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Don Pizzarro giudica talk-show e giornalisti

Creato il 07 dicembre 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

Classic Vespas in Perth, Western Australia

Almeno quella australiana è variopinta

Lerner per gli intelligentoni, Floris più o meno per tutti, Santoro per pochi (che sono in realtà tanti ma sempre i soliti), Formigli per i poveri e gli oppressi, Vespa chi striscia non cade per le casalinghe che – alla sera, decidendo si stirare – desiderano un programma di politica che non le impegni più di tanto. Tre di qui tre di là, tre di destra tre di sinistra (il mondo diviso in due senza sfumature), come se lo stesso numero di invitati per
schieramento fosse sinonimo di imparzialità e buon giornalismo. Se c’è chi dice che a Ferrogosto fa un caldone, ci deve essere anche chi dice che si gela. Pia illusione, illusi. Disilludetevi.
E Paragone? Già, Paragone, il voglio essere Santoro ma non ci riuscirò mai, il giornalista rubato al rock (non il contrario, beninteso). Che però cresce. Resta uno dei pochi, infatti, a invitare blogger e voci critiche (una critica a 360 gradi, che colpisce destra, sinistra e centro; moderati e non moderati).
Cani sciolti, come l’ideatore del blog Byoblu.com (che vi consiglio) Claudio Messora. L’unico, tanto per dire, che parla di signoraggio, in un Paese il cui 90% delle persone non sa che significa. Cani sciolti, preciso, non da riporto come lo sono la maggior parte dei maître à penser de noantri della carta stampata. (A proposito, una maliziosa associazione di idee, Sallusti passerà i domiciliari a casa, non in galera. Non sapendo ormai, lui, cosa vuole dalla vita, non saprei se è un bene o un male).
Lerner per gli intelligentoni, dicevamo. Il più sfigato dei suoi ospiti ha tre lauree e un paio di master; lavora all’estero, ovviamente; ha una o due cattedre (più Sorbona che Statale); parla – ieratico, sebbene con cognizione di
causa – da un piedistallo. Lerner non si discute, però. A parte quando ti toglie la parola se non la pensi come lui. Floris – quello che preferisco e spiego il perché – è davvero bravo, un’aria da professorino. Quanto meno fa il
conduttore nel senso etimologico del termine: conduce, porta avanti il programma in compagnia di altre persone. Un vero anchorman non deve imporre la sua idea (come fa nel 110 per cento dei casi Santoro e nel 90 Lerner e –
ultimamente – Paragone): deve far emergere quella degli altri (meglio se ad emergere sono le contraddizioni); mettere a confronto i punti di vista degli ospiti; innescare – con domande volutamente provocatorie – polemiche. Non deve dar vita a caciare. Anche se un po’ di intrattenimento, inframmezzato all’informazione, è sempre bene accetto. E Floris, questo, lo fa bene. In più – cosa che a mio avviso nessun altro sa fare al pari di lui – riesce ad
inserirsi, riportando la situazione nel giusto seminato, tra due che parlano di economia: di debito pubblico o di esodati. Di numeri, di cifre. Non solo tra chi urla alla luna, insulta, e quindi palesa un’assenza di argomenti. Santoro.
Santoro è un personaggio, ormai. Una bandiera, uno che fa finta di stare con gli ‘ultimi’. Che utilizza però, in maniera poco sincera, per fare audience. Perchè come prima tirava l’anti-berlusconismo, ora il verso del legno è quello dell’antipolitica, ‘incarnato’ dai nuovi poveri. Verso nel quale – gli ascolti, quantomeno, vanno in questa direzione – l’ex ‘epurato’ Rai si è inserito da attore protagonista. Siamo arrivati a conoscerlo talmente bene che potremmo scommettere, di giovedì in giovedì, quali saranno gli invitati nel suo studio.
Paragone lo sdoganato da se stesso cresce. Emancipatosi, il leghista (ex?) ex direttore della Padania, ora vicedirettore di Rai2 con delega all’informazione, tratta nella sua “Ultima parola” di temi seri, con interessanti testimonianze del pubblico, e li alterna con un po’ di musica (lui imbraccia la chitarra) e con la comicità di Carcarlo Pravettoni (un po’ quello che fa Floris con Crozza, anche se la funzione di quest’ultimo è un po’ diversa). Piacevole. Lascio per ultimo Vespa, perchè è l’esempio (non il solo, ahinoi!) del giornalismo più ondivago e ambiguo che c’è in circolazione. Eppoi l’ho già detto: chi striscia non cade. Mai.

DON  PIZZARRO


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