E finalmente è arrivato lo special tanto atteso, quello in cui il nostro caro 11esimo Dottore se ne va a farsi benedire e arriva un nuovo e sfavillante 12esimo Dottore, interpretato da Peter Capaldi. Tantissima attesa per questa rigenerazione annunciata da tempo immemore, nella quale Matt Smith in qualità di attore più giovane che ha interpretato il Dottore, lascia il posto all’attore più vecchio che ne abbia donato il volto. Non so cosa ne pensiate voi, comunque, ma questa puntata speciale per me è stata la conferma a una cosa: Steven Moffat deve abbandonare lo show, magari per rimetterlo in mano a Russel T. Davis, o comunque a qualcuno che abbia qualche capacità in più di mandare avanti una serie sci-fi. Ma non ti è piaciuto lo special di Natale? Mhh…sinceramente non tanto. Si poteva fare di meglio, molto meglio, invece Moffat cade nella banalità in quasi tutti gli aspetti significativi della puntata, si salvano un paio di trovate molto carine, ma per il resto per come la vedo io è una disfatta.
Come al suo solito, infatti, Moffat esagera e piazza all’interno della puntata ogni sorta di nemico/personaggio del Dottore: cyberman, dalek, angeli piangenti, il silenzio, signori del tempo. L’idea che sta alla base del tutto, però, è abbastanza carina. Finalmente si avvera la profezia che il Silenzio aveva fatto al Dottore qualche anno fa. Il Signore del Tempo si ritrova su Trenzalore, in una città di nome Christmas (ma sul serio?) dove è Natale tutto l’anno (di bene in meglio). Nella cittadina sembra impossibile dire bugie, proprio come recitava la profezia, e la cosa è dovuta a quanto pare a un campo di verità attivato dagli stessi Signori del Tempo. Il Dottore ritrova la crepa della sua prima stagione, quella che era in camera di Amelia Pond, attraverso la quale arriva uno strano messaggio, che si rivela poi essere una domanda: Doctor who? Ecco quindi compiersi la profezia del Silenzio, per salvare Gallifrey intrappolata in un altro universo il Dottore deve dire il suo nome senza poter mentire, così da garantire ai Signori del Tempo un ritorno sicuro alla loro dimensione. Il messaggio nel frattempo ha però attirato ogni sorta di nemico bellicoso, pronto a riprendere e rendere più distruttiva la Guerra del Tempo. Moffat ci spiega anche la nascita del movimento del Silenzio, creato proprio per impedire al Dottore di arrivare su Trenzalore e dire il suo nome. Il movimento nasce proprio durante la puntata, poi tornerà indietro nel tempo per compiere la sua missione, creando così la crepa dalla quale i Signori del Tempo potranno tornare (eh sì, un po’ complicato ma bello). Queste sono le uniche due cose (profezia avverata e nascita del Silenzio) che fanno gridare alla genialata, per il resto si salva poco.
In primis troppi nemici: sarebbero bastati i Dalek per giustificare un ritorno della Guerra del Tempo, non servivano di certo Cyberman e Angeli Piangenti. C’è anche la questione della rigenerazione poi. Nella serie classica, infatti, era stato affermato che un Signore del Tempo poteva rigenerarsi 12 volte e avere quindi 13 facce. Con l’arrivo del War Doctor il conto sale a 12 facce complessive, ma Moffat è furbo e inserisce la rigenerazione a metà del 10imo Dottore (quella con la quale viene creato il Dottore della Metacrisi) nel conto, arrivando così al massimo raggiungibile. Arriva così in soccorso il nostro caro Moffat, crea che con un escamotage da scuola elementare dona un nuovo ciclo di rigenerazioni al Dottore. Ma arriviamo alla parte centrale, la rigenerazione del Dottore. Per quanti si aspettavano qualcosa alla David Tennant, qualcosa di veramente commovente e forte, è stata una grossa delusione. Il Dottore si rigenera con tutti i crismi, ma poi torna normale non si sa per quale motivo, poi appare un’allucinazione di Amelia Pond e infine nel giro di 1 secondo netto cambia volto…così, d’improvviso. Moffat ha azzerato il pathos di netto. Negli ultimi 50 anni qualsiasi rigenerazione ha creato un minimo di emozione, soprattutto quella del 10imo e del suo “Non voglio andarmene” (e giù a lacrimoni), ma quella dell’11imo è troppo veloce, troppo scontata, troppo presa alla leggera.