L’industria della fecondazione assistita fattura attualmente 6 miliardi e mezzo di dollari l’anno, opera senza sorveglianze né regole. Il 70% per cento dei cicli di stimolazione ovarica fallisce e i rischi per la donna, assenti dalla letteratura scientifica fino a poco tempo fa, sono cancri al seno, all’ovaio e all’endometrio, infertilità futura, emorragie, ictus, infarti, paralisi e morte.
Questo è spiegato in un documentario prodotto dal “Center for Bioethics and Culture”, il quale ha appena vinto il premio del Festival californiano di cinema indipendente. In esso vengono riportate interviste scioccanti a donne che hanno donato i loro ovuli laddove la fecondazione eterologa è permessa. Le interviste ritraggono ragazze la cui vita è stata stravolta, spezzata, dalle conseguenze. Rischi di cui nessuno vuol parlare, come a fatica si parla delle conseguenze sulla donna dell’aborto, perché l’industria della fertilità, che in America fattura miliardi di dollari l’anno, dovrebbe abbassare le saracinesche.
Nel video, racconta “Tempi”, sono intervistate anche ricercatrici, e anche Suzanne Parisian, già presidente dell’ufficio medico della Food and Drug Administration, corrispondente all’Aifa italiana, la quale accusa: «non ci sono numeri complessivi perché i casi di queste donne non sono stati monitorati». Drew V. Moffiti, endocrinologo per la fertilità riproduttiva, confessa che «di questo mercato si sa poco o nulla». Probabilmente non se ne vuole sapere nulla apposta.
Il filmato si conclude con una domanda a chi vuole avere un figlio a tutti i costi: «Lo faresti a rischio della salute e della vita di un’altra donna?». E a chi vuole donare i suoi ovuli: «Sei davvero pronta a sacrificare la tua salute o la tua vita per soldi? Siamo sicuri che si tratti di filantropia?». Una ragazza chiude laconica: «Cosa dire, se non che non potrò mai più avere un figlio?».