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Domani, 1 settembre,si celebra la giornata per la salvaguardia dell'ambiente/Il creato è un "dono" recita il messaggio CEI per l'occasione

Creato il 31 agosto 2012 da Marianna06

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Per la “salvaguardia” del creato, settima giornata, alcuni giornalisti di differenti testate saranno, domani, escursionisti nelle zone dolomitiche del Trentino e del Veneto, a partire dalle note Pale di San Martino fino alle Alpi bellunesi e grazie all’impegno dell’associazione culturale Greenaccord Onlus.

Con i giornalisti, che nell’esercizio del loro lavoro si vuole che spendano sempre più parole in difesa della natura e dell’ambiente, ci saranno anche molti giovani sia del Triveneto che della Lombardia e il tema è, appunto :”Sanare le ferite della Terra”.

Questo “camminare insieme” di giovani e adulti ha, inoltre, il  prezioso significato di uno scambio reciproco, di un’autentica forma di educazione nei due sensi, che è poi grande attenzione a passarsi il testimone nell’essere “sentinelle” responsabili del creato.

Naturalmente le celebrazioni della “Giornata per la salvaguardia del creato” ci saranno in tutta Italia(ed è un grande bene) e con diversi “sponsor”. Ma tutte avranno il medesimo obiettivo, perché la realtà in termini di dissesto ambientale, quasi ovunque,  di questi tempi , sta superando le più ardite fantasie umane.

E , che gli piaccia o meno,l’uomo è invitato a riflettere sulle proprie responsabilità, che non sono affatto poche.

Se poi questi , magari, ha  qualcosa da obiettare del tipo “ma io non c’entro!!!”, si guardi con attenzione intorno, accenda il televisore, si connetta ad internet o metta soltanto il naso fuori dalla finestra di casa sua, come avrebbe potuto fare lo scorso luglio e  in queste ultime ore di agosto.

Se poi il “nostro” diligentemente volesse proprio saperne  un po’ di più rispetto all’informazione del momento,che potrebbe forse essere strillata e volutamente ad effetto, può sempre leggersi il relativo sussidio della CEI, che lo chiama in causa e riflettervi.

 Sussidio che cita anche altre nefandezze che, una volta note, tutti avremmo il dovere di denunciare. Cosa che,però, non sempre facciamo.

E questo nel vicino e nel lontano.

In” media re” si ha da parte nostra  una  qualche pur pallida idea dello scempio che avviene in natura , per esempio, ogni giorno, in Africa oppure in America Latina (ma anche…nelle terre  lontanissime da noi dell’Asia e dell’ Australia), e  solo per il profitto di fameliche multinazionali e transnazionali, che arricchiranno ,come sempre, soltanto chi è già  ricco, lasciando ai poveri esclusivamente morte e devastazione ambientale?

Miniere a cielo aperto, inquinamento di fiumi, esalazioni di gas tossici e quant’altro.

A casa nostra c’è stato e c’è ancora, purtroppo, il problema “amianto”in Piemonte, a Casale Monferrato (si continua a morire anche dopo tanti anni di chiusura delle fabbriche).E ,in questi giorni, è di grande attualità pure il purulento “bubbone” dell’Ilva di Taranto.

I casi italiani (ma non sono certo solo questi citati) e quanto avviene nel resto del mondo significano una sola cosa e cioè che l’essere umano agisce sconsideratamente e semplicemente motivato dal proprio personalissimo egoismo.

Come se lo sperperare e distruggere i beni del “creato” fosse un “pozzo senza fondo” da cui attingere  con disinvoltura all’infinito e senza parsimonia alcuna.

Con i risultati,manco a dirlo, disastrosi che poi tutti abbiamo visto e stiamo continuando a vedere.

Sarebbe, davvero, così difficile coniugare insieme sviluppo umano e attenzione all’ambiente ?

Specie se ciò significasse “migliore” qualità della vita per tutti.

Ma è proprio quel”per tutti” che non interessa al mondo dell’alta finanza,a quello degli affari e, cosa gravissima, anche al mondo della politica,che dovrebbe essere portatrice invece delle istanze della società civile “tutta”.

Rispettare il creato non significa, sia ben chiaro, demonizzare il cammino della tecnica. Occorre che natura e tecnica lavorino insieme nel rispetto dell’ambiente e del creato.  Creato che ha ,comunque, una propria valenza spirituale per l’uomo. Anche il più cinico.

Anche perché la “cosa”, che conta di più, è che questo rispetto del creato conduca gradualmente ad un’economia che consenta all’uomo di vivere. Non certo di morire.

E qui entra in ballo il dileggiato concetto di”sostenibilità”.

E’ su questo fronte che occorre impegnarsi e a farlo, ovviamente, a livello planetario.

Perché questo sia, occorre da parte di tutti, sotto qualunque cielo, il recupero della memoria del radicamento biologico all’interno del mondo naturale. E cioé  semplicemente l'essere creature all’interno della creazione. Non certo manipolatori o padroni.

Ricostruire,insomma, quell’alleanza(uomo + ambiente),  che i tempi moderni ci hanno fatto dimenticare. Anche  magari a fatica.

 

   di Marianna Micheluzzi (ukundimana)


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