Uno dei miei primissimi ricordi legati alla pallavolo risale ad almeno (forse di più) 15 anni fa: c’erano parenti, soprattutto cugini, che mi parlavano di Bas Van Der Goor, di un gigante chiamato Aleksej Kazakov e di una generazione di fenomeni che comprendeva quei pallavolisti italiani di cui vi ho parlato nel post di qualche giorno fa (Bovolenta, Gardini, Vullo, Lucchetta…).
Credo che l’aver scelto questo sport, piuttosto di un altro, sia stato legato a questi racconti, ma anche a quella pubblicità del Maxicono (sì, il gelato che era sponsor di una squadra meravigliosa come quella di Parma) in cui il protagonista era Andrea Giani, probabilmente il mio pallavolista preferito in assoluto.
Crescendo, poi, ho imparato ad amare veramente questo sport: prima andavo in un palazzetto (il PalaPanini) per sostenere dei giganti in campo, poi ho sentito dentro di me quella vocina “dai Teresa, anche tu vuoi e puoi fare quei salti come Luca Cantagalli; o andare a muro come B. Van Der Goor; oppure fare quella rincorsa stranissima quando Andrea Sartoretti è in battuta (zio bò, quanti ace che faceva Sartoretti…)”.
Per questa passione ho saltato tantissimi giorni di scuola (i miei si sono sempre chiesti come mai sia stata bocciata un anno alle superiori…), ho dato anima e corpo, ho cambiato 3 squadre (quando ho trovato quella giusta, mi sono quasi spaccata il menisco del ginocchio sinistro), ho fatto trasferte lontanissime, ho abbracciato gente sudatissima e ho incontrato persone meravigliose: praticare questo sport e vedere quei campioni in campo è stata un’esperienza davvero indescrivibile, per questo ho deciso di scrivere di questi mondiali (ho la sensazione che scriverò anche qualcosina del campionato…).
Non me ne è mai fregato nulla della categoria in cui mi trovavo, del ruolo che mi assegnavano gli allenatori, dei voti orribili a scuola, del fatto di ammazzarmi di sport tutta la settimana (palestra, pallavolo, corsa…): quasi scappavo di casa pur di vedere un attacco di Cernic da posto 4, o una difesa strepitosa di Pippi, perché vivere la pallavolo, per me, è stato davvero importante; per non parlare, poi, dello stare in campo e aspettare l’alzata perfetta (paragonabile a Damon Albarn che ti prende per mano e ti trascina sul palco).
Proprio per questo motivo ho scelto “Do You Remember the First Time?” dei Pulp come titolo di questo post: quando vidi la band di Jarvis in concerto a Hyde Park, questa fu la prima canzone della setlist; quella traccia che mi fece rovesciare una pinta di sidro intera addosso, giusto perché dovevo correre da loro. L’emozione di correre sotto al palco è la stessa che ho provato quando ho iniziato a praticare e a seguire la pallavolo.
Vedere la nazionale maschile, poi, è stato molto di più: concerto perfetto ed esecuzione talmente impeccabile in grado di farmi amare anche quei Cisolla, Fei e Vermiglio che, in campionato, indossavano la maglia di quella straordinaria, nonché grande rivale del Modena, Sisley Treviso.
Giani è diventato allenatore, ma al suo posto ci sono Buti o Birarelli ; al posto di Sartoretti, ora DG del Modena, c’è lo Zar che vuole fare davvero tanto male agli avversari; al posto di Meoni, c’è Travica (me lo ricordo bene quando era il secondo palleggiatore del Modena, dopo Ricardo… Ora, però, non è secondo a nessuno); al posto di Damiano Pippi che prendeva tutto, c’è Rossini (guarda caso miglior libero all’ultima World League): forse è passato un bel po’ di tempo dall’ultima volta che ho seguito seriamente la pallavolo (non vorrei esagerare, ma credo si parli di 5 anni fa).
È giunto il momento, quindi, di recuperare, anche se, ahimé, dopo tanti anni di pallavolo, tanto sudore, dita insaccate (e storte: il dito medio della mano destra che indica anche la giusta direzione quando “mando a quel paese”) e gioie e dolori, quella breve rincorsa che faceva Sartoretti in battuta non l’ho ancora imparata (in realtà non ho mai tentato per paura di ammazzarmi, ma se mi dovesse venire la fantastica idea di provarci, sopratutto dopo aver abusato di troppi gin tonic con Bombay e due fette di lime: FERMATEMI).
Questa dedica d’amore alla pallavolo, alle 3.47 di notte, giusto per ricordarmi di una cosa: smettere di praticare questo sport, circa 2 anni fa, è stata una grandissima boiata.
-3.