Di Silvia Azzaroli. Attenzione questo articolo contiene numerosi spoiler su Doctor Who.
Ed eccoci arrivati all’ultimo appuntamento di “Waiting a mad man in a blue box”, rubrica di avvicinamento all’ottava stagione di “Doctor Who”. Per anni ho sentito parlare di questa serie, sia tramite gli amici sia attraverso altre serie tv e ho sempre avuto paura di accostarmici perché non sono mai stata una tipa da serial. O almeno credevo di non esserlo.
Poi recentemente ho iniziato ad appassionarmi alle serie tv moderne e ho riscoperto il mio grande amore per la fantascienza che mi ha spinto a creare, insieme ad un’amica e collega, una saga su detta tematica sempre troppo sottovalutata. Lo scorso autunno ho iniziato ad imbattermi per caso nelle repliche che Rai 4 stava dando di “Doctor Who”, ricordo in particolare un episodio ispirato al Canto di Natale di Dickens. Non mi convinse del tutto, c’era qualcosa che mi irritava eppure, in qualche modo, aveva acceso il mio interesse. Sarà stata la bravura di Matt Smith oppure il fatto che il Dottore è un alieno semidio pieno di umane debolezze e adorabili pregi, non so dire di preciso cosa sia stato, ma decisi che dovevo dargli una chance. Mi guardai l’episodio dei 50 anni e la scintilla scattò, come per magia. Sapevo di stare per ficcarmi in un grosso guaio visto che “Doctor Who” non avrà mai una fine e se mai ce l’avrà di sicuro non farò in tempo a vederla, ma ormai la frittata, come si suol dire, era fatta. Mi sono vista sette stagioni in sette mesi della nuova serie e prima o poi conto di recuperare le ventisette della vecchia, non sono mai stata una che si brucia le serie in poche settimane, ho bisogno dei miei tempi per gustarmi le cose e così è stato con il Dottore. C’è chi dice di avere un suo Dottore, il suo e trova sempre gli altri inferiori. Opinioni legittime. Non sta a me a decidere come si deve amare una storia. Posso solo dire io come ho affrontato Doctor Who. Mi sono innamorata della Nona incarnazione di Doctor Who, interpretata da un sublime e affascinante Christopher Eccleston, che mi ha colpito con la sua rabbia da clown triste, adoravo persine le sue orecchie da dumbo, il suo fantastic, il suo voler salvare la situazione anche quando le cose sembravano disperato. Ho amato la sua rabbia quando ha ucciso Cassandra, l’ho quasi odiato quando sgridava Rose per aver salvato il padre creando un paradosso, ma l’ho amato per aver cercato disperatamente di seguirla in questa follia. E ho amato il suo bacio quando ha deciso di immolarsi per Rose, attirandosi le radiazioni della Tardis (perché la Tardis è una lei! Quantomeno quella del Dottore.) e ho pianto quando è andato via. Non credevo di farlo, ma ho pianto perché se n’era andato troppo presto. E il mio primo pensiero quando ho visto la decima incarnazione di Doctor Who è stato: “Ma chi è questo sbarbino?” eppure David Tennant, con il suo carisma, il suo indiscutibile talento e fascino mi ha travolto anche lui, lentamente, ma inesorabilmente, portando con se nuove avventure e nuovi mondi nei mille viaggi di Doctor Who. Era umano il suo dottore. Viene chiamato il Dottore dell’amore. Sì, ma non per le varie storie d’amore, che bene o male hanno coinvolto le ultime tre incarnazioni del Dottore. No, io credo che Ten sia il Dottore dell’Amore perché non ha avuto paura di mostrare quanto amava l’umanità, dando tutto, pur conoscendo fino in fondo i suoi immensi difetti. Ten non fa mai sconti all’umanità, non la santifica, gli fa pagare a caro prezzo i suoi errori, ma non la abbandona mai come un dio severo e giusto. Perché nei fatti quello è il Dottore. E quando è andato via mi sono ritrovata a piangere di nuovo, in quella sua lunga lenta agonia che Davies ha creato per questa incarnazione di Doctor Who e di nuovo mi son trovata di fronte un estraneo. Un estraneo che poi alla volta, grazie alla bravura di Smith, si è rivelato essere sempre la stessa persona. Si mostrava distaccato all’inizio, fingeva di non provare dolore, di non farsi coinvolgere, in realtà dentro aveva un tumulto pronto ad esplodere e a trascinarti in paradossi, distruzioni di universi, crepe nel muro, mogli che arrivano dal futuro e suoceri dal presente. Solo di recente ho avuto il coraggio di dirgli addio. Non avevo ancora visto l’episodio dello scorso Natale di Doctor Who. Avevo paura di piangere ancora. E così è stato. Sembra che gli autori di Doctor Who si impegnino sempre di più per lacerarti l’anima ogni volta che c’è la rigenerazione. E’ stato straziante il suo addio alla sua cara amica Amy e il suo discorso che in fondo tutti cambiano nel corso della nostra vita ed era giunto anche per lui il momento di cambiare. L’accorato appello di Clara a non cambiare mi ha colpito a fondo. Ho trovato anche spassoso che la domanda più vecchia dell’universo fosse proprio Doctor Who. E quando Eleven è scomparso ed è apparso Twelve mi sono ritrovata a provare sentimenti diversi: sorpresa ma anche ilarità. Cosa mi aspetto da Peter Capaldi e dall’ottava stagione di Doctor Who? Forse un Dottore capace di affrontare fino in fondo i suoi demoni, di ritrovare Gallifrey e fare in modo che i Signori del Tempo convivano con le altre specie, mi aspetto un uomo che soffre per i suoi errori e si interroga su chi è davvero. Sopra ho detto che è una sorta di dio. Tuttavia è anche un uomo, anche se alieno. Un alieno con due cuori che può cambiare faccia e personalità, ma che in fondo lascia intatta la sua vera essenza. Per questo quando mi chiedono: chi è il tuo Dottore? Io rispondo sempre: il Dottore è uno e tanti. Non posso scegliere. Come, in fondo, non potrei mai odiare nessuno dei suoi companion, anche quelli che sopporto meno. Se debbo trovare dei difetti a Doctor Who noto che spesso si da spazio a cose inutili e quando si arriva alla soluzione del mistero su un dato personaggio (che può essere River o Clara) venga messo in un angolo troppo in fretta. Avrei voluto qualche momento in più con River, magari vedere i suoi viaggi con il Dottore. A volte, allungare il brodo serve sulle cose essenziali. Ma in fondo con River non è detto l’ultima parola e, tempo fa, Moffat aveva lasciato aperta una possibilità per un suo ritorno in Doctor Who. E mi piacerebbe veder tornare la madre del Dottore, ma anche il nonno di Donna e quest’ultima. Vorrei infatti che si trovasse il modo di farla convivere con i ricordi del Dottore senza farla morire. Perché rivoglio la vera Donna.E sono elettrizzata dall’idea di rivedere Madame Vastra e Strax. Un po’ meno di rivedere i Dalek, ma so Steven Moffat ha saputo approfondire anche loro. Dopotutto è lo stesso che ha reso possibile un’alleanza tra il Silenzio, super nemico del Dottore e quest’ultimo.
Buon viaggio Twelve. Portaci oltre il conflitto manicheo. Portaci tra le stelle.
Vi lascio con i titoli degli episodi dell’ottava stagione di Doctor Who:Episode 1: Deep Breath.
Episode 2: Into The Dalek
Episode 3: Robot Of Sherwood
Episode 4: Listen
Episode 5: Time Heist
Episode 6: The Caretaker
Episode 7: Kill The Moon
Episode 8: Mummy On The Orient Express
Episode 9: Flatline
Episode 10: In The Forest Of The Night
Episode 11/12 Dark Water/Death In Heaven
E qui sotto trovate altre foto delle varie premiere nel mondo e del primo episodio dell’ottava stagione:
E ricordatevi che Doctor Who torna il 23 agosto!