Dl Lavoro: si dalla Camera. Ecco cosa succede ora
Il decreto sul lavoro del Governo Renzi incassa il sì della Camera. Da oggi, le aziende dovranno fare i conti con le nuove regole che ancora profumano di Parlamento. Regolespesso riscritte ed emendate, che rappresentiamo con un sunto a fondo dell’articolo.
Una legge che, quindi, non ha auto vita facile, tra modifiche e cambiamenti, spesso malvisti dall’opposizione, Forza Italia e Movimento 5 Stelle in primis. E che oggi è stata duramente contestata anche dal Nuovo Centro Destra.
L’entusiasmo del PD, invece, è palpabile, come già dalla sua prima approvazione dal Senato e dalle modifiche lì apportate.
Il ministro del lavoro Giuliano Poletti esprime molta soddisfazione sul decreto, sottolinando che “Con la legge di conversione del decreto si compie il primo passo di un percorso di riforma del mercato del lavoro che sarà completato con gli interventi previsti nel disegno di legge delega all’esame in queste ore al Senato in materia di riforma degli ammortizzatori sociali, dei servizi per il lavoro e delle politiche attive, nonché di riordino dei rapporti di lavoro e di sostegno alla maternità e alla conciliazione”.
Il suo predecessore al ministero, Cesare Damiano, ricorda che “ora l’impegno si sposterà sul tema della delega e sui suoi capisaldi essenziali, come il contratto di inserimento a tempo indeterminato, per il quale dovrà valere a regime anche la tutela dell’articolo 18 e sugli ammortizzatori sociali, che andranno estesi anche ai lavoratori precari”.
Per Maurizio Sacconi, oggi capogruppo Ncd al Senato, “ogni datore di lavoro sarà più libero”.
Non sono tardate però le critiche, primi fra tutti i petastellati.
Per i grillini questa legge di riforma del mercato del lavoro aumenta la precarietà nel mondo della ricerca, puntando il dito sullasoglia del 20% di lavoratori precari sul totoale dei dipendenti, costante di tutta la legge.
In questo modo, secondo i deputati del Movimento, “si ingrossano le file dei precari” mentre sarebbe stato meglio “bloccare direttamente il turn over, procedendo ad assunzioni di ricercatori”.
Anche i sindacati non sono favorevoli alla legge.
Prima fra trutti la Cgil, che dà un parere critico su tre punti: l’ampliamento dei contratti a termine fino a 36 mesi; la trasformazione del previsto obbligo di assunzione in una sanzione pecuniaria nel caso di sforamento del tetto del 20% nel ricorso ai contratti temporanei; mentre per l’apprendistato viene criticato il fatto che la soglia del 20% scatterà solo nel momento in cui l’azienda ha 50 dipendente (prima delle
modifiche, il numero era di 30 dipedenti).
Per il presidente di ConfAssociazioni, Angelo Deiana, la prima misura da attuare per una ripresa occupazionale sarebbe l’abbasamento dell’Irap, “la cui attuale formulazione” secondo Deiana “in un momento di perdurante difficoltà economica, è il più formidabile disincentivo alle assunzioni”.
In cosa consiste il decreto legge appena approvato?
Le nuove regole del mercato del lavoro sono state rimodificate rispetto al testo dei giorni scorsi, tanto da far parlare di “riformulazione genetica” da parte di FI.
Contratti a termine: I contratti a tempo determinato potranno durare al massimo 36 mesi e non potranno essere più del 20% del totale dei contratti per azienda. Per i datori di lavoro che occupano almeno trenta dipendenti l’assunzione di nuovi apprendisti è subordinata alla prosecuzione, a tempo indeterminato, del rapporto di lavoro di almeno il 20% degli apprendisti che già lavoravano in azienda. Il massimo di rinnovi sarà di 5, sempre rimanendo nei 36 mesi.
Maternità: Il periodo di maternità conterà come periodo di lavoro per avere la precedenza nell’assunzione verso un contratto a tempo indeterminato. Inoltre le donne in maternità avranno dodici mesi in cui avranno la precedenza per un nuovo contratto a termpo determinato. Il datore di lavoro avrà l’obbligo di comunicare le nuove regole al momento dell’asunzione, in maniera scritta.
Apprendistato: Al lavoratore è riconosciuta una retribuzione che tenga conto delle ore di lavoro effettivamente prestate nonchè delle ore di formazione almeno nella misura del 35% del relativo monte ore complessivo.
Contratti di solidarietà: Chi lavora con contratto di solidarietàpotrà edersi diminuita la quota da destinare al fondo diprevidenza fino al 35%, secondo il nuovo emendamento.
Enti di ricerca: Gli enti di ricerca possono ora protrarre il rapporto di lavoro, anche precario, dei ricercatori anche oltre 36 mesi e non oltre il periodo in cui è prevista l’attuazione del progetto di ricerca. Vengono esentati gli enti di ricerca pubblici e privati al rispetto dei tetti fissati per i contratti a termine, pari al 20% del numero dei dipendenti e a 36 mesi di durata complessiva.
Sanzioni per chi sfora il tetto del 20%: Per le aziende che sfora la “regola del 20%” sono previste multe fino al 50% della retribuzione dei dipendenti, a partire da unminimo del 2% nel caso in cui a sforare non sia più di un dipendente.
Precedenza ai precari nell’assuzione: I precari saranno assunti con precedenza se avranno lavorato sei mesi con le stesse mansioni. LA precedenza è estesa anche alle donne incinta.