Domenica 24 maggio 2015 ricorrerà il centenario dello storico passaggio del Piave, ricordato nella canzone “La leggenda del Piave”. L’Italia partecipava alla Grande Guerra, nella speranza di liberare, dal gioco straniero, le terre irredente di Trento e Trieste. Furono centinaia di migliaia i giovani italiani che persero la vita al fronte. Anche Luino domenica mattina celebrerà il centenario in piazza Piave a Voldomino, dopo la Santa Messa che avrà inizio alle ore 10.30.
Battaglia di Vittorio Veneto (wikipedia.org)
Al fine di ricordare l’estremo sacrificio delle migliaia di giovani soldati morti, il Comune di Luino, domenica 24 maggio, dopo la Santa Messa nella Chiesa Parrocchiale di Voldomino, celebrerà lo storico anniversario in Piazza Piave con un oratore ufficiale come Carlo Alessandro Pisoni. Alla manifestazione interverrà la Musica Cittadina di Luino, che suonerà l’Inno Nazionale e “La Leggenda del Piave”.
Il comune invita quindi i cittadini, le associazioni, le scolaresche, nonché le forze militari e di polizia che con orgoglio e spirito di abnegazione continuano a portare in alto il nome dell’Italia sul territorio nazionale e nelle missioni di pace internazionali.
Cent’anni fa, il 24 maggio 1915, l’Italia entrava in guerra contro gli Imperi centrali, gettandosi nella Prima Guerra Mondiale dieci mesi dopo l’inizio delle ostilità in Europa. Era un lunedì, alle 3:30, precedute dai tiri degli obici, le truppe italiane oltrepassarono il confine italo-austriaco, puntando verso le “terre irredente” del Trentino, del Friuli, della Venezia Giulia. Nel 1918, a guerra finita, un poeta e musicista napoletano, Giovanni Gaeta, più noto con lo pseudonimo di E. A. Mario, trasformò quel momento nella “Leggenda del Piave”, una canzone destinata a entrare nella memoria collettiva degli italiani. L’Italia entrò in guerra divisa tra interventisti e neutralisti, dopo un disinvolto cambio di alleanze, dalla Triplice all’Intesa. Sulle sponde del Piave e dell’Isonzo, nelle trincee del Carso e della Bainsizza, di Asiago e di Passo Buole, di Caporetto e di Vittorio Veneto lasciò 700 mila morti. Dalla guerra ottenne Trento e Trieste, ma ne uscì prostrata, lacerata da una profonda crisi politica, sociale ed economica, che la portò in breve al Fascismo. Eppure la “Grande Guerra”, come fu chiamata, è forse l’unica guerra della quale gli italiani abbiano – come si suol dire – una “memoria condivisa”: l’ultimo atto dell’epopea Risorgimentale. La Prima Guerra Mondiale fu un enorme massacro: coinvolse 27 paesi, costò 10 milioni di morti, 20 milioni di feriti, enormi distruzioni. Fu la prima guerra moderna. Gli eserciti si trovarono impantanati nelle trincee. Nuove armi furono impiegate su larga scala: aerei, sottomarini, carri armati, mitragliatrici, gas tossici, come il fosgene e l’iprite, che prese nome dalla località belga dove il 22 aprile 1915 fece le prime vittime.