Loredana Aiello 21 maggio 2013
«Ainhoa Elizasu fu la seconda vittima del Basajaun, benché la stampa non lo chiamasse ancora così». Questo l’incipit, ex abrupto, del secondo romanzo, già caso letterario, dell’ispanica Dolores Redondo (Donostia – San Sebastián, 1969), Il guardiano invisibile. L’autrice non perde tempo a rendere noto al lettore l’argomento che sarà trattato nel volume: la caccia a un misterioso assassino. La piccola e tranquilla cittadina navarrese di Elizondo, nella valle del Batzán, all’estremo nord della Spagna, è scossa da brutali omicidi, le cui vittime sono delle giovani donne, delle adolescenti. A rendere ancor più odiosi questi omicidi è il modo in cui le vittime vengono ritrovate: strangolate, seminude, con un pasticcino tipico del luogo, un txatxingorri, posizionato sul pube, e le palme delle mani rivolte verso l’alto. Dal capoluogo, Pamplona, Amaia Salazar, ispettore della squadra Omicidi della Policía Foral de Navarra, è messa a capo delle indagini, non solo per il suo talento, ma anche perché è originaria del posto da cui provengono le vittime. Amaia si trasferisce ad Elizondo, a casa della zia Engrasi, luogo nel quale ha trascorso la sua infanzia. Col procedere delle indagini emergono nuovi elementi sul caso, sempre più inquietanti; dalle analisi dei reperti risultano presenti sui corpi tracce di peli provenienti da diversi animali; inoltre la perfetta corrispondenza delle due estremità dello spago usato per strangolare le due ragazze indica che l’assassino è lo stesso. Parallelamente al lavoro investigativo, l’autrice si preoccupa di svelare al lettore la personalità e i trascorsi dei molti personaggi che abitano la vicenda narrata. Lo fa con grazia e garbo, come se ogni tanto l’obiettivo di una telecamera si posasse su uno di essi e ne svelasse il passato e l’interiorità più vera. Nonostante questa attenzione però, protagonista incontrastata rimane Amaia Salazar, indagata in tutte le vesti che le competono: giovane donna in carriera in un ambiente prevalentemente maschile, sorella, moglie, figlia. Il soggiorno lavorativo nella sua città natale, dà modo ad Amaia di scavare nella sua infanzia, di percepire un’inquietudine latente che pian piano, emergendo dall’inconscio, le nega la serenità e il riposo. Stilisticamente, Dolores Redondo utilizza dei brevi flashback che propone in capitoli separati dal resto del corpo del romanzo, intitolati quasi tutti Primavera 1989: un metodo molto efficace per rispolverare antichi episodi dell’infanzia che riescono molto verosimili se rapportati all’esperienza del ricordo che gli adulti hanno dei primi anni della propria vita.
Il guardiano invisibile (titolo originale El guardián invisible) ha riscosso un successo incredibile; pubblicato il 15 gennaio di quest’anno, dopo circa un mese è stato ristampato cinque volte e venduto in quindici paesi differenti (in Italia è stato pubblicato da Feltrinelli nella collana FOXCRIME, con traduzione di Andrea Carlo Cappi), e ha suscitato anche l’interesse di chi lavora nel mondo del cinema: pare, infatti, che Peter Nadermann, produttore anche di Uomini che odiano le donne tratto dal best seller di Stieg Larsson, abbia già acquistato i diritti per farne un film. Inoltre la scrittrice è attualmente impegnata nella stesura di un secondo romanzo. Il guardiano invisibile è infatti il primo capitolo di una trilogia, la trilogia del Batzán, a cui seguiranno Legado en los huesos e Ofrenda a la tormenta. Ma cosa rende questo libro così irresistibile? Definirlo thriller, nonostante l’argomento, è un po’ riduttivo. Dolores Redondo riesce a immergere il lettore nell’atmosfera misteriosa e mistica della Navarra, raccontando molta della storia e della cultura di questa zona. Accanto alle accurate indagini sostenute da certificazioni scientifiche (peraltro ben documentate) si estendono una vasta gamma di credenze, superstizioni, mitologia. Quest’ultima ha un ruolo centrale nella vicenda: il Basajaun (signore del bosco), le Lamiak (fate), le Belagiles (donne oscure e potenti), e altri elementi della mitologia basco – navarra fanno de Il guardiano invisibile un romanzo quasi fantasy. Non manca l’attenzione alla dimensione psicologica e antropologica (il viceispettore Etxaide, collaboratore di Amaia, è anche un antropologo), né l’interesse alle relazioni sentimentali che talvolta investono le sfere più spinte del romanticismo. Anche se non privo di difetti (un epilogo un po’ troppo affrettato, l’ossessione della maternità, il mancato approfondimento dei “cattivi”), Il guardiano invisibile è un libro molto accattivante, avvincente. Il principale pregio è il suo incalzante procedere investigativo che riesce davvero a coinvolgere e immergere il lettore nella misteriosa terra del Basajaun.