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Dominio, potere, Bauman, Crozier, potere di controllo, potere della decisione, ordine, caos

Creato il 14 gennaio 2012 da Bruno Corino @CorinoBruno

Dominio, potere, Bauman, Crozier, potere di controllo, potere della decisione, ordine, caosDove (ammesso che esista un luogo “ideale”) bisogna cercarlooggi il dominio? Quale forma ha assunto nell’epoca postmoderna? Non parloovviamente del potere, che è soltanto un’espressione del dominio, ma miriferisco direttamente al dominio, ossia a ciò che dispone dell’ordine delle cose.Noi non percepiscono direttamente il dominio, masempre il potere. Potere vuol dire esserenella condizione di far fare o di non far fare qualcosa a qualcuno, ma chidecide la diversa disposizione del potere è l’ordine del domino. Ciò che pone l’essere di questa condizione sono i rapporti di dominio, che assegnano a ciascunaistituzione, organizzazione o ruolo la posizione in forza della quale diventapossibile esercitare una qualsiasi modalità di potere.A una domanda del genere, tempo fa rispose il sociologoZygmunt Bauman, nel saggio La societàindividualizzata. Come cambia la nostra esperienza. Bauman, richiamandosi allariflessione di Michel Crozier sul “fenomeno burocratico”, scrive come Crozier abbiasaputo individuare nell’uso dell’assenza di ordine, cioè nel caos, «l’arma suprema del potere nella lotta per ildominio». Il dominio si ottiene, scrive Bauman, «da un lato abolendo leregole che limitano la propria libertà di scelta e dall’altro imponendo ilmassimo possibile di regole restrittive alla condotta altrui».Quindi massimo numero di regole per gli altri e minimonumero di regole per sé, cioè massimo ordine per gli altri e minimo ordine per sé.Ma la scoperta di Crozier poteva essere valida per i “sistemi chiusi”, qualisono gli istituti burocratici. Nell’era della cosiddetta globalizzazione, dovei processi sono «dotati di moto proprio, spontanei e imprevedibili, privi dipostazione di controllo e di addetti alla pianificazione», questa definizionedel dominio perde di efficacia.Secondo Bauman, le nuove tecniche di potere, affermatesinell’era della globalizzazione, hanno reso superfluo il modello panottico dicontrollo sociale – teorizzato a suo tempo da Jeremy Bentham e ripreso, neinostri tempi, da Michel Foucault – in quanto «presumeva una relazione direciproco impegno tra governanti e governanti»: «La nuova struttura del potereglobale è governata dal contrasto tra mobilità e sedentarietà, contingenza eroutine, rarità e densità di condizionamento» (Bauman).L’epoca attuale segna la fine del modello disciplinarepraticato nei Panopticon moderni. Ildominio si annida nel potere di mobilità/immobilità: domina chi ha il potere disvincolarsi dal tempo e dallo spazio.Così, domina l’impresa che può smobilitare i suoi stabilimenti e andare aprodurre altrove, non gli operai che sono costretti a rimanere vincolati alloro territorio. Dominano le organizzazioni leggere che non hanno vincoliterritoriali: «Nel suo stadio pesante, il capitale era inchiodato al suoloquanto i lavoratori che assumeva. Oggi, il capitale viaggia liberamente,portandosi dietro il solo bagaglio a mano contenente poco più che unacartellina portadocumenti, un telefonino cellulare e un computer portatile»(Bauman). Domina la finanza leggera che può spostare capitali da una parteall’altra del mondo spingendo un semplice tasto. Domina chi dispone di risorsemaggiori e può vivere dove vuole. Nell’analisi di Bauman, il dominio ha cambiata forma: ildominio non si esprime più nel potere di controllo sull’ordine delle cose,ossia non rimanda più al potere di poter disporre di cose e persone, ma nelpotere di essere nella condizione di poter superare o eludere vincoli: menovincoli si hanno per sé, più si è in una posizione dominante. Avere menovincoli vuol dire avere più opportunità o maggiori possibilità di scelta. Chi ènella impossibilità di poter scegliere “dove” vivere, cosa fare, ecc. si trovain una posizione dominata. Quindi, il dominio reale è sempre meno legato alpotere di controllo e sempre più legato al potere della “decisione”.Il potere di controllo si esercita in uno spazio e in untempo circoscritti. Ma in una condizione in cui vincoli e limiti sonocostantemente superati o elusi, il potere di controllo diventa un potereobsoleto. Il potere della decisione si configura come il potere della dislocazione.Di fronte, ad esempio, a una situazione conflittuale, che si crea quando ilpotere di controllo perde di efficacia, il potere della dislocazione (di esserealtrove) offre la possibilità di eluderlo. Pertanto, nell'epoca attuale domina non chi sa imporre la propria visione delmondo con la forza e la violenza, ma chi è in grado, potendosi sottrarre allasituazione conflittuale, di imporre le proprie condizioni di vita con la forza della decisione. Chi ha dunquela forza di decidere dove allocare le proprie risorse, economiche ofinanziarie, gode della posizione dominante, dal momento che, in caso disituazione conflittuale con la forza-lavoro, con le forze sindacali, con leforze statali, ha la possibilità di sottrarsi al conflitto, andando a produrrealtrove dove esistono meno restrizioni sindacali o fiscali. Infatti, la maggiorpossibilità di potere decisionale implica una minor possibilità di entrare inconflitto con l’altro. Tale posizione dominante ha il potere di imporre con laforza della decisione vincoli a chi è priva di questa forza. Pertanto, chi sitrova nella posizione dominata è costretto a subire ulteriori restrizioni allesue libertà e a condividere con chi si trova nella medesima posizione lo spazioridotto delle sue libertà di scelta. La stretta vicinanza tra agenti e gruppi sociali genera unamaggiore situazione conflittuale alla quale non si hanno possibilità disottrarsi. Il ricorso, pertanto, alla violenza, data la stretta vicinanza tragruppi vincolati alla stessa condizione, diventa uno sbocco inevitabile della conflittualità,in quanto resta l’unica possibilità di scelta a chi non ha la possibilità ditrovare altre soluzioni ai suoi problemi. Il conflitto diventa una condizionepermanente interna ai gruppi sociali privi di potere di dislocazione, e tenderàad essere decisamente sempre più accentuato. Insomma, coloro che non hanno la possibilità di muoversi o spostarsi, di vivere altrove, finiscono con lo scontrarsi tra loro, in quanto gli spazi di libertà e le scarse risorse sociali tendono a subire maggiori restrizioni, e diventano, di conseguenza, oggetto di contesa tra le parti dominate.La diversa dislocazione deldominio comporta delle nuove dinamiche all’interno dei gruppi dominati: inprimo luogo, assisteremo a un incremento della violenza privata come soluzionedel conflitto.

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