DON JON (Usa 2013)
Joseph Gordon-Levitt: che adorabile faccia da schiaffi. Con quelle orecchie a sventola e quell’aria sorniona mi è sempre stato simpatico. Senza considerare che nel suo cv figurano pellicole niente male come Inception, Il cavaliere oscuro – Il ritorno e (500) giorni insieme, interpretazioni che, negli ultimi 3-4 anni, hanno contribuito a fare di lui una delle figure di punta della generazione di attori americani nati negli anni Ottanta. Don Jon è il suo esordio come regista.
Capolavoro? No di certo. Gran bel film? Nemmeno. Eppure non si può dire che questa pellicola manchi di personalità, vuoi per l’argomento, affatto banale (la dipendenza dai porno online), vuoi per una regia brillante e dinamica, cui contribuisce un montaggio serrato capace, spesso, di creare effetti comici piuttosto esilaranti. Ma i meriti del film non finiscono qui, e possono essere riscontrati anche in un cast di un certo livello (oltre allo stesso JGL anche Julianne Moore e una Scarlett Johansson all’apice della sua sensualità) e nella costruzione dei personaggi: Jon e Barbara, i due protagonisti, non sono i soliti personaggi carini e simpatici da commedia romantica (quale Don Jon, d’altronde, non è). Al contrario, sono volgari, tamarri e ignoranti. Sgradevoli, il più delle volte, specialmente per quanto riguarda Barbara (interpretata da Scarlett), rappresentazione perfetta della coatta di periferia, gretta e conformista. Jon, invece, è il classico italoamericano di infimo livello, alla Jersey Shore, parzialmente riscattato da una certa indifferenza alle aspettative sociali.
Un film cattivo, insomma, poco accomodante (esemplari, in questo senso, le scene in cui Jon si confessa), per quanto capace, in ogni caso, di strizzare l’occhio a un pubblico trasversale (non per niente il cinema era pieno di tamarri, nettamente inconsapevoli del fatto che sullo schermo si stesse parlando, e in modo poco carino, anche di loro).
Peccato soltanto per il finale, un po’ troppo buonista, in cui Jon comincia una relazione con una donna matura (Julianne Moore) che gli fa capire cosa sono i veri sentimenti, che lo convince dell’inutilità/dannosità del porno eccetera eccetera eccetera. Un film bislacco e solo parzialmente riuscito, ma a suo modo intrigrante.
Alberto Gallo