Omeopatia
Perché i medicinali omeopatici hanno nomi così strani?
I medicinali omeopatici non hanno nomi strani, semplicemente si usa il nome latino della sostanza con cui è preparato: Arnica montana è proprio la pianta arnica; Apis mellifica è proprio l'ape; Aurum metallicum è proprio l'oro.
Ne consegue che i medicinali omeopatici non sono indicati con nomi di fantasia (come i medicinali convenzionali) e hanno lo stesso nome in tutto il mondo, dall'Italia agli Stati Uniti, dal Sud Africa all'India, dal Brasile alla Germania.
Altro punto importante: i medicinali omeopatici non sono brevettati, cioè non esiste una casa farmaceutica che abbia l'esclusiva di produzione e commercializzazione perché ha prodotto quella determinata molecola nei suoi laboratori.
La produzione di medicinali omeopatici è libera purché chi li produce segua scrupolosamente le indicazioni della Farmacopea omeopatica e rispetti le norme di buona produzione.
Come si fa a distinguere un medicinale omeopatico unitario da un cosiddetto medicinale omeopatico complesso?
Il vero medicinale omeopatico unitario è in vendita con il suo vero nome: Belladonna è belladonna; Ignatia è ignatia. Non ci si può sbagliare. Gli altri sono in vendita con nomi commerciali di fantasia, spesso seguiti dalla parola plex. Quindi, per esempio: IlgranuloPlex (che, ovviamente, non esiste come farmaco) già ci fa capire che quel prodotto contiene molti componenti e che non può essere un medicinale omeopatico unitario.
Secondo: basta leggere la composizione. Belladonna 30CH, contiene solo belladonna alla 30 potenza centesimale hahnemanniana. Se invece leggo: Belladonna 6CH, Aconitum 6CH, Bryonia 6CH; Ipeca 6CH ecc ecc, ho in mano un composto (“complesso”) che ha poco di omeopatico se non la tecnica di produzione e la dizione “medicinale omeopatico”, legalmente autorizzata.
Perché nelle confezioni dei medicinali omeopatici non c'è il bugiardino? Insomma, perché non scrivono che malattie curano?
Nelle confezioni dei medicinali omeopatici unitari non è contenuto il classico foglietto presente nei farmaci convenzionali che illustra a cosa serve, quando usarlo, la posologia, gli effetti collaterali o tossici.
Prendiamo un ben noto medicinale omeopatico, Nux vomica: si può prescriverlo in tante condizioni diverse: casi di coliche biliari, casi di rinite allergica; casi di cefalea; casi di faringo-laringite cronica; casi di influenza; ecc. ecc. Com'è possibile che lo stesso farmaco sia antivirale, antidolorifico, antispastico, antifebbrile ecc.?
Bisogna ricordare due dei principi di base dell'omeopatia, sperimentalmente determinati e clinicamente verificati: il principio del simile e dell'individualizzazione. Una sostanza è in grado di guarire in un singolo malato quei sintomi che può provocare nello sperimentatore sano. Nux vomica è uno di quei medicinali che ha provocato negli sperimentatori centinaia di sintomi "dalla punta dei capelli all'unghia dell'alluce", che variamente assemblati, possono simulare moltissime malattie.
Paradossalmente, dunque, se volessi scrivere sul bugiardino a cosa serve Nux vomica dovrei elencare in ordine alfabetico tantissime malattie presenti in un Dizionario Medico o aggiungere un volumetto di diverse pagine contenente tutti i sintomi della sperimentazione di Nux vomica! Per prescriverla è fondamentale che i sintomi del malato (non solo quelli della colica biliare) corrispondano a Nux vomica.
La posologia non è indicata perché, al solito, deve essere stabilita dal medico a seconda del singolo paziente e della sua patologia, acuta o cronica. Infine, non sono riportati gli effetti collaterali e tossici perché i medicinali omeopatici, saggiamente usati, non ne hanno.