una specie di carillon in aramaico, il greco antico parlato da Gesù.
Non segni negativi, nè positivi; non lettere, ma note decorano la facciata della Chiesa del Gesù Nuovo. Un concerto della durata di tre quarti d’ ora, cui è stato dato il nome di “Enigma“.
La facciata della Chiesa del Gesù Nuovo è rimasta esattamente quella del palazzo Sanseverino, come il portale marmoreo, risalente agli inizi del XIV secolo. Fu modificato nel 1685 dai Gesuiti, venuti in possesso dell’ edificio: furono aggiunte due colonne laterali, e nel frontone venne inserito uno scudo in onore della principessa Isabella della Rovere. Sull’ architrave, un fregio con cinque testine che sorreggono festoni di frutta.
L’ interno è barocco: un barocco semplice nella sua ricchezza, fatto di decorazioni simmetriche e slanci di colore perfettamente fusi gli uni negli altri. La croce greca con braccio longitudinale lievemente allungato presenta una ricca decorazione marmorea realizzata dal Fanzago nel 1630. Decorano le controfacciate affreschi di Francesco Solimena (navata centrale) e della sua scuola (laterali), mentre le volte a botte sono dipinte da Belisario Corenzio e da Paolo De Matteis.
L’ atmosfera è pacata e ricca di luce che giocando tra gli ori ed i marmi infonde un senso di calore. Guardando in qualsiasi direzione è il senso di pace a colpire, quasi a voler mantenere un dolce silenzio dopo la melodia che accoglie all’ esterno.
Orari: tutti i giorni, 7.30 – 18.30