A. (uomo) ci pone questo quesito: è possibile che un paziente con attacchi di panico possa guarire con la sola psicoterapia di gruppo, ma senza medicinali? Non c’è il rischio che il paziente diventa poi dipendente a questi tipi di medicine che gli psichiatri danno per la cura e non smettere dopo la guarigione ? Ho detto questo perchè penso che il paziente dopo aver visto l’efficacia dei farmaci abbia poi paura di smettere la terapia.
Caro A. , grazie per la tua domanda. Potrebbe succedere che gli attacchi di panico con la sola terapia di gruppo si risolvano. Conviene a mio parere, per un lavoro più completo che tenda ad evitare ricadute, affiancare un percorso individuale.
I farmaci devono essere dati da uno psichiatra. In fase acuta possono aiutare ad affrontare il disagio. Lavorando in parallelo con un percorso di psicoterapia il farmaco sarà scalato fino ad essere tolto. Ribadisco l’importanza della consulenza psichiatrica per l’utilizzo corretto di questo tipo di farmco, che può causare dipendenza se mal dosato o altri problemi come da controindicazioni riportate sul bugiardino.
La paura di smettere un farmaco fa parte della dipendenza psicologica dallo stesso. I farmaci non fanno miracoli e se si avesse paura di diminuire o togliere il farmaco, vuol dire semplicemente che non si è ancora pronti e che bisogna continuare con la psicoterapia.
Spesso i pazienti si accontentano di prendere solo il farmaco che copra il disagio attivatore dell’attacco di panico. E’ una scelta possibile, che però rende lo stesso dipendente dal farmcao e parziale nel proprio Essere. Queste persone non hanno voglia di affrontare le proprie sofferenze o fatti di vita quotidiana attivatori d’ansia e preferiscono nascondere il problema. Il rischio è che la cronicizzazione della modalità possa degenerare in sofferenza più forte è molto alto.
Da sistemico aggiungo, che il portatore di attacchi di panico è spesso il portabandiera di un sistema ansioso, comunque problematico, per cui alle volte arrivano in psicoterapia le persone più sensibili, non necessariamente le più sofferenti.