di Rolando Pizzini
*insegnante e scrittore
E’ da poco uscito il romanzo Nel Tempo del Sogno (ed. La Fontana di Siloe 2012), che narra la storia del primo bianco che, da solo, decise di vivere con e per gli aborigeni australiani. Si tratta del missionario don Angelo Confalonieri il quale, a metà Ottocento, segnò una pagina di storia importante per quanto riguarda i contatti fra europei e aborigeni australiani e, più in generale, fra missionari cattolici e popoli Indigeni.
La ricerca, della quale sono stato ideatore e responsabile, si è rivelata difficile sia per la disseminazione delle fonti in Italia, Australia, Inghilterra e Nuova Zelanda, sia per raggiungere e visitare i luoghi ove Confalonieri operò, ossia la penisola di Cobourg, un territorio praticamente disabitato nell’estremo nord dell’Australia.
A queste difficoltà ho in buona parte ovviato creando un team di altissimo livello formato dai professori universitari australiani Bruce Birch e Stefano Girola, e da due studiosi italiani Elena Franchi e Maurizio Dalla Serra. Ma per portare in piena luce tutta la storia ho dovuto pure chiedere aiuto a persone impegnate in istituti, università, ma anche a volenterosi emigrati italiani in Australia che con entusiasmo hanno dato il loro supporto laddove la situazione lo richiedeva.
Tutta questa fatica ha alla fine fatto emergere la vicenda di un uomo eccezionale che seppe inserirsi nel popolo aborigeno come nessuno mai fece prima di lui. Basti pensare che il suo arrivo fu preceduto da decenni di intolleranza nei confronti dei nativi, che hanno subito episodi di inaudita ferocia da parte dei bianchi, in quanto erano considerati, più volte, esseri biologicamente inferiori. Don Angelo Confalonieri, invece, visse con loro, li aiutò, ne conciliò le differenze tribali e ne adottò il loro stile di vita nomade.
In breve tempo giunse persino a scrivere due frasari inglese-aborigeno. E tutto questo lo seppe fare attraverso il rispetto, l’ascolto ed il dialogo. Su Confalonieri ho pura curato il saggio “Nagoyo” edito dalla Fondazione Museo storico del Trentino, ora in uscita anche in lingua inglese.
Nel 1939, William Cooper, uno dei primi attivisti politici aborigeni dichiarò ad un giornale di Melbourne: «Questa Lega [The Australian Aborigines’ League] e la stragrande maggioranza dei nativi si rendono conto che i missionari sono stati i nostri migliori amici, e se non fosse stato per le missioni e il lavoro e l’interessamento dei missionari, pochissimi Aborigeni sarebbero sopravvissuti. Noi ci leviamo il cappello davanti ai missionari che hanno lasciato le comodità della civiltà per esporsi al caldo, alle mosche, alla polvere, alle cattive condizioni climatiche e agli altri disagi della vita missionaria. Considerando i sacrifici fatti dai missionari, è del tutto inappropriata l’ingratitudine espressa da chi dovrebbe ringraziare i missionari per tutto ciò che di valore ha ricevuto nella vita. I Nativi conoscono i loro veri amici e apprezzano profondamente il loro splendido lavoro».