Dolce & Gabbana si ispirano alla sensualità del Gattopardo

Creato il 15 novembre 2011 da Dg_victims @DG_VICTIMS
È vero, da qualche tempo i marchi della moda sembrano fatalmente attratti dal mondo della gioielleria, contiguo ma ovviamente diverso da quello dell'abbigliamento e degli accessori. Ma la scelta di Dolce & Gabbana di presentare una prima collezione di gioielli sembra venire da molto più lontano: c'è un tempo per ogni cosa, potremmo dire. E per i due stilisti è arrivato il momento di esercitare la loro creatività e di utilizzare le suggestioni e i codici che caratterizzano da anni – seppur in un gioco di continui rinnovi – il loro stile, in un ambito che per ora avevano lasciato sullo sfondo. Mercoledì prossimo nelle boutique di Milano, Parigi e Londra saranno presentati in anteprima gli 80 pezzi della prima collezione di gioielleria Dolce & Gabbana, con prezzi che partono da mille euro per arrivare fino a 16mila. Nei mesi successivi saranno 17 i punti vendita del marchio nel mondo a offrire questa ennesima sorpresa dei due stilisti italiani. «Abbiamo voluto creare una collezione profondamente legata all'anima di Dolce & Gabbana – spiega Stefano Gabbana –. L'ispirazione sono l'Italia, la Sicilia, con la loro storia, la tradizione, i simboli...». «Simboli che sono diventati i simboli del nostro stile: il contrasto tra il sacro e il profano, le croci, i rosari, le Madonne, gli oggetti scaramantici e i cuori… Ma anche il rosso rubino della passione e il nero degli zaffiri», aggiunge Domenico Dolce. E a proposito di sicilianità, chi può dimenticare il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa – e la visionaria trasposizione sul grande schermo fatta da Luchino Visconti – e quella scena in cui due tra i più sensuali innamorati della storia della letteratura e del cinema, Angelica e Tancredi, fanno la loro comparsa al ballo organizzato dal Principe? «Tancredi e Angelica passavano in quel momento... la destra inguantata di lui posata a taglio sulla vita di lei, le braccia tese e compenetrate, gli occhi di ciascuno fissi in quelli dell'altro. Il nero del frac di lui, il roseo della veste di lei, frammisti, formavano uno strano gioiello. Essi offrivano lo spettacolo commovente più di ogni altro, quello di due giovanissimi innamorati che ballano insieme». Croci, dunque, tempestate di gemme, rosari di giada nera e delicate immagini della Madonna in ceramica e filigrana appese a una ondulata catena bizantina. Ma anche chiavi, monete, cuori, cornetti portafortuna e ferri di cavallo di splendida foggia, incisi a mano, che tintinnano sull'oro prezioso dei bracciali e delle collane con charms, o dondolano come unico ciondolo da un anello. «I gioielli sono fatti in Italia perché vogliono essere un'ulteriore espressione dell'italianità del nostro marchio e perché nel nostro Paese c'è ancora un incredibile know how artigianale in questo settore, che noi vogliamo contribuire a valorizzare». La scelta ha comunque una sua valenza commerciale e strategica: secondo le ultime previsione Bain&Co, nel 2011 il settore della gioielleria sarà tra i meglio performanti del lusso, con una crescita globale del 15% a 10 miliardi di euro.

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