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“Dolceamaro a Bombay”, un romanzo da gustare

Creato il 07 luglio 2011 da Milleorienti

La scrittrice Namita Devidayal pubblica in Italia il suo romanzo Dolceamaro a Bombay (Neri Pozza, traduzione di Gioia Guerzoni).“Dolceamaro a Bombay”, un romanzo da gustare Il titolo originale è Aftertaste, un retrogusto amaro che lascia l’intera vicenda, ma addolcito dalla protagonista indiscussa del libro: una pasticceria a Mumbai che sforna senza tregua delizie zuccherine, i mithai nelle loro infinite, tentatrici e dolci-troppo-dolci declinazioni. Barfi con quell’aroma irresistibile di cardamomo e giochi di frutta secca (sotto la ricetta), halva con il sesamo ingrediente principale, i ladoo che in India fanno subito aria di festa (sciroppose palline che solo a guardarle sono già un paio di chili in più, ma chissenefrega), i jalebi fritti dai colori vibranti.

“Dolceamaro a Bombay”, un romanzo da gustare

Namita Devidayal

A pensare dolce è il personaggio di Mummyji, volitiva e straordinariamente brava in cucina matrona indiana, che per salvare la famiglia dalla bancarotta si inventa un servizio di catering che infine diventa una redditizia catena di pasticcerie. Mummyji è però fin troppo brava ai fornelli e come tutte le immense mamme fin troppo propensa ad elargire prelibatezze, a discapito di qualche attenzione psicologica in più nei riguardi dei suoi quattro figli. Che hanno più di un problema, ma lei niente, li consola sempre e solo con piattini sofisticati, li assuefà a un gusto mammesco-rammollente (condito da doni di gioielli, naturalmente, che lei è donna punjabi assai tradizionale), li avvolge in atmosfere al profumo inebriante di latte. Però alla fine è il dolce a prevalere sull’amaro, perché quando Mummyji muore tutto si sistema. I suoi figli e nipoti avranno meno manicaretti dopanti, ma ritroveranno la loro strada. E ciò che resta, in lettori e personaggi in scena, è la visione di quei quadratini variopinti e danzanti, di quelle fragranze che chiudi gli occhi e i sogni si fanno dolci.

(P.s.: per un altro parere su Dolceamaro a Bombay leggete cosa ha scritto il blog Indian Words. Del precedente romanzo di quest’autrice, invece, MilleOrienti aveva parlato qui).

 

RICETTA: Barfi alle mandorle e pistacchio 

“Dolceamaro a Bombay”, un romanzo da gustare

Dose per realizzare una quindicina di dolcetti

1 l di latte intero

100 g di zucchero

150 g fra pistacchi pelati e triturati e mandorle spellate e triturate

1 cucchiaio di cardamomo in polvere

Fate bollire il latte in una casseruola finché non si riduce di circa la metà, addensandosi. Unite lo zucchero, mescolate e lasciate bollire ancora per una decina di minuti. Senza togliere dalla fiamma, unite anche il cardamomo e la frutta secca. Continuate a cuocere mescolando, finché il composto risulta denso come un impasto e girando inizia a staccarsi dai bordi della pentola. Spegnete dunque la fiamma e versate il composto su una teglia da forno o su un piano da lavoro, distendetelo con l’aiuto di una spatola bagnata a uno spessore di circa 1,5 cm. Lasciate raffreddare e infine tagliate a quadrati, rombi o rettangoli. Se volete, decorate con granella di pistacchio e/o mandorle o con fogli d’argento o oro per uso alimentare, oppure con pistilli di zafferano (che in un’ennesima variante è usato anche nell’impasto, aggiungetelo se volete ottenere un colore giallo intenso).

 


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