Don Pino Puglisi
“Bisogna cercare di seguire la nostra vocazione, il nostro progetto d’amore.
Ma non possiamo mai considerarci seduti al capolinea, già arrivati.
Si riparte ogni volta.
Dobbiamo avere umiltà, camminare, poi presentare quanto è stato costruito per potere dire: sì, ho fatto del mio meglio”
Padre Giuseppe Puglisi conosciuto da tutti con don Pino nasceva a Palermo il 15 settembre 1937 e, non per ironia della sorte, muore a Palermo il 15 settembre 1993.
E’ una mano mafiosa quella che lo uccide il giorno del suo 56esimo compleanno, perchè don Pino è un prete scomodo a causa del suo costante impegno evangelico e sociale. Il truce omicidio di don Pino avviene in una Palermo ancora scossa dalle recenti stragi di mafia.
La vita di don Pino, conosciuto anche come 3P è quella di un prete contro, nel 1961 diventa vicario nella parrocchia di Santissimo Salvatore nella borgata di Settecannoli, limitrofa a Brancaccio, e successivamente rettore della Chiesa di San Giovanni dei Lebbrosi, il suo impegno lo porta nel 1963 ad operare in un altro luogo non facile ovvero l’orfanotrofio Roosevelt, contemporaneamente diventa vicario presso la parrocchia Maria Santissima Assunta a Valdesi, borgata marinara di Palermo, ed è qui che don Pino inizia a prendere sul serio la sua opera educativa presso i giovani, ed è qui che lui, inizia a sperimentare nuove pratiche di opposizione sociale a quella mafia che sta nella cultura quotidiana dei luoghi del disagio sociale. Poi da Palermo viene spostato a Godrano dove è in atto una feroce lotta di mafia, ma Pino riesce a placare la guerra tra le famiglie. Pino lavora e predica, per quasi 10 anni sarà anche pro-rettore del seminario minore di Palermo, direttore del Centro diocesano vocazioni, responsabile del Centro regionale Vocazioni e membro del Consiglio nazionale, docente di matematica e di religione presso varie scuole, animatore presso diverse realtà e movimenti tra i quali l’Azione cattolica, e la Fuci e, nel settembre 1990 diventa parroco di San Gaetano, nel quartiere Brancaccio di Palermo. Qui i capi indiscussi sono i cfratelli Graviano, capi-mafia legati alla famiglia del boss Leoluca Bagarella.
Per don Pino sarà una lotta quotidiana, la sua missione è quella di educare all’antimafia sociale, una vera lotta senza quartiere, strada per strada, ragazzo per ragazzo, ed è qui che don Pino, se non lo aveva ancora fatto, firma la sua condanna a morte. Lui, vuole strappare dal vortice mafioso ogni giovane, ogni bambino e questo non piace. Don Pino con attività ludico ricreative fa capire che esiste un’altra vita senza la necessità di essere criminali, riesce ad imporre valori nuovi. Don Puglisi tolse dalla strada ragazzi e bambini che senza il suo aiuto avrebbero iniziato con piccole rapine per poi arrivare allo spaccio.
Il 29 gennaio 1993 inaugura a Brancaccio il centro Padre Nostro per la promozione umana e la evangelizzazione.Gli ultimi mesi di don Pino a Brancaccio sono segnati da una “escalation” di minacce e avvertimenti contro di lui e i suoi collaboratori. Per il 25 luglio 1993, don Pino organizza una manifestazione per ricordare il giudice Paolo Borsellino. Di mattina, durante la Messa, pronuncia un’omelia durissima: “Gli assassini, coloro che vivono e si nutrono di violenza, hanno perso la dignità umana. Sono meno che uomini, si degradano da soli, per le loro scelte, al rango di animali. Mi rivolgo anche ai protagonisti delle intimidazioni che ci hanno bersagliato. Parliamone, spieghiamoci, vorrei conoscervi e conoscere i motivi che vi spingono ad ostacolare chi tenta di educare i vostri figli alla legalità, al rispetto reciproco, ai valori della cultura e della convivenza civile”. La manifestazione del pomeriggio si risolve in una grande festa. Ma alcuni volontari e don Pino stesso vengono minacciati.
A chi lo invitava alla prudenza diceva: “Non ho paura di morire se quello che dico è la verità”.
Il 15 settembre 1993, il giorno del suo 56º compleanno viene ucciso dalla mafia, davanti al portone di casa.
Il 2 giugno qualcuno mura il portone del centro “Padre Nostro” con dei calcinacci, lasciandone gli attrezzi vicino alla porta.
>
>
Il 19 giugno 1997 viene arrestato a Palermo il latitante Salvatore Grigoli, accusato di diversi omicidi tra cui quello di don Pino Puglisi. Poco dopo l’arresto Grigoli comincia a collaborare con la giustizia, confessando 46 omicidi tra cui quello di don Puglisi. Grigoli, che era insieme a un altro killer, Gaspare Spatuzza, gli sparò un colpo alla nuca. I mandanti dell’omicidio ora è noto sono proprio i capimafia Filippo e Giuseppe Graviano, arrestati il 26 gennaio 1994. Giuseppe Graviano viene condannato all’ergastolo per l’uccisione di don Puglisi il 5 ottobre 1999. Il fratello Filippo, dopo l’assoluzione in primo grado, viene condannato in appello all’ergastolo il 19 febbraio 2001. Condannati all’ergastolo dalla Corte d’assise di Palermo anche Gaspare Spatuzza, Nino Mangano, Cosimo Lo Nigro e Luigi Giacalone, gli altri componenti del commando che aspettò sotto casa il prete.
Quasi 30 anni dopo la barbara uccisione di don Pino Puglisi è iniziato il percorso di beatificazione, l’attuale sindaco di Palermo, Leoluca Orlando ha così commentato la decisione del Vaticano : “È una bellissima notizia che rende felice tutta la città di Palermo e tutta l’Italia don Pino Puglisi è un martire che ha dato la sua vita in difesa degli ultimi e della legalità e che ha testimoniato con la sua intera esistenza il valore della solidarietà e dell’accoglienza. Le nuove generazioni dovrebbero prenderlo ad esempio perché è un faro nella lotta alla mafia”. ”