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Dobbiamo guardarci dentro: il mio discorso all’assemblea cittadina del pd di Pavia

Creato il 29 marzo 2013 da Antonioriccipv @antonioricci

Mercoledì 20.3 abbiamo tenuto l’assemblea cittadina con ordine della discussione: l’analisi del voto e la strada verso le amministrative di Pavia nel 2014.

Dobbiamo guardarci dentro: il mio discorso all'assemblea cittadina del pd di Pavia

Questo il mio intervento iniziale:

“Abbiamo perso e ci aspettavamo una vittoria certa.

Ha vinto Grillo, l’unico vincitore di queste elezioni è il M5S.

In cifre assolute il centrosinistra ha perso tre milioni e mezzo di voti.

Berlusconi ne ha persi tra i sei i sette.

Grillo ha raggiunto e superato otto milioni e mezzo circa.

In Lombardia abbiamo perso altrettanto nettamente

La sovrapposizione con le politiche non ci ha aiutato.

In Regione siamo partiti con un ritardo notevole con un leder nuovo ma poco conosciuto  rispetto a Maroni.

La lista civica per Ambrosoli a Pavia ha ottenuto un ottimo successo.

Sempre a PAVIA città siamo andati bene come PD e come coalizione.

Con un dato in controtendenza rispetto al dato nazionale.

Un piccolo riconoscimento rispetto al lavoro fatto è arrivato.

Questo dato non ci deve però assolutamente rassicurare e mettere tranquilli.

La strada da percorrere è tutta in salita.

Faccio qualche considerazione sul M5S

Guardate nessuno vuole fare le lodi del M5S anche perché sappiamo bene quali difetti ha il movimento.

È necessario però discutere delle ragioni del suo successo.

Anche perchè Il movimento di Grillo si sta configurando come  “partito nazionale”  di massa molto più del nostro partito.

Il M5S va bene sia nei grossi che nei medi e piccoli centri.

Noi vinciamo nei centri urbani maggiori, Berlusconi nei comuni sotto i 50 mila e soprattutto sotto i 15 mila.

Le prime dieci province del M5S sono distribuite uniformemente in tutta Italia: sei sono al Sud (tutte in Sicilia, dove il Movimento stacca il PD di 15 punti), due al Nord (in Liguria) e due nelle Zone-Rosse (nelle Marche).

Quello del M5S non è un voto che si concentra nelle città o legato solo al titolo di studio o all’accesso ad Internet ma è molto più interclassista.

Alla Camera prende 1.400.000 voti in più che al Senato.

Questo dato è chiaramente gonfiato dal “voto utile” pro-PD (o pro-PdL) che si è verificato al senato.

Non è quindi il caso di dare percentuali sul voto degli under-25 partendo dal differenziale Camera-Senato.

Il distacco rispetto alle altre forze è tuttavia talmente marcato da portare a una conclusione: il Movimento 5 Stelle è la prima forza politica tra gli Under-25.

Ultima considerazione riguarda le elezioni regionali, dove il M5S prende 650 mila voti in meno rispetto alle preferenze espresse alle politiche: 650 mila persone hanno scelto di votare alle regionali per i partiti tradizionali mentre alle elezioni politiche hanno votato per un movimento che li  vuole seppellire, nello stesso giorno nello stesso momento.

È un segnale chiaro di sfiducia, quasi a prescindere, nei confronti della politica nazionale.

Ed è un segnale ragionato, pesato e pensato.

Non un semplice voto di protesta, ma un vero e proprio voto di condanna.

Di cui noi dobbiamo tenere conto sempre.

Da tempo gli elettori ci mandano segnali di questo tipo che sono culminati con il 25% del M5S alla camera.

Facevamo questi discorsi in modo chiaro dopo le amministrative del 2012, ma già da molto prima i segnali erano leggibili.

E’ un successo che raccoglie la disillusione, la stanchezza,  l’incazzatura generalizzata contro i partiti, anche il nostro, percepiti come corpi estranei rispetto alla società, percepiti come custodi di enormi privilegi senza nessuna volontà di autoriformarsi in un momento di crisi economica profonda e sempre peggiore.

Questo voto incanala il rifiuto della politica  “tradizionale”  e la domanda di “altra politica” di una politica nuova e rinnovata.

E’ sbagliato liquidare il successo del movimento 5 stelle come semplice demagogia e populismo, che certo ci sono

Vanno analizzate le questioni politiche poste dal movimento e accolte da così tanti elettori, anche nostri.

Indubbiamente il movimento di Grillo risponde ad una domanda di rinnovamento, di cambiamento.

Dal mandiamoli tutti a casa all’insistenza sui temi della  trasparenza, rendicontazione , del finanziamento pubblico  dei partiti, della limitazione dei mandati, dei doppi incarichi

Tutti segnali di discontinuità nei confronti di riti anche nostri.

Allora la questione direi non è Grillo.

È la richiesta esasperata di cambiamento che i cittadini rivolgono alla politica dopo anni di occasioni perdute.

Grillo è la spia di tutto questo, è una valvola di sfogo.

Del non poterne più dell’apparato, delle stesse facce, delle stesse liturgie, delle alchimie e degli accordi nelle stanze romane, della mancata trasparenza e rendicontazione nelle scelte che contano.

Del tentativo di sostituire questa trasparenza e questa rendicontazioni con bei discorsi a cui non seguono mai fatti concreti.

Da anni i cittadini ci dicono basta siamo stufi, Vogliamo un’altra politica.

Non è un fenomeno di ieri e non è un modo di sentire che tra un anno sparirà.

Attenzione Noi siamo il solo partito che ha cercato di dare delle risposte in questo senso

Ovviamente, visti i risultati, in maniera del tutto insufficiente.

Nelle ultime elezioni abbiamo cercato di rinnovare.

Con le primarie dei parlamentari abbiamo portato in parlamento molti giovani e molte donne come mai prima basta guardare il nostro territorio.

Ma è ovvio che questo non basta ed è alquanto tardivo, siamo arrivati tardi rispetto all’insofferenza ormai radicata e diffusa.

A questo si aggiunge poi che è stata sbagliata la campagna elettorale, siamo stati poco al centro della scena politica, abbiamo fatto una campagna troppo timida, giocata in difesa e non in attacco, non si capiva il programma e i nostri punti qualificanti.

Gli otto punti chiari sono arrivati dopo la stangata non prima.

Lo so ci sarà chi ci dirà che il M5S si disintegrerà, al dura minga

Era la stessa cosa che qualcuno diceva dopo la conquista di Parma

Può essere vero, anzi sicuramente lo è ma dipende soprattutto da noi, anzi dipende tutto da noi.

Facciamoci una domanda cosa pensate possa succedere se domani ci alleiamo con il PDL  e torniamo al voto tra un anno e mezzo, cosa pensate possa succedere? Pensate che il M5S si possa autodistruggere o ricompattarsi con nuove ragioni?

Mentre ora è in difficoltà e va a caccia di dissidenti non facendo certo una bella figura.

Pare che dopo questa legnata il nostro partito qualcosa abbia imparato vedremo a breve se è così.

Il no al governissimo sotto qualunque forma con il PDL e la lega nord è un segnale importante sul quale non possiamo cedere in nessun modo cercando nel contempo di dare governabilità al nostro paese.

Degli  otto punti finalmente chiari abbiamo già detto.

Infine la scelta di giocarci le presidenze della camera e del senato andando incontro al sentimento che si aggira nel paese.

Persone nuove.

Fuori dagli schemi dell’apparato.

Anche se le premesse non erano delle migliori.

Prima l’offerta per Monti presidente del senato, per fortuna stoppato Napolitano.

Poi: Finocchiaro e Franceschini.

Come avrebbero letto i cittadini queste scelte?

Eccoli lì: la vecchia politica, le spartizioni e gli accordi nelle stanze del potere.

Così sarebbero state lette quelle scelte dai cittadini.

Attenzione la Finocchiaro e Franceschini  sono personalità di livello superiore su questo non vi è dubbio. Di grande esperienza.

Sono però  il simbolo di ciò contro cui hanno votato molti cittadini scegliendo il M5S.

L’esperienza di personalità come Finocchiaro e Franceschini deve essere a disposizione del partito ma non può più essere quella di front man i cittadini non lo accettano più.

Non sto dicendo che questo sia giusto o sbagliato sto dicendo che è la realtà.

Noi per affrontare la sfida del M5S, non possiamo pensare di blandirlo, sperare di integrarlo, scommettere sulla sua dis-integrazione.

Per ricominciare, non dobbiamo guardare gli altri, non dobbiamo guardare indietro. E neppure avanti.

Dobbiamo guardaci dentro.

Il partito democratico deve cambiare.

Seguire con forza la via iniziata dopo la batosta elettorale.

Che è culminata con i due nuovi presidenti della camera e del senato.

Perché siamo in un altro tempo della politica che non è la prima ne la seconda repubblica.

E dobbiamo sfidare Grillo a testa alta sull’agenda del FARE con un programma chiaro e di cambiamento radicale e con persone che lo sappiano rappresentare.

Non si può tornare indietro pena la sconfitta e il suicidio  nel quadro di un paese che non sopporta più gli schemi classici e soprattutto non si tappa più il naso al momento delle elezioni.

Dobbiamo tenere conto di questi messaggi anche a Pavia in vista delle amministrative.

Qui secondo me abbiamo lavorato bene con un partito rinnovato e aperto agli stimoli della società e i risultati elettorali ci danno ragione.

Ma questo non basta, perché Cattaneo si vende molto bene e il centrodestra è crollato ma è ancora lì e in più c’è l’incognita Grillo.

Ma come dicevo prima non dobbiamo guardare gli altri, non dobbiamo guardare indietro ma dobbiamo guardarci dentro.

Dobbiamo fare di più, molto di più di quello che abbiamo fatto finora e farlo in modo aperto e trasparente.

Leggibile chiaramente dai cittadini anche per le scelte più importanti, come la scelta del candidato sindaco.

Lavorare tutti insieme all’unità di azione del partito e di tutte le sue componenti.

E’ chiaro cosa non dobbiamo e possiamo assolutamente più permetterci.

Di Scegliere il candidato sindaco due mesi prima del voto e affidare a lui la stesura del programma due mesi prima del voto.

Dobbiamo avere il nome del nostro candidato per tempo almeno 7-8  mesi prima.

Va messo a punto con largo anticipo il regolamento delle eventuali primarie.

Sempre perché dobbiamo rendere il nostro percorso trasparente e credibile.

Va inoltre intrapreso subito un deciso lavoro programmatico per la città di Pavia.

Io propongo di partire subito dall’assemblea cittadina  e dai circoli per individuare 5-6 temi cruciali su cui studiare, alla luce delle poche risorse di cui dispone il nostro comune, studiare risposte politiche avanzate perché questo è il compito della politica dare risposte ai problemi non allargare la braccia dicendo non si può fare nulla.

Gli esempi sono tanti: la mobilità, lo sviluppo  attraverso ricerca, tecnologia, turismo, vivibilità della nostra città.

I servizi alle persone sul versante dell’educazione: dall’asilo nido all’università.

Sul versante dei cittadini in difficoltà: per reddito, malattia, età.

Il tema della trasparenza e della partecipazione.

Individuare temi concrete e cose concrete.

Individuati i temi dobbiamo partire incontrando tutti gli attori della nostra città, coinvolgendoli, chiedendo quali sono le loro necessità i loro problemi.

Ponendoci, con la nostra coalizione, come gli unici in grado di dare risposte condivise e di dare sicurezza per il futuro di Pavia in un momento così difficile.

Il lavoro è tanto e dipende tutto da noi, partendo da qui dentro.

Se sapremo lavorare tutti uniti su questa strada potremmo dire di aver posto una seria ipoteca sulla vittoria alle prossime amministrative di Pavia.



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