Memorie dell’Oratorio
Divertimenti e ricreazione.
La ricreazione, quando era più lunga dell’ordinaria, era allegrata da qualche passeggiata che i seminaristi facevano spesso ne’ luoghi amenissimi, che circondano la città di Chieri. Quelle passeggiate tornavano anche utili allo studio, perciocché ciascuno procurava di esercitarsi in cose scolastiche, interrogando il suo compagno, o rispondendo alle fatte dimande. Fuori del tempo di pubblica passeggiata, ognuno si poteva anche ricreare passeggiando cogli amici pel seminario discorrendo di cose amene, edificanti, e scientifiche.
Nelle lunghe ricreazioni spesso ci raccoglievamo in Refettorio per fare il così detto circolo scolastico. Ciascuno colà faceva quesiti intorno a cose che non sapesse, o che non avesse ben intese nei trattati o nella scuola. Ciò mi piaceva assai, e mi tornava molto utile allo studio, alla pietà ed alla sanità. Celebre a fare dimande era Comollo, che era venuto in seminario un anno dopo di me. Un certo Peretti Domenico, ora parroco di Buttigliera, era assai loquace e rispondeva sempre; Garigliano era eccellente uditore. Faceva soltanto qualche riflesso. Io poi era presidente e giudice inappellabile.
Siccome nei nostri famigliari discorsi mettevansi in campo certe questioni, certi punti scientifici, cui talvolta niuno di noi sapeva dare esatta risposta, così ci dividevamo le difficoltà. Ciascuno entro un tempo determinato doveva preparare la risoluzione di quanto era stato incaricato.
La mia ricreazione era non di rado dal Comollo interrotta. Mi prendeva egli per un brano dell’abito e dicendomi di accompagnarlo conducevami in cappella per fare la visita al SS. Sacramento pegli agonizzanti, recitare il rosario o l’ufficio della Madonna in suffragio delle anime del purgatorio.
Questo maraviglioso compagno fu la mia fortuna. A suo tempo sapeva avvisarmi, correggermi, consolarmi, ma con si bel garbo e con tanta carità, che in certo modo era contento di dargliene motivo per gustare il piacere di esserne corretto. Trattava famigliarmente con lui, mi sentiva naturalmente portato ad imitarlo, e sebbene fossi mille miglia da lui indietro nella virtù, tuttavia se non sono stato rovinato dai dissipati, e se potei progredire nella mia vocazione ne sono veramente a lui debitore. In una cosa sola non ho nemmeno provato ad imitarlo: nella mortificazione. Il vedere un giovanetto sui diciannove anni digiunare rigorosamente l’intera quaresima ed altro tempo dalla Chiesa comandato; digiunare ogni sabato in onore della B.V.; spesso rinunziare alla colezione del mattino; talvolta pranzare a pane ed acqua; sopportare qualunque disprezzo, ingiuria senza mai dare minimo segno di risentimento; il vederlo esattissimo ad ogni piccolo dovere di studio, e di pietà; queste cose mi sbalordivano, e mi faceva ravvisare in quel compagno un idolo come amico, un eccitamento al bene, un modello di virtù per chi vive in seminario.
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