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Don Mario, parroco illuminato

Da Hombre @LaLineadHombre
Don Mario, parroco illuminatoImmaginatevi Hannibal Lecter, però buono. Così don Mario.
Finito il vangelo faceva quel verso con la bocca, come un Hannibal ante litteram, quella specie di richiamo per serpenti a sonagli.
Poi diceva: "Beh, le letture e il vangelo di oggi, son così chiari, così limpidi, che non necessitano di spiegazione (pausa) Credo in un solo Dio..."
E così in meno di mezz'ora la messa era finita, in barba all'omelia e, chi in pace e chi no, s'andava tutti.
Don Mario, soprannomen omen, era detto scheggia per via di un trancio di granata che si portava conficcato in testa dai tempi della guerra, ma aveva rafforzato il nomignolo scheggiando via nel cantar messa, dall'antifona d'ingresso fino all'andate in pace in una corsa senza respiro.
Mia madre mi aveva forgiato a modino, tra messe, dottrine, comunioni e confessioni non riparavo. Pure capo chierichetto sono stato.
Don Mario da noi era cappellano, prete in seconda, e diceva le messe d'avanzo, quelle più sfigate, tra cui alle 7 la mattina in chiesa e alle 9 al cimitero.
Io andavo alle 9 al cimitero e davo una mano, servivo messa, e leggevo tutto quello che c'era da leggere, dalle letture al salmo responsoriale, dall'ascoltaci o Signore agli avvisi.
Una domenica s'è fatto il record: venti minuti; dopo di che lui è andato alla casa del popolo a far due chiacchiere coi comunisti e io a casa a guardarmi lo sci.
E quando c'era da confessarsi era auspicabile scansare il pievano e cercare direttamente don Mario che, come ministro di Dio, era sicuramente più moderno.
In confessione riuscii a dirgli che avevo visto un giornalino con le donne nude e lui mi spiegò che se Dio ci aveva fatti così, nudi e belli, era perché potessimo guardarci e che quindi non avevo niente da farmi perdonare.
Un'altra volta confessai che spesso pregavo per l'ottenimento di cose materiali tipo bei voti o promozioni a scuola, tipo che non m'interrogassero quando ero impreparato, che Gigi Riva segnasse dei gol, che Thoeni vincesse a Campiglio e che la Veronica s'innamorasse di me. Qui non solo mi assolse dalle colpe, ma proprio si esaltò commosso perché tutta questa fiducia verso Gesù (io pregavo Gesù) non ce l'aveva manco lui.

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