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Ci sono voluti mesi, c'è voluto del coraggio e c'è voluta tanta pazienza, ma alla fine ho dovuto dire definitivamente addio a David Tennant, e lasciare il posto al suo successore Matt Smith in qualità di nuovo Dottore.
Non è stato facile, per niente, perchè David con il suo fascino e il suo bel faccino era decisamente difficile da sostituire, fortuna quindi che per allontanare un po' il suo ricordo si è messa in mezzo una quantità considerevole di serie TV da recuperare, la cui stagione annuale finiva.
Con tutti i pregiudizi del caso, quindi, è arrivata la Eleventh Hour, convinta che quel mascellone che già poca simpatia mi aveva ispirato in Womb, sarebbe riuscito a conquistarmi a fatica.
E invece, come nei più classici colpi di scena alla Doctor Who, sono bastati pochi minuti, complice una puntata molto intrigante e una complice altrettanto all'altezza, per farmi cambiare idea.
Certo, Smith non è proprio bello come lo era Tennant, e il suo gigioneggiare molto spesso lo ricorda, ma ben presto questo undicesimo Dottore prende vita propria, e conquista. C'è poco da fare.
Questa sesta stagione si avvale poi di ben due companion, Amy Pond, la ragazza che aspetta, che sogna il suo uomo stroppiciato da quando era bambina, e il suo fidanzato tontolone Rory, che dovrà combattere non poco per conquistare il suo cuore, combattuto dal viaggiare nel Tardis.
Gli episodi sono poi correlati dalla presenza di una misteriosa crepa nell'Universo, la cui causa sconvolgerà un po' tutti i presenti, compresa la Dottoressa River Song, che compare spesso e volentieri con i suoi spoiler facendo salire l'acquolina in bocca sulla sua vera identità.
La missione speciale del Dottore si divide così, come sempre, in episodi singoli e più corposi episodi doppi, su cui spiccano soprattutto per livello di sceneggiatura Amy's Choice e il ricco di humour The Lodger, mentre particolarmente commovente e toccante è Vincent and the Doctor, dove compare un problematico Van Gogh che farà versare lacrime anche ai cuori di pietra.
E a proposito di pietra, anche i weeping angels tornano in tutto il loro terrore, anche se, spiace dirlo, il doppio appuntamento a loro dedicato è ben altra cosa rispetto a Don't Blink.
Dimentichi ormai di ogni pregiudizio e rimostranza iniziale, si arriva al finale sempre più curiosi e allo stesso tempo interdetti rispetto al mistero della crepa. Questo verrà svelato in una fine alquanto difficile da seguire tra paradossi temporali, salti nel tempo e cambi terrestri, che vede nuovamente la Terra in pericolo e il Dottore pronto al sacrificio per salvarla, assieme al resto dell'Universo.
Conclusa la stagione ormai convinti e soddisfatti, c'è ancora spazio per uno speciale di Natale altamente commovente che richiama il tradizionale e immancabile Cantico di Dickens.
Matt Smith è quindi riuscito nella difficile impresa di eguagliare Tennant, mentre Karen Gillan riesce ad essere con facilità non tanto la più simpatica delle companion, ma decisamente la più bella.
Appuntamento allora per la già pronta stagione 6, e per rinvangare i vecchi tempi: Allons-y!
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