Attraversare i mondi è il suo mestiere. Quasi sempre di corsa, come da definizione. Eppure gli universi si sono fatti e disfatti così tante volte (cit.) la settimana scorsa da lasciare persino la ‘povna senza fiato. Ha cominciato il lunedì (senza fermate, come è già stato scritto), quando alle cinque ore canoniche di scuole, più due di cinema, si è aggiunta la corsa alla stazione, senza sosta, a intercettare l’amico Alieno di passaggio, per lavoro, nella piccola città. E ha finito la domenica – altro treno, altra corsa – quando ha riaccompagnato l’amica Noise, per imbarcarla in direzione casa, Cane e Benza, dopo quattro giorni di frequenza al super-mega convegno dell’altro mondo, tenuto questo anno, per la prima volta, nella piccola città.
Nel mezzo, praticamente tutto: l’amico Alieno il lunedì, il martedì la cena con gli Amici Vicini, fino a tardi. Tutti i giorni, è ovvio, l’ordinaria amministrazione scolastica, ma con in più l’organizzazione di quell’altro super-mega-convegno (celebratosi il sabato mattina, appena quattro ore prima che nella piccola città la ‘povna stessa facesse il suo intervento a quell’altra conferenza), e per il quale la ‘povna ha fatto da ghost-writer, Mr. Wolf e Ufficio Stampa per Esagono, Mr.House e tutta l’ingegneristica dei colleghi. Le sere erano appannaggio (come da parecchie settimane a questa parte) delle telefonate di sempre: Stephen, lo stesso Alieno, Viola, Ohibò, l’Amico Mostro. Anche se poi parecchi di loro (in alcuni casi ospitandoli pure nel suo proprio letto) li ha poi incontrati di persona al convegno. Lì ha rivisto dunque il Narratario, Stephen, zio Remo, parecchi compagni di Hogwarts (tra i quali, per esempio, PlayMobil, Pellaccia il Pittore e Michelangelo); lì ha cercato di mantenere, costante, una bussola difficilissima, mentre, giorno dopo giorno, si succedevano parole, e condoglianze, e lacrime, a proposito dell’Amico Scrittore. E proprio a lui alla fine è stata dedicata una lettura (ché la ‘povna e Viola hanno scelto dopo alcune incertezze – e che Michelangelo ha letto con compunzione affezionata e ferma, rendendola esattamente ciò che doveva essere). Nel frattempo, la ‘povna aveva avuto modo di andare a dormire alle 2 di notte, alzarsi all’alba, impedire a Ohibò di perdere il suo aereo per l’Irlanda, e andare finalmente a scuola. Al suo ritorno – dopo una mattinata in cui, oltre all’incontro sulla Bioedilizia, si era trovata pure una visita a sorpresa dell’occhio-acuto Calvin – ha buttato giù un boccone (almeno quello), ché poi toccava a lei sul palco, e poi ancora la commemorazione, e la tavola rotonda, e poi la fine.
Oggi, in una casa che è tornata silenziosa (troppo), la ‘povna raccoglie i fili sparsi, come può, mentre attacca la pila da correggere.
Ma il telefono suona, ed è la voce di quel famoso giornalista. Non lo sentiva da due anni:
“Pronto, ‘povna?” – sono quello di quella volta – “La chiamavo per chiedere la sua collaborazione per il famoso inserto culturale”.
La ‘povna – la testa che le gira frenetica, e poi scoppia – rimette i vestiti intellettuali, e posa la penna rossa.
Lo sceneggiatore – caldo, freddo, caldo, freddo, caldo – con ogni evidenza, si diverte. Lei, dal canto suo, non sa cosa pensare.
Magazine Diario personale
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