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Don Chisciotte e Sancio Panza versione backpackers: cavalieri erranti in autostop!

Creato il 17 febbraio 2013 da Sarettajan @girotrottolando

“Ma che sei matta?!?! Ma come ti salta in mente?? Poi ti troveremo sui giornali di cronaca: stuprata e uccisa!!”

Questa sarebbe stata la reazione prevedibilissima di mia madre, nel momento in cui gli avessi confessato la mia terribile, pericolosissima, incosciente, malsana, etc etc, intenzione di viaggiare in autostop. Neanche stessi per saltare dallo spazio come Felix o per votare il PDL!! Io avrei sorriso divertita, ma poi avrei dovuto portarla in un istituto di igiene mentale per follia da preoccupazione. Dunque quello che feci fu, prima farlo, e poi raccontarglielo solo dopo, da sopravvissuta. Di fronte ai fatti compiuti neanche la mamma più apprensiva, con il supremo potere del lamento straziante, può far niente.

In effetti, quella volta non fu solo mia madre quella tenuta all’oscuro di tutto. Non annunciai a nessuno le mie losche intenzioni perché, come sempre, di intenzioni non ne avevo!! La non-pianificazione, detta anche “movimento a  casaccio“, è ormai una variabile fissa dei miei viaggi, vuoi perché si adatta perfettamente al mio stile di vita, vuoi perché ogni qual volta che ho provato a pianificare qualcosa è sempre andato tutto come non doveva andare! Ma della mia filosofia random parlerò in un altro momento. Ora voglio cercare di ricordare la prima volta che alzai questo minuscolo pollice che mi ritrovo per fare il tanto famigerato AUTOSTOP…

Mi trovavo con il mio compagno di viaggio argentino nella Gola del Todra, a est di Marrakech (Cliccate qui! per ricordare come iniziò il nostro viaggio dal deserto alle montagne e qui invece per un flash back sulla Gola, luogo amato dai climbers di tutto il mondo).

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Formichine umane si arrampicano sulla Gola del Todra, Marocco

Non decidemmo di fare autostop (“fare dito“, come dicono in Argentina), in realtà non avevamo altra scelta. Dalla Gola del Todra non avevamo la più pallida idea di dove voler andare (qualcosa ci spingeva verso il nord, ma niente di più che la curiosità di andare dove la Lonely Planet iniziava a scarseggiare di parole) e l’unica maniera era andare a tentoni, iniziare a perlustrare tutti i villaggetti sparsi qua e là sulle montagne, per… Beh, si, detto così, sembra che stavamo cercando qualcosa, ma in realtà non stavamo cercando niente e allo stesso tempo tutto. Viaggiare per noi voleva dire non avere alcuna aspettativa, per essere pronti a ricevere tutto ciò che il cammino aveva da offrirci.

Tutto stava nello scegliere il cammino.

DSC 78543 543x363 Don Chisciotte e Sancio Panza versione backpackers: cavalieri erranti in autostop!

Non c’erano mezzi pubblici frequenti in quella parte del Marocco; in realtà, nella maggior parte dei casi, non c’erano proprio dei mezzi pubblici che collegavano fra loro quei piccoli  agglomerati di 50 case al massimo, da cui ci si spostava esclusivamente a piedi o in groppa ad asini e cavalli (in effetti il nostro piano B era comprare un asino una volta per tutte!!).

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I taxi erano fuori dal nostro budget, considerato il prezzo quintuplicato che i marocchini simpaticamente applicano ai non-marocchini. Cos’altro rimaneva da fare? Non ci ponemmo le classiche domande (“Ma siamo sicuri? E se poi si fa notte? E se incontriamo qualche pazzo maniaco??“), non ci pensammo neanche un attimo (l’impulsività è un’altra caratteristica delle trottole viaggianti) e alzammo in maniera istintiva il ditino magico proprio di fronte all’ostello che ci aveva ospitato la notte precedente.

La fortuna aiuta gli audaci!!” dissi, ad alta voce, con le braccia a brocca sui fianchi e lo sguardo fiero, proteso verso il sole brillante di quella mattina, immaginandoci come Don Chisciotte e Sancio Panza versione backpackers, cavalieri erranti che, dal deserto, intraprendevano il loro fantastico viaggio in autostop verso mirabolanti avventure …

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Il deserto di Hassi Labiad, che Chisciotte e Sancio avevano lasciato qualche giorno prima, dopo 5 mesi di permanenza...

Quando aprii gli occhi dolcemente, immaginandomi ancora a combattere con i mulini, fui riportata bruscamente alla realtà da un vecchiaccio bavoso che cercava di infilare gli occhi dentro qualche spiraglio dei miei vestiti che io per fortuna, conoscendo i mie polli marocchini, non avevo lasciato! Invocai ancora la fortuna: “Togliti la benda Dea! Se entro due minuti non ci mandi qualcuno, rinuncio all’autostop e prendo subito un taxi piuttosto che stare qui a farmi fare la radiografia da Matusalemme!! O almeno prestami la cornucopia che gliela lancio dritta in testa!!!“.
Piuttosto che fare del male ad un vecchietto la dea scelse di inviarci rapidamente Mohamed, professore di francese a Casablanca, che si fermò neanche un minuto dopo la mia minaccia mentale e ci trasportò gentilmente al villaggio di Tamtattouchte, da dove, qualche giorno dopo, in autostop arrivammo ad Ait Hani, dal quale in autostop arrivammo ad Assing, dal quale in autostop arrivammo… Non avevamo scelto l’autostop, era stato lui a scegliere noi.

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Mohamed, il nostro primo "raccoglitore"!

Non ci hanno mai chiesto soldi, non ci hanno mai derubato, non ci hanno mai rapito né malmenato. Nemmeno quella volta che, in fondo, una strigliata me la sarai meritata visto che costrinsi il nostro conducente Ibrahim a fare una deviazione e ad attendere un ‘eternità mentre io cercavo di far capire al meccanico di Ait Hani, in un linguaggio ibrido tra francese, berbero e alfabeto farfallino, che avrebbe dovuto recapitare la mia lettera ad un amica speciale di un villaggio vicino. Ibrahim invece fu comprensivo e, probabilmente pensando che i matti vanno assecondati oppure che l’unica alternativa sarebbe stata un’ulteriore deviazione direttamente al villaggio della mia amica, mi lasciò fare il tutto in tranquillità!!

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Il meccanico di Ait Hani... il mio piccione viaggiatore!

E non ci capitò niente di male neanche quella volta a Skoura (sud-ovest del Marocco) quando quasi morivamo disidratati e d’insolazione (cliccate qui per ritornare a quell’episodio!)

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I miei piedi a Skoura, Marocco. Il resto di me era scompostamente sdraiato al suolo convinto di essere in una piscina di un albergo...miraggi...

In quelle condizioni avrebbero potuto rubarci persino le mutande senza che ce ne fossimo accorti, anzi li avremmo ringraziati per toglierci dei pesi caldi di dosso! Quello che fece Mohamed fu invece, non solo caricarci, ma offrirci da bere e da mangiare fino a che non ci addormentammo come agnellini sui sedili posteriori, essendo anche di poca compagnia durante il tragitto (di regola non è mai educato addormentarsi!) Saremo stati fortunati?? Può darsi. Può darsi che la biondona bendata ci abbia davvero baciati e seguiti durante il viaggio, o forse sarà che l’autostop è molto, molto più sicuro di quello che vogliono farci credere??

IMG 1659 Don Chisciotte e Sancio Panza versione backpackers: cavalieri erranti in autostop!

...Il super eroe di turno arriva sempre! Mohamed ci ha letteralmente caricato di peso da Skoura, rimesso al mondo e accompagnato a Tinghir

Si tratta semplicemente di avere fiducia nel prossimo, nonostante la dura consapevolezza di poter sbagliare, che a volte ci fa così paura da spingerci a rinunciare. Agisce come tutte le paure, preventivamente. Non che io non ce l’abbia, ma la blocco prima che possa diventare un impedimento. Avere paura è normale e giusto. Lasciare che lei vinca non lo è (vi ricordate dei mostri sotto al letto??).

Anche la fiducia è una scelta. Io scelgo di essere fiduciosa perché non mi piace l’alternativa. Chiudermi in me stessa e rinunciare ad esperienze eccezionali ed ineguagliabili. No, grazie.

Come quando ci caricò quel camion gigante che trasportava mattoni per portarci a Telouet.

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Telouet, a metà strada tra Marrakech e Ouarzazate...beh,ovviamente strada è un eufemismo...

Pioveva molto forte (certo che in Marocco non hanno vie di mezzo, o insolazione o diluvio!)e non passava nessuno da ore… Il ciaf ciaf dell’acqua nelle scarpe iniziava ad infastidirmi. Quando passò il camion di Said, mi convinsi che neanche ci avesse visto, dato il tempaccio, e abbassai rassegnatamente pollice e testa, pronta ormai a farmi quei 40 km a piedi…Ciaf ciaf ciaf ciaf…
Poi il miracolo. Il camion di Said si fermò poco dopo averci sorpassato, (forse mosso dai rimorsi o forse per una frenata lentissima dovuta alla sua dimensione) ed io, che ero davanti e lo vidi per prima, gridai con quanta più voce avessi:  ”CORRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII“!! Esattamente come nei film!

Ma perché correre?? Said ormai si era fermato, ci avrebbe aspettato comunque!! Eppure nella testa degli autostoppisti, soprattutto se congelata da una lunga attesa, c’è sempre quella paura che li spinge a correre e a catapultarsi sul sedile posteriore dell’auto prima che qualcuno ci ripensi!! Questo rende tutto molto più scenico! Ed infatti la scena si svolse in slow motion dato che, con 60 kg sulle spalle e con la strada bagnata, più che correre sembrava che slittassimo, come due tartarughe goffe che pattinano sul ghiaccio!!

Non ero mai stata su un camion così grande, sembravo un bimbo sul camion dei pompieri!!

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Said ed il suo camion, diretti verso il mare...

 

Said voleva portarci con lui fino all’oceano (i camionisti si sentono veramente molto soli durante i loro infiniti viaggi quotidiani, ricordatelo, sono una delle migliori risorse per noi!) e non sapete che peccato dover rifiutare un cambio di piani così invitante! In quel momento infatti avevo una missione da compiere: recuperare la mia valigia a Telouet, ed era lì che dovevo necessariamente andare! (cliccate qui se siete curiosi di sapere se poi ce l’ho fatta!)

Altri ricordi a cui non rinuncerei mai? Quando, in Scozia (il nostro secondo viaggio in autostop), i nostri pollici uscivano timidi e quasi rassegnati fuori da impermeabili fradici, e passò lui, il Furgoncino Volkswagen anni ’70. Il mio sogno di sempre!

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My dream...

La scena fu esilarante perché non appena lo vidi arrivare mi rilassai, sicura al 100% che si sarebbero fermati! “Dai sbrigati!“, dissi a Darìo, “Muevete que ya vamos, estos sono amigos hippies!“. Spalle rilassate e camminata molleggiata, mi incamminai spavaldamente verso l’incrocio, sicura di me stessa e con un sorriso a 50 denti. Riuscivo a vedere i fiorellini del giacchetto di lei da lontano, non avrebbero potuto mai deluderci!!
Ecco, immaginate la mia faccia quando il furgoncino girò alla rotatoria, proprio davanti a noi, per tornare indietro senza fermarsi. Allibita. Sconcertata. Dove avevamo sbagliato?? Allora ha ragione mio padre, il Love and Peace di una volta  non esiste più, il frikkettonismo comunitario è morto, ormai devo crescere e bla bla bla… E, mentre mi straziavo il cuore intonando tristemente “Piece of my heart” di Janis Joplin (ve l’ho detto quando si fa autostop si tende a diventare un tantino melodrammatici!!),  il furgoncino ritornò!
LO SAPEVO!!! LO SAPEVO!!!

La coppia di scozzesi a fiori era solo andata a prendere al volo altri autostoppisti che aveva visto precedentemente, per poi ripassare a prendere noi.  Amore e pace fratelli!!

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Viaggio da Armadale a Portree (Scotland) con Molly, Stuart e il loro furgoncino colorato

Ogni singola volta che qualcuno si è fermato a “raccoglierci” è stata per me una dimostrazione di quanto le persone ancora siano altruiste, di quanto siano capaci di andare oltre i ritagli di cronaca, per cercare la verità negli occhi degli altri. Quelle persone non vedevano in noi dei possibili delinquenti che “quasi quasi li metto sotto” bensì due ragazzi che amano viaggiare low cost e che vorrebbero solo uno spazio sul sedile, nel cofano o anche sopra il portapacchi! Si sono fidate di noi e noi di loro. E nessuno ne è uscito leso.
Convinti??

Ecco allora alcuni consigli basilari:

  • Come ho già detto, sorridete sempre! Anche se sta diluviando, se sono ore che aspettate e se state mentalmente minacciando il conducente con le più oscure sventure, nel caso in cui non si fermi, !!
  • Non indossate occhiali da sole o qualunque altra cosa possa coprirvi il viso, si sa, le persone per fidarsi hanno bisogno di guardarci bene in faccia! Non importa avere la barba incolta da un mese o il naso spellato dal sole, l’importante è la trasparenza!
  • Indossate qualcosa che vi distingua dall’ambiente circostante! Ve lo dico perché in Scozia vestita di grigio mi mimetizzavo con la pioggia fitta ed era quasi impossibile vedermi! Certo poi quando mi sono cambiata, le persone pensavano che fossi un addetto stradale per quanto ero fluorescente, ma meglio così, rallentavano per paura dei lavori e…fatto! Trovato il passaggio!
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Sorrisone, viso ben in vista e colori sgargianti!!Ecco i primi 3 consigli!

  • E’ utile avere un cartello con indicata la destinazione? Dipende. Io non l’ho mai usato perché ragionavo al contrario. Quando mi chiedevano “Dove vai?” io rispondevo: “Dipende…tu?“, seguendo la filosofia girotrottolante che mi contraddistingue (per capire di che pazzia si tratta cliccate qui). Se anche avessi una meta precisa, scriverla su un cartello significherebbe scartare a priori passaggi non diretti, ma che potrebbero lo stesso farvi arrivare, in maniera più lenta, con più scali, a destinazione (secondo me più probabile e più interessante). C’è però anche da dire che con il cartello potreste avere l’incredibile fortuna di incontrare chi vi accompagni direttamente lì! Quindi dipende da voi! Quanto avete fretta? Non c’è niente che volete vedere nel mezzo? Avete voglia di sconfinare un po’? Rispondetevi e poi decidete!
  • Se avete incontrato sul vostro cammino qualche altro autostopper dovete prendere una decisione difficile. Stare insieme è molto più divertente e meno pesante, ma è anche più difficile incontrare un auto che sia disposta a caricare più persone (parlo dai 3 in su). Per esempio una volta noi in Scozia incontrammo un italiano ed un coreano (detto così sembra una barzelletta, manca solo il francese)che facevano autostop verso la nostra stessa direzione,Portree, la cittadina più grande dell’Isola di Skye. Facemmo amicizia in un attimo, ma ci rendemmo conto che la probabilità che un auto ci caricasse in 4 era tanto bassa quanto quella che smettesse di piovere. Per avere più possibilità quindi ci siamo divisi, dandoci appuntamento a destinazione, il che fece diventare tutto quasi una sfida a chi fosse arrivato prima! La strategia era vincente anche se quella volta non vinse nessuno perché alla fine ci caricò la stessa macchina a poca distanza. Si esatto, proprio il furgoncino Volkswagen di prima.

 

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Portree, Isle of Skye, Scotland

  • Bisogna sempre essere ottimisti e non arrendersi, però occorre anche tenere in mente che l’autostop può non funzionare! Quindi sono necessari: mappa, almeno qualche spicciolo per un trasporto pubblico, l’elenco degli ostelli dell’area ed una tenda da campeggio nel caso in cui di ostelli non ci fosse neanche l’ombra. In sintesi, preparate un piano B!!(ricordate l’idea dell’asino, può sempre essere utile!!)
  • Siate creativi! Non statevene li sul ciglio della strada con gli occhi languidi come cuccioli abbandonati (anche se a volte questa tattica funziona!), ma attivatevi! Qualsiasi gesto o richiamo simpatico (niente eccessi o vi giocherete i pulmini di suore che sono invece preziosissimi!!) che possano attirare l’attenzione sono bene accetti! Nel mio repertorio? Inchini da ballerina classica, tentativi falliti di giocoleria, invasione della strada (da utilizzare nei casi più disperati. Le possibilità sono 2: o vi caricano o vi investono), piroette, giravolte, tip tap e passi base di balli latino americani!! Il segreto è nella risata! Nel momento in cui il conducente nota le vostre stramberie e vi sorride divertito è fatta! Avete un contatto visivo diretto e una risata sincera, la probabilità che si fermi è del 99%!!
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Marocco, Ait Ben Haddou: Metodi drastici! Solo per autostoppisti esperti in grado di alzarsi e scaraventarsi fuori dalla traiettoria dell'auto in mezzo secondo!

  • Evitate di fare autostop quando cala il sole. Essere intraprendenti va bene, ma non stupidi!
  • Se la persona che si ferma non vi ispira per niente, rifiutate gentilmente.  Seguite sempre il vostro istinto.
  • Le stazioni di servizio sono ottimali per chiedere un passaggio (si ha modo di parlare, di farsi conoscere) così come le rotatorie e i grandi incroci con possibilità di fermarsi. Invece evitate le curve a S!! Nel lessico dell’autostoppista la S sta per “Schiacciato dalla prima auto che la prende larga!”
  • Ricordate, chi vi fa salire sulla propria auto normalmente ha voglia di chiacchierare! Spesso si tratta di persone che hanno viaggiato in autostop nel passato e che vorranno darvi consigli e suggerimenti che potrebbero essere preziosi per voi! In ogni caso, dovete essere bravi ascoltatori, anche se incontrerete prima o poi anche voi il vecchietto che vi parlerà in un dialetto incomprensibile. Non importa, sorridete e dite sempre di si!! Lui sarà contento lo stesso!!

 

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Bertrand e Philippe, un ex marinaio e un artista, uno francese e l'altro svizzero. Ci hanno caricato ed accompagnato con il loro megacamper per ben 3 giorni di viaggio fino a Marrakech!

  • Allenatevi fin da casa con l’ autostop web 2.0. !! Collegatevi su Carpooling.it, o Bla bla car.it cercate una macchina che percorre il vostro stesso tragitto, sostituite il pollice all’indice, cliccate ed aggregatevi!!
  • Infine: quando siete voi ad essere in macchina, caricate più autostoppisti che potete quando potete. Il Karma vi ricompenserà!

 


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