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Don Pizzarro: Fatti, opinioni e interessi economico-politici

Creato il 02 ottobre 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

Mi accontenterei dell’esposizione nuda a cruda dei fatti, condotta però con l’obiettività che deve essere propria di chi si professa un giornalista. Poi – e ripeto un concetto già espresso in un precedente commento – il cittadino sarà libero e messo nella giusta condizione di farsela, l’opinione. Il pezzo giornalistico, con un termine brutto ma efficace definibile ‘cronachistico’ (la pura cronaca scevra da analisi e critiche) necessita di distinguersi dal cosiddetto editoriale. Diciamo dall’opinione. Prendo l’abbrivio da un discorso idealista, utile però per scendere meglio nel concreto delle cose. Se un giornale volesse essere davvero obiettivo, ad ogni articolo (s’intende: ogni notizia che può essere valutata criticamente, vista in maniera differente. Per le previsioni del tempo l’opinione non esiste: o è bello e fa schifo) si dovrebbero affiancare almeno due altri pezzi distinti al fine di analizzarne il contenuto. Che ne so: l’approvazione di una legge? Da una parte chi è d’accordo, dall’altra chi non la vuole. Fatti separati dalle opinioni (Sechi).

Torno a bomba: parlavo di un discorso idealista proprio perché un giornale di tal specie non esiste. E non potrà mai esistere, stante le condizioni attuali del mercato editoriale e l’assenza, ormai, di editori puri. Però sarebbe l’unica via per garantire un’obiettività prossima al 100%. Pezzo freddo, chi è pro e chi è contro. Fine delle trasmissioni. Ma non siamo nell’Iperuranio.

Quindi ecco quale sarebbe il male minore, a mio sommesso avviso. Ribadisco: offrire al lettore un articolo, quanto più freddo e obiettivo possibile, idoneo a sviluppare una certa capacità critica. Che è infatti possibile solo una volta che (al lettore) vengono forniti (dal giornalista) gli strumenti necessari alla comprensione della notizia. Cosa che lo metterebbe (il lettore) nella condizione di formarsi un’opinione in piena libertà. Ma mi rendo conto che anche questo obiettivo è molto difficile da raggiungere, sebbene non impossibile. E i giornali online, più di quelli cartacei, forse ce la possono fare.

Il giornalista quando scrive ha in mente il proprio editore o chi sta dietro di lui (più che il proprio direttore), pensa al cappello che in quel momento sta portando. Essendo come detto praticamente sparita la figura dell’editore puro (per motivi che qui non c’è bisogno di ricordare), tutti i prodotti editoriali (cartacei o online non fa differenza) hanno alle spalle una potentato, economico o politico che sia. Quindi interessi difendere, sui quali far convergere ciò che viene scritto.

In sintesi. 1) Fatti separati dalle opinioni? Condizione ideale, ma non è nemmeno pensabile in Italia. 2) Esposizione obiettiva, la più svincolata possibile, che aiuti il cittadino a farsi un’opinione? Difficile, ma possibile. Anche da noi. 3) Informazione veicolata dai più svariati interessi economico-politici? E’ la situazione attuale: lo stravolgimento dei fatti per non ‘disturbare’ le opinioni.

Auguri, lettore! E auguri, giornalista!

Don Pizzarro (l’agiografo, dice qualcuno, di Sechi)

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