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Dogane generazionali

Creato il 27 febbraio 2012 da Nonchiamatemiborgia @nonsonoBorgia
Dogane generazionaliÈ fatta, finita, andata. Finalmente mi sono laureata, tra stress da scrittore e liti con il personale dell'università. Giovedì 23 febbraio, alle 10 del mattino, sono uscita dalla mia facoltà e mi sono fatta incoronare, manco fossi Re Sole. Sto iniziando a rendermi conto che ho decisamente concluso un percorso importante e che, quindi, devo iniziare a riflettere su uno nuovo da seguire.
In realtà un paio di idee mi balevano in testa già da un bel pezzo, ma quando si è troppo impegnati si tende a rimandare. Le mie sono tutte idee che prevedono un cambiamento abbastanza radicale, e forse è anche per questo che ho preferito non pensarci troppo. Ho deciso che mi sarei goduta tutto il weekend in santa pace, riprendendomi dai festeggiamenti (che ovviamente hanno previsto umiliazioni pubbliche e cascate d'alcool) e dalla febbre postfesteggiamenti. Ma oggi è lunedì, quel giorno della settimana che infastidisce tutti, lavoratori e non; il lunedì può risultare una buona occasione per ricominciare da capo (pensate a tutte le diete cominciate il lunedì e finite il mercoledì), ma può anche essere un modo per metterti di fronte a qualcosa che temi.
Sono felice, davvero. Ho portato a termine un altro progetto, ho raggiunto uno dei miei obiettivi e, inoltre, l'ho fatto pure bene. Sono eccitata all'idea di poter iniziare una nuova fase della mia vita ma, d'altro canto, provo anche una sorta di paura. È una sensazione, molto simile a quella che si prova quando il professore di matematica interroga e tu, oltre a non possedere grandi capacità in materia, non hai studiato per niente.
Insomma, come direbbe madre, “Benvenuta nel mondo dei grandi”: pensavo di averlo già conosciuto ai tempi del lavoro in bar, di averlo già sperimentato quando mi sono trasferita fuori casa per studiare. Ma se fino a prima sapevo esattamente cosa fare, adesso la storia cambia: devo prendere delle decisioni e rischiare, rischiare di fallire e cadere col culo a terra. E questo mi spaventa un po'.
Certo che ormai non ci si può aspettare che il lavoro ti piombi giù dal cielo, e non dobbiamo credere che, a fine degli studi universitari, siamo preparati e pronti per tutto. Credo di dover imparare ancora molte, forse fin troppe cose. Credo anche che il fallimento, sebbene non sia piacevole, faccia parte della vita. Ecco quindi che, a fine di questo post, credo che comincerò a cercare un volo, una casa, un lavoro e un modo per sovvenzionare il corso alla London School of Journalism. Non sarà facile, ma a quanto pare è il dazio per entrare nel mondo dei grandi. Il problema è che se mi guardo bene in giro mi rendo conto che siamo ancora in molti ad essere formati ma non accettati nel mondo del lavoro (precisamete siamo 1 giovane su 3). E quindi mi metterò in fila con le mie credenziali, sperando che mi facciano passare 'sta diavolo di dogana per entrare nel famigerato mondo dei grandi.

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