Corinne Hartley, Going There
Com'era quella domenica mattina di molti anni fa?
Credo di non averlo mai saputo. Non avere mai saputo quanto era freddo o nuvoloso o ventoso quel marzo. Posso solo immaginare, perché ero entrata in ospedale il giorno prima e mi ero immersa in quella spirale di doglie cominciate, interrotte, riprese e di nuovo cessate. Una fine gravidanza in carattere con tutti quei nove mesi al limite dell'assurdo, le continue capriole di quell'esserino nel mio grembo, i mesi a letto, i sussulti di gioia e di paura.
Com'era quella domenica mattina?
Era una domenica di sole, ne sono certa, almeno dalle 9, da quando hai deciso di fare capolino nel mondo: deciso, buffo, forte e tenero, curioso.
Diversissimo dai tuoi fratelli, quasi biondo, occhioni gialli da civetta.
C'eri tu: un sole bizzarro, talvolta nuvoloso, quel sole che cerchi ovuque, dal cui tipido apparire vuoi finalmente farti scaldare. Un sole delicato e un po' ruvido, un sole molto maschio e molto insofferente delle regole; saggio e pazzo, pigro come un gatto e attivissimo come un'ape.
Sei tu: con il colore simbolico che mi viene sempre in mente pensandoti e parlando di te, il giallo (anche se, ne sono certa, tu preferisresti il viola....
).Del resto un figlio nato di domenica è un figlio speciale, una festa per sempre.